Banda Larga: per l'Aduc servono nuovi investimenti

"Gli ultimi dati Istat dicono che la quasi totalità delle aziende italiane con più di 10 dipendenti, il 93%, ha una connessione a internet, l'83% in banda larga".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 dicembre 2009 19:16
Banda Larga: per l'Aduc servono nuovi investimenti

"Gli ultimi dati Istat dicono che la quasi totalità delle aziende italiane con più di 10 dipendenti, il 93%, ha una connessione a internet, l'83% in banda larga". E' quanto afferma un comunicato stampa diramato dall'Aduc e a firma Domenico Murrone, responsabile dell'associazione per le Tlc. "Nonostante la struttura frammentata del sistema industriale italiano - si legge nella nota -, le pmi si adeguano e utilizzano la rete per competere e affrontare al meglio la difficile congiuntura economica.

Purtroppo questa propensione all'innovazione viene castrata da Telecom Italia, che è la proprietaria della rete dell'ultimo miglio, il sistema di centraline e cavi che fa arrivare la linea nelle case, negli stabilimenti e negli uffici. Attorno all'ultimo miglio è in corso una battaglia finanziaria-tecnologica-politica che avrà riflessi sul benessere e lo sviluppo dell'Italia nei prossimi decenni". "La nostra proposta per sbloccare l'impasse - aggiunge Murrone - è quella di far rientrare il collegamento in banda larga nell'ambito del servizio universale, ma non ci sono dubbi sulla complessità giuridico-industriale del problema e alcuni punti fermi si possono ben mettere.

Uno è rappresentato proprio da questi ultimi dati Istat, che cozzano con quanto va ripetendo da tempo l'amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabé: in Italia non c'e' domanda di banda larga, l'attuale rete è sufficiente a coprire le esigenze e che solo la completa informatizzazione della pubblica amministrazione giustificherebbe nuova offerta". "E invece no - ribatte il comunicato dell'Aduc -, le aziende, così come gli utenti residenziali, sono già a caccia di banda larga, quello che manca è l'offerta.

In alcuni casi del tutto (vedi zone che ancora sono costrette a navigare su internet in analogico), in altri casi mancano connessioni qualitativamente accettabili, vista la velocità media in upload che in Italia è attorno ai 5 mega, quando le promesse dei gestori partono dai 7 mega in sù e fino a 20. Insomma, la rete Telecom Italia è vecchia, la manutenzione non viene effettuata, necessitano nuovi investimenti. Il governo deve smettere di tessere trame nell'oscurità e dare sin da subito regole certe al mercato, favorendo gli investimenti di tutti gli attori.

Deve evitare che anche sulla banda larga si estendano le tenebre del conflitto di interessi (vedi anche voci di una possibile fusione Telecom Italia-Mediaset), smettere di promettere e fare. A cominciare dal ministro alla Funzione pubblica Renato Brunetta, che deve incardinare l'innovazione nella pubblica amministrazione verso binari costruttivi, e non solo verbalmente distruttivi".

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