Al Cinema Vacci Tu - Ti Amerò Sempre, Claudel e la forza delle donne

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 febbraio 2009 01:39
Al Cinema Vacci Tu - Ti Amerò Sempre, Claudel e la forza delle donne

Ti amerò sempre - Produzione : Francia/Germania, 2008 - Regia e sceneggiatura : Philippe Claudel - Cast : Kristin Scott Thomas, Elsa Zylberstein, Serge Hazanavicius, Laurent Grevill, Frédéric Pierrot - Musiche : Jean Louis Aubert - Distribuzione : Mikado
“Ti Amerò Sempre” segna l’esordio alla regia di Philippe Claudel, uno dei più letti e amati scrittori francesi della sua generazione, divenuto popolare grazie al libro “Le Anime Grigie” (edito in Italia da Ponte alle Grazie); e in qualche modo una sorta di “zona grigia”, di frontiera, è effettivamente ciò che troviamo ad apertura del film: una luce e uno spazio freddo, un tavolo vuoto e una donna con una sigaretta tra le mani aspetta in un luogo di transito da cui partono treni e aerei.

La donna si chiama Juliette (Kristin Scott Thomas ) e da poche ore ha lasciato il carcere per aver commesso, ancora inspiegabilmente, il più atroce dei delitti. Sta aspettando sua sorella minore Lea (Elsa Zylberstein) che ha deciso di aiutarla e di accoglierla nella sua casa con tutto l’amore di cui è capace. L’incontro tra le due sorelle è carico di attese e di domande: dopo aver passato 15 anni rinchiusa dietro le sbarre, allontanata dalla famiglia e dagli amici, Juliette si è murata in un silenzio enigmatico e doloroso, non parla infatti mai dell’accaduto; del resto, già al processo non disse una parola per scagionarsi dalle accuse, neppure da quelle che le rivolse il marito.


Claudel segue con sorprendente bravura il ritorno alla vita quotidiana di questa donna senza mai calcare né ricamare sulla drammaticità delle situazioni, lasciando anzi allo sguardo e al lavoro di scrittura tutte le sfumature possibili. E come ogni percorso che definir si voglia tale, ha una sua propria temporalità, “ci va il tempo che ci va” (come direbbe Paolo Conte!): come in un romanzo, la storia prende forma a piccoli passi attraverso una scrittura narrativa emotivamente coinvolgente che procede per pennellate successive, per dolori riemersi e misteri svelati.

Fin dalle prime scene scopriamo questa algida anima grigia, distante e lontana con la mente, infagottata in un soprabito oramai troppo largo e fuori moda, e subito rimaniamo coinvolti nel suo sviluppo, nella maturazione di questo corpo che da una specie di fantasma rivendica passo dopo passo la propria presenza, nonostante tutto. Ogni tassello ci viene sapientemente centellinato ed offerto a intelligenti e rispettosi sorsi; su tutta l’opera regna un desueto senso della misura, segno di una forte moralità, di un’etica prima di tutto.

Dietro ad ogni gesto ci possono essere mille ragioni relative, anche dietro a quello che ci appare il più esecrabile, e se anche nel finale si ridimensiona l’atrocità della colpa, rassicurandone e giustificandone in qualche modo l’orrore, quel che conta è il difficilissimo percorso etico arrovellato in ogni immagine, il complicato tentativo di trovare un lavoro, il difficile inserimento nella famiglia (a sua volta già tormentata ed “inferma” ), la solitudine e la fatica del reintegrarsi nel mondo, la difficoltà di aprirsi con gli altri, le conseguenze dell’amore.

Spiega perfettamente lo stesso regista: “Ti amerò sempre” è un film sulla forza delle donne, sulla loro capacità di resistere, di rimettere insieme i pezzi delle loro vite e di rinascere. E' una storia che parla dei nostri segreti, dell'emarginazione e dell'isolamento che tutti condividiamo."
Nell’introspettiva ricognizione delle intime ragioni di questa donna e in tutto ciò che voleva trasmettere Claudel, la splendida interpretazione della Thomas vale da sola l’intero film! Le basta uno sguardo, l’accenno di un sorriso, una ciocca di capelli scostata con noncuranza dal viso, per rendere tutta l’intensità, la drammaticità e lo spessore del suo personaggio.

Non c’è un’immagine del film in cui non si possa ritrovare qualcosa di vero, e sicuramente questa sensazione è amplificata dalla sua splendida recitazione. Di più, c’è un attimo, nel crescente climax emotivo finale tra le due sorelle, un’impercettibile movimento dei suoi occhi, un battito delle sue ciglia, che ci fa letteralmente sobbalzare sulla sedia per lo stupore, la meraviglia provati di fronte al violento emergere del vivo reale, e non si tratta di recitazione di stampo stanislavskijano, ma di un effetto di realtà palpitante, di tempo presente che vivifica e cortocircuita la visione; così come presente dovrebbe essere la constatazione suggeritaci dal titolo originale del film “Il y a longtemps que je t’aime” - “è da molto che ti amo”…un riscontro attuale, una presa di coscienza se vogliamo, il senso di un percorso, non una promessa…
Laura Iannotta

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