Disco verde alle risoluzioni su Prs e Dpef
Cdl: «Dalla Regione nessuna strategia economica per la Toscana al collasso»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 luglio 2006 18:38
Disco verde alle risoluzioni su Prs e Dpef <BR>Cdl: «Dalla Regione nessuna strategia economica per la Toscana al collasso»

Firenze, 13 Luglio 2006- Approvate a maggioranza dalla Commissione affari istituzionali, presieduta da Ilio Pasqui (Ds) le proposte di risoluzione sul Piano regionale di sviluppo 2006-2010 e sul Documento di programmazione economica e finanziaria per l’esercizio 2007. I due atti sono stati votati dalla maggioranza, mentre il centrodestra ha votato contro e Rifondazione Comunista si è astenuta. In Commissione sono stati approvati numerosi emendamenti presentati dalla maggioranza. I gruppi si sono riservati un approfondimento in aula, dove è presumibile che il dibattito si sviluppi in maniera ampia.

Spiega il presidente della Commissione Ilio Pasqui: “Sono soddisfatto, perché il testo del Prs che approda in aula, e che costituisce il pilastro fondamentale dell’intera legislatura, presenta numerose novità rispetto al testo licenziato dalla Giunta: ciò è il frutto di un lavoro di emendamento complesso e articolato presentato dai capigruppo di Toscana Democratica, che nelle settimane trascorse hanno portato a sintesi i numerosi contributi raccolti tra le forze sociali e le istituzioni della Toscana, coinvolte nel dibattito attorno al nuovo Prs”.



Non vanno, non piacciono e, quel che è peggio, non aiuteranno l’economia toscana ad uscire dalla crisi nera che la attanaglia da anni: queste le valutazioni con cui i Consiglieri regionali di Alleanza Nazionale hanno oggi bocciato il Piano regionale di sviluppo per il prossimo quadriennio e il Dpef regionale per il prossimo anno all’interno del convegno intitolato Prs 2006-2010, Dpef 2007: la voce dell’opposizione, organizzato da tutta la Cdl e svoltosi questo pomeriggio nella Sala Affreschi del Consiglio regionale.


Davanti a una platea di sindaci e amministratori del centrodestra, oltre che di semplici cittadini interessati al futuro delle loro economie, i Consiglieri di An hanno portato ciascuno il proprio contributo di idee. A cominciare dal Presidente di Alleanza Nazionale in Regione Toscana Maurizio Bianconi che poco o punto salva dei due principali documenti di programmazione economica, ricordando come su di essi e sul Prs in particolare si sia diviso anche il centrosinistra: «Abbiamo davanti a noi un Dpef 2007 ontologicamente insufficiente e un Prs 2006-2010 che non mette d’accordo nemmeno la maggioranza – ha ricordato infatti Bianconi – dal momento che in fase di dibattito consiliare l’Unione si spaccò in tre mozioni distinte.

E se per lo meno il Piano regionale di sviluppo stabilisce delle linee guida, seppur discutibili e tardive rispetto ad analisi che noi già compivamo ben otto anni fa, addirittura il Dpef di quest’anno non tocca neppure quelli che dovrebbero essere i punti cardine di una finanziaria regionale. Non si parla di competitività, non si parla di energia, né di rifiuti né di credito: insomma, non si parla di Dpef».
Dalla Commissione sviluppo economico ha quindi detto la sua il Consigliere di An Marcella Amadio, sottolineando come la Toscana sia terra di grandi potenzialità condannata allo stallo «perché statica è la politica economica del centrosinistra».

«In Toscana – ha proseguito Amadio – mancano le infrastrutture che costituiscono invece uno dei volani principali dell’economia. Il governatore Martini e la sua giunta agiscono come se esistesse solo Firenze: ma tutto intorno al capoluogo esiste una regione intera, con realtà anche profondamente diverse fra loro come per la Toscana costiera e la Toscana interna. Il tessuto economico toscano in comune ha la ricchezza di piccole e medie imprese non adeguatamente valorizzate. Ma questo è un tema che riguarda, in generale, anche la promozione del marchio-Toscana.

Quando il centrodestra era al governo del paese ha provveduto ad esaltare lo stile italiano. La Toscana, da parte sua, per affermare le proprie produzioni caratteristiche deve affidarsi al suo talento naturale, poiché la Regione non si adopera a sufficienza per valorizzare il Made in Tuscany».
Le tentazioni Firenze-centriche sono poi anche al centro delle preoccupazioni del Vicepresidente della Commissione Agricoltura, il Consigliere di An Roberto Benedetti, il quale ha richiamato i dati Irpet diffusi recentemente: «Che in Toscana manchi ormai da anni una strategia politica di sviluppo, questo non lo diciamo noi di Alleanza Nazionale.

Purtroppo, lo affermano i dati Irpet che da anni, e anche per quest’anno, disegnano una Toscana economica che non sta al passo con le grandi sfide, dove anno dopo anno si perdono occupati in tutti i settori e dove decresce inesorabilmente il prodotto interno lordo. Purtroppo, temiamo che neppure il Prs, che traccia linee guida fino al 2010, e men che meno il Dpef 2007 saranno in grado di invertire la rotta, soprattutto in quelle aree da tempo a torto considerate più periferiche, come la Valdinievole o la Maremma, ma dove un tessuto produttivo diffuso accusa smagliature sempre più profonde perché privo di sostegno».
Le proposte? Eccole.

Cominciamo a risparmiare, dice chiaro la Vicepresidente del gruppo di An Giuliana Baudone: «Anche nel programma di governo presentato da noi alle ultime elezioni regionali – attacca – abbiamo messo in risalto l’incapacità del ‘sistema Regione’ a rinnovarsi e il fatto che oramai la gestione della sinistra in Toscana aveva esaurito la propria forza propulsiva. Proprio per questo siamo a chiedere al governatore di questa Regione, specie in un momento di precario equilibrio dell’economia e dei mercati, meno sprechi e meno sogni di gloria ma più concretezza.

Da questo documento economico noi volevamo altro in termini di attività sul territorio e di finalità individuate nell’esclusivo interesse del territorio e dei suoi cittadini. Per quanto riguarda la cultura, di cui si occupa la commissione in cui opero, c’è tutto un settore che dovrebbe occuparsi di ricerca, innovazione e progettazione che è poco organizzato e necessita di vere fucine di cultura. Sono anni ormai che chiedo spiegazioni su Porto Franco e Tra Art, strutture culturali create ad hoc, come negli altri settori, per la necessità della sinistra di trovare occupazione agli ideologi di partito col compito di diffondere la cultura della sinistra».

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