Movie & Management – Il cinema tra creatività e formazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 giugno 2005 14:19
Movie & Management – Il cinema tra creatività e formazione

Grande afflusso di pubblico alla proiezione di “Volevo solo dormirle addosso”, film di Eugenio Cappuccio, che ha aperto ieri 29 giugno la 5° edizione di “Movie & Management, il cinema tra creatività e formazione”, rassegna di film e dibattiti sul mondo del lavoro.
“Il nostro scopo è rinvigorire e rinnovare le nostre emozioni affinché ci accompagnino nella nostra vita lavorativa e quotidiana”, ha detto Giulio Lombardo, Presidente Gruppo Giovani Imprenditori di Prato, durante una breve introduzione al film, proiettato alle ore 21 al Castello dell’Imperatore di Prato.

La parola è poi passata all’assessore alla cultura Andrea Mazzoni: “E’ la conferma di un’iniziativa che ha avuto molto successo negli anni passati e credo non potesse essere altrimenti perché cinema e lavoro sono due temi che Prato tratta spesso. L’obiettivo primo della rassegna è leggere le tematiche del lavoro e dell’impresa attraverso le immagini dei film, per riflettere e capire verso quali novità ci muoviamo”. Severino Salvemini, Presidente SDA e pro-rettore dell’Università Bocconi di Milano, era presente come coordinatore del dibattito post proiezione e ha fatto notare come “il film in oggetto tratta di temi forti e importanti come quelli di aziende in via di sviluppo e in ristrutturazione di organico, utilizzando però i toni agrodolci e spiritosi propri della commedia italiana”.

Ristrutturazioni, motivazioni, strategie: questi i temi che sono stati trattati durante il dibattito, al quale hanno partecipato anche Massimo Lolli, Manager Marzotto spa e scrittore, autore della sceneggiatura del film, e Franco Furnò, Direttore Responsabile Risorse Umane Gucci spa.

Salvemini ha preso la parola proponendo agli altri ospiti una serie di quesiti che hanno suscitato l’interesse delle numerose persone rimaste ad assistere al dibattito.

Interessante l’intervento di Furnò, che ha parlato della propria esperienza personale nel settore della ristrutturazione: “I film estremizzano la realtà, ma si tratta comunque di situazioni possibili. A 32 anni ero all’inizio della mia carriera e mi hanno promosso direttore del personale di una grande azienda del Nord Italia. Dopo 6 mesi il direttore mi convocò nel suo ufficio e, senza ragioni oggettive, cominciò a farmi un lungo discorso che sembrava dovesse concludersi con un licenziamento.

Alla fine mi disse che si trattava di uno scherzo, ma aggiunse: ‘ricordati sempre come ti sei sentito nell’ultima mezz’ora e quando ti troverai dall’altra parte del tavolo comportati di conseguenza. Non anteporre mai i tuoi obiettivi alle persone’. Aveva ragione. Pressi, nel film, tiene conto al 90% degli obiettivi e al 10% delle persone: con la mia esperienza, sono invece arrivato a una proporzione ben diversa e mi propongo sempre di considerare al 30% gli obiettivi e la 70% le persone.

Solo così il lavoro può essere fatto bene e con la soddisfazione generale”. Il dibattito è continuato con Lolli, autore della sceneggiatura del film: “Questa storia ha in sé alcuni elementi autobiografici, ma sostanzialmente viene descritta una ambientazione aziendale di una multinazionale che ha una sua sede in Italia. Il film parla di una ristrutturazione aziendale che ha però perso il tradizionale carattere classista: Pressi nel corso della storia passa da ristrutturatore a ristrutturato, e questo rispecchia la modernità, nella quale vittima e carnefice sono sempre più intercambiabili.

Vorrei approfittarne anche per motivare la scelta del titolo: si voleva rappresentare il lavoro odierno, un lavoro spesso invasivo che non lascia spazio per noi stessi né per gli altri, che porta a relazioni spesso inconsistenti. Se in “Love Story” si diceva che amare è non dover mai dire mi dispiace, per il mio film credo si debba dire che amare è non dover mai dire non ho tempo”.

La rassegna proseguirà il 6 luglio con “Le ricamatrici”, il lungometraggio di esordio di Eléonore Faucher, vincitore della settimana della critica alla 57° edizione del Festival di Cannes.

Una piccola storia sulla complicità femminile e sull’importanza di inventarsi gli amori e i rapporti filiali. Il ricamo è visto come segno della cura materna e l’abito diventa contiguo all’idea di abitazione e di protezione. Punti di forza del film sono la forza espressiva e sensuale della giovane protagonista Lola Naymark.
La professionalità tra talento e passione sarà il tema del dibattito, coordinato da Sandro Liberali, consulente di marketing e comunicazione e al quale parteciperanno Giuseppe Varchetta, formatore, Dario D’Incerti, regista, Sergio di Giorgi, critico cinematografico e formatore.

La serata sarà organizzata in collaborazione con AIF Toscana e sarà preceduta da un incontro con studenti ed operatori economici presso la sede di Prato dell'Università, al quale prenderanno parte alcuni docenti del corso di Progettazione Eventi di Arte e Spettacolo: la prof. Teresa Megale, docente di discipline teatrali e il prof. Alessandro Bernardi, docente di Storia del Cinema.
Nell'incontro pomeridiano si parlerà del binomia "cinema e formazione".
Per AIF Toscana sarà presente la Presidente, dott.ssa Brunella Librandi.
La rassegna è aperta a tutti, si prega di confermare la partecipazione via mail all’indirizzo movie@ui.prato.it oppure via fax al n.

0574 582931.

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