Violenza di genere: approvata la legge

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 novembre 2007 21:42
Violenza di genere: approvata la legge

Firenze – Le donne della Toscana, da oggi, sono più tutelate. Il Consiglio regionale ha infatti dato il via libera all’unanimità al testo unico, nato dalla sintesi condivisa di due precedenti proposte di legge avanzate da Forza Italia e dal vecchio gruppo dei Democratici di sinistra, con cui si intende combattere ogni tipo di violenza di genere – psicologica, fisica, sessuale ed economica – nella consapevolezza che essa rappresenta una violazione dei diritti umani fondamentali, una minaccia per la salute e un ostacolo al godimento del diritto ad una cittadinanza sicura, libera e giusta.

La legge è stata illustrata in modo congiunto da Alessia Petraglia, oggi capogruppo della Sinistra democratica, e dalla consigliera Annamaria Celesti di Forza Italia. La Petraglia ha spiegato come “gli obiettivi sono da un lato la prevenzione della violenza, dall’altro l’assistenza e il sostegno alle vittime” e ha sottolineato che “la legge non individua la donna come unica vittima, ma intende prevenire la violenza che colpisce donne, ma anche uomini e bambini”. Secondo la consigliera della Sd, “dati raccapriccianti emergono dalla lettura delle indagini dell’Istat sulla violenza sulle donne”.

In Italia “sono quasi 7 milioni le donne fra i 16 e i 70 anni che hanno subito forme di violenza, fisica o sessuale, nel corso della loro vita” e “l’insicurezza, la violenza nascono soprattutto là dove noi cerchiamo sicurezza, rifugio, cioè all’interno della famiglia”. Purtroppo, ha continuato, “la violenza non riguarda solo la sfera privata, anzi rappresenta il simbolo più brutale dell’ineguaglianza nella nostra società”. La proposta di legge, ha continuato, “interviene sulle competenze dirette della Regione, sugli aspetti preventivi, educativi, sociali, assistenziali e di sostegno alle vittime”, prevedendo “una rete fra tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di violenza” e favorendo “un’omogeneità di intervento su tutti i territori, grazie alle linee guida della Regione” nonché riconoscendo “il ruolo fondamentale svolto in questi anni dai centri antiviolenza, ai quali si rivolgono sempre più donne in difficoltà”.
Dello stesso tenore è stato l’intervento della consigliera Celesti che ha sottolineato la necessità di “tutelare tutte le vittime di violenza anche sotto forma di sfruttamento, abusi e minacce, fuori e dentro la famiglia, o che comunque vivono in situazioni di disagio e difficoltà, indipendentemente dal loro stato civile o dalla loro cittadinanza” al fine di “consentire il recupero dell’autonomia e dell’integrità psico-fisica nel rispetto della personale riservatezza”.

Anche la consigliera di Forza Italia ha sottolineato la necessità di “creare una rete fra istituzioni, associazioni e volontariato, per offrire ai gruppi a rischio servizi di prevenzione e di protezione”. Per la Celesti, inoltre, “con questa legge sarà possibile accrescere una maggiore coscienza sociale, in grado di condannare decisamente gli atti di discriminazione che stentano ad emergere in pubblico ma che, di fatto, costituiscono violazioni della dignità della persona intesa come integrità psicofisica”.

Rossella Angiolini, anche lei consigliera di Forza Italia, ha esordito criticando il fatto che l’Aula consiliare, nel momento in cui è iniziata la discussione sulla legge in questione, presentava diversi spazi vuoti. “Una legge così importante e innovativa doveva essere salutata da un’Aula piena”, ha detto la Angiolini. Che ha aggiunto: “In ogni caso l’importanza di questa legge sta nel fatto che adesso verranno finanziate quelle iniziative e anche quei centri d’intervento che una volta basavano tutta la loro attività sul volontariato”.

La consigliera ha inoltre sottolineato come la problematica della violenza contro le donne, intesa non solo come stupro, ma anche come violenza psichica ed economica, sia un fenomeno sempre più percepito dall’opinione pubblica come un grave problema sociale e culturale”. Anche Daniela Belliti del Partito democratico ha messo in evidenza l’importanza della legge approvata oggi e in particolare il fatto che “il cammino che ha portato ad essa sia stato condiviso”. Per la consigliera Belliti è importante che sia prevista una rete fra istituzioni e soggetti che lottano contro questa piaga sociale e che a sostegno di queste politiche siano previsti anche dei finanziamenti.

“I dati forniti dall’Istat sono veramente allarmanti”, ha detto. “Molte sono le violenze domestiche, sia fisiche che psicologiche, ed è importante che esista una legge come questa, che si pone l’obiettivo concreto, fra l’altro, di finanziare le politiche contro la violenza di genere”. Rivolgendosi alla Angiolini, inoltre, ha commentato: “Ci fa piacere che il suo appello sia stato accolto e adesso l’Aula sia piena di consiglieri”.
Giuliana Bandone di Alleanza nazionale ha affermato che “oggi è un giorno molto importante per la Toscana perché l’Aula dà il via a una legge che le commissioni Affari istituzionali e Sanità, nel tempo, sono riuscite a definire grazie al lavoro delle loro componenti donne”.

Per la consigliera “anche la civile Toscana, con un’altissima percentuale di donne coinvolte almeno una volta nella loro vita in fatti di violenza, compie un passo avanti doveroso nella sensibilità verso le donne soggette ad abusi che, da ora in poi, potranno trovare supporto e il giusto aiuto”. La consigliera di An ha inoltre sottolineato che la legge non tratta solo della violenza sulle donne ma anche sui bambini e in generale sui soggetti socialmente deboli. Ha inoltre chiesto che “la Giunta regionale investa maggiori risorse nella sicurezza di donne e dei minori, nella creazione di punti di ascolto e case di accoglienza che non rimangano unicamente affidati al volontariato, ma che prevedano anche l’inserimento di esperti che possano seguire la guarigione psicologica, oltre che fisica, delle vittime di abuso”.
Per Fabrizio Mattei, consigliere dei Partito democratico, l’approvazione di questa legge rappresenta “un fatto importante e di civiltà”.

Mattei ha anche lui evidenziato come “la legge si occupi, oltre che della violenza sulle donne, di violenza in generale su tutti i soggetti meno forti e tutelati” e inoltre fatto un richiamo al valore della legalità e della sicurezza definendolo “un elemento fondamentale” e si è rammaricato per il fatto che “in Italia manca una legge nazionale sul sociale” e che “anche al livello delle varie legislazioni regionali” questa legge “è purtroppo in scarsa compagnia”.
Anna Annunziata, anche lei esponente del Partito democratico, è partita da un fatto di cronaca presente sui giornali della mattina, ovvero la violenza sessuale ai danni di una donna fatta ieri nel pieno centro di Firenze, per dire come “purtroppo la radice della violenza sta nella profondità nella nostra società” e come “quando si parla di violenza si parla purtroppo di un elemento assai difficile da estirpare”.

Ma proprio per questo, secondo la Annunziata, è necessario correre ai ripari anche sul piano legislativo e “di conseguenza approvare una legge come questa è cosa importante”. Per la Annunziata, in ogni caso, quella da affrontare, quando si parla di violenza di genere e più in generale di violenza contro i soggetti deboli, “è una battaglia culturale, condotta contro chi ritiene che il corpo femminile sia di sua proprietà”.
Il consigliere Severino Saccardi del Partito democratico ha invece tenuto ad evidenziare “l’impostazione ampia della legge”, che non individua le donne come unico soggetto delle violenze, ma che tende a dare garanzie contro ogni genere di sopraffazione e di violenza.

Per Saccardi, in questa logica, è importante che “le questioni della sfera privata assumano un valore pubblico e condiviso” e anzi “è necessario che la violenza anche privata diventi notizia” perché si tratta di “una forma di violenza che deriva da una cultura muscolare” da rendere minoritaria e quindi da sconfiggere a livello sociale. Gli strumenti che possono portare al cambiamento di mentalità, secondo Saccardi, sono “la formazione e l’educazione” a favore di quei giovani che, fra qualche anno, saranno uomini e donne chiamati a costruire la Toscana del futuro.
“La legge è importante perché cerca di dare una cittadinanza precisa a che si trova a subire violenza”.

Con queste parole, il presidente della commissione Sanità, Fabio Roggiolani (Verdi), è intervenuto nel dibattito sulla legge contro la violenza di genere, augurandosi che la costituzione della rete possa accogliere il grido delle persone e quindi accompagnarle lungo un percorso di rinascita. “E’ importante votare con convinzione questa legge - ha concluso – e soprattutto impegnarsi a diffonderla, per far fronte al clima di violenza che respiriamo ogni giorno, grazie anche all’assalto mediatico dei mass media”.

Le tante donne che nel nostro paese subiscono violenze sono la spia di una cultura maschilista, “che va combattuta a partire da campagne culturali e da norme che permettano alle vittime di emergere dalla loro condizione”, ha sottolineato Rosanna Pugnalini (Pd). Da qui l’invito a ricercare “una dignità di tutti”, attraverso la prevenzione e la sensibilizzazione, accanto alla messa in rete di tutti i osggetti che a vario titolo possono dare delle risposte, primi fra tutti i centri antiviolenza, che in questi anni hanno sopperito alla carenza normativa.

Giancarlo Tei (Sdi), dopo aver lanciato un no secco ad un approccio che vede gli uomini da un lato e le donne dall’altro, ha assicurato il pieno appoggio ad una legge che è “prova di civiltà”. “Noi uomini ci siamo e ci stiamo perché dobbiamo esserci – ha detto – Le cifre impressionanti ed allarmanti dimostrano ancora di più la vergognosa lacuna del Parlamento”. Il consigliere ha quindi dato la propria adesione convinta alla legge e alla elaborazione di ulteriori iniziative, chiamate a far fronte non solo alla violenza sessuale, ma anche psichica e morale che – ha ricordato Tei – non è contemplata nel nostro sistema giuridico e penale.

“Un segnale per la società toscana ma anche un invito a colmare il vuoto legislativo a livello nazionale”. Questo il giudizio di Monica Sgherri (Rc) sulla legge contro la violenza di genere, che vede l’assemblea toscana compiere un “fatto importante di maturità”. Due i motivi di fondo: l’approvazione della legge, non sollecitata da eventi emergenziali; la non prescrizione di un unico modello operativo, e quindi la creazione delle condizioni necessarie per mettere in rete tutte le esperienze e tutti i soggetti, istituzionali e non, che si occupano di violenza di genere.

“Questa legge dimostra la volontà di dare risposte concrete e all’avanguardia nel panorama nazionale”, parola del consigliere Alberto Magnolfi (Fi), che ha ringraziato le colleghe dei vari gruppi, “per aver lavorato con il cervello e con il cuore”. Da qui il giudizio positivo su un testo importante “non solo per quello che dice ma per la volontà di richiamare l’attenzione su un problema grave, che vede le donne tra gli obiettivi più scoperti. “Non basta la legge regionale per risolvere il fenomeno – ha concluso – ma è fondamentale per impegnarsi nell’opera di sensibilizzazione” e quindi nel dare coraggio a denunciare ogni abuso.

“Arrivare a una legge regionale sulla violenza è un segno forte – ha sottolineato l’assessore alle Pari Opportunità Susanna Cenni – che ha visto il pieno coinvolgimento e la volontà di tutta la giunta”. I dati si commentano da soli e raccontano un fenomeno grave, presente anche nel nostro paese e in Toscana. Solo due esempi: tra il gennaio 2005 e l’ottobre 2006, 72.500 donne toscane hanno testimoniato di essere state oggetto di violenza fisica o sessuale. In Europa, la violenza è la prima causa di morte per le donne tra i sedici ed i cinquant’anni.

“Sta a tutti, Stato, istituzioni, forze politiche, ma soprattutto al genere maschile dare un forte contributo al mutamento culturale – ha sottolineato l’assessore - Non vorrei che questo tema restasse sempre e soltanto sulle spalle delle donne”. La Cenni ha quindi concluso il proprio intervento ricordando che la legge è in forte sintonia con iniziative come il tavolo regionale sulla violenza presieduto da Federico Gelli e con il documento finale di San Rossore. Infine: “l’impegno per il 2008, è una grande campagna di comunicazione, per far capire alle donne che non sono sole e diffondere al cultura del rispetto tra i generi e dell’inviolabilità del corpo femminile”.
“Esprimo piena soddisfazione per questo importante traguardo”, ha affermato la presidente Chiara Grassi, a nome dell’intera commissione regionale Pari opportunità e anche delle dieci commisioni provinciali, riunite a Carrara per partecipare alla rassegna “Dire&Fare”.

“Non basterà certo una legge a fermare la violenza inaudita di cui le donne sono troppo spesso vittima – ha commentato Chiara Grassi – ma l’esempio della Toscana è un messaggio forte, che chiama tutti ad essere responsabili di tutto, attraverso una rete di relazioni, tra soggetti pubblici e non, impegnati sul fronte della prevenzione e dell’assistenza”. “L’approvazione di questa legge, che guarda alla non violenza come metodo di convivenza civile e alla parità di genere – ha concluso la Grassi - scrive una pagina importante sul fronte del mutamento culturale che investe anche il nostro paese”.

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