Calcio: si gioca troppo, ci si allena poco. E male

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 giugno 2004 23:07
Calcio: si gioca troppo, ci si allena poco. E male

Viareggio - “Ronaldo e Chiesa casi isolati? Al contrario. La rottura del tendine rotuleo è ormai un fenomeno diffuso, la sindrome del 2000. Negli ultimi anni la casistica è più raddoppiata. Io stesso faccio ormai una media di 80 interventi chirurgici all’anno su sportivi professionisti e non. La causa? In gergo tecnico si chiama patologia da over-use. Per intendersi, malattia da sovraccarico”.
Presidente appena riconfermato dei medici del calcio al congresso europeo della categoria (oltre 500 partecipanti) conclusosi oggi a Viareggio, il professor Enrico Castellacci è uno dei più affermati specialisti italiani di chirurgia ortopedica.

Medico dell’Empoli, è direttore a Lucca dell’Istituto di Medicina e Traumatologia dello Sport, centro all’avanguardia negli interventi al tendine di achille e della rotula, al punto che molti tra i più noti atleti di tutte le discipline vengono qui a farsi curare.
Patologia da over-use è in realtà un termine risuonato più volte al congresso di Viareggio. Medici e preparatori atletici dei più importanti club europei hanno infatti lamentato il moltiplicarsi frenetico degli impegni agonistici, che non lascia ormai più tempo ne’ per gli allenamenti, ne’ per una corretta preparazione precampionato.
“Ecco spiegata la causa di tanti infortuni”, dice Castellacci, “Evidentemente i carichi di lavoro che oggi calciatori e atleti in genere devono sopportare sono tali da provocare e aumentare i processi degenerativi dei tendini.

Il caso Ronaldo ha fatto storia, ma chi come me fa il traumatologo dello sport sa che questa patologia è tutt’altro che occasionale. Nel nostro centro specializzato di Lucca arrivano molte decine di casi da tutt’Italia, per lo più calciatori, professionisti o meno, che gareggiano o si allenano senza un’opportuna preparazione e che magari hanno problemi di predisposizione”.
Come si rimedia? Dal punto di vista sanitario Castellacci insiste sulla prevenzione. “In caso di lesione dobbiamo per forza ricostruire i tendini con interventi chirurgici che comportano purtroppo lunghi tempi di recupero.

Meglio dunque cercare di intervenire prima. Al di là dei soliti metodi medico-chirurgici e fisioterapeutici, esistono nuove tecniche che usano il laser o apparecchi a radiofrequenza cche consentono di rivascolarizzare il tendine, contribuendo così a rafforzarne il tessuto e ad allontanare il rischio di rottura”.
C’è però un terzo livello di intervento che solo i club possono decidere. Spiega Castellacci: “I club devono assolutamente tornare a riflettere sui criteri di preparazione, insieme allo staff medico e al preparatore atletico.

Ogni atleta ha infatti esigenze particolari e ha perciò bisogno di una preparazione differenziata. Occorre che se ne valuti attentamente l’anatomia, la biomeccanica, la stessa predisposizione agli infortuni e di che tipo. Di fronte alle esigenze del calcio moderno, non resta che stimolare la ricerca in questa direzione. Un investimento, per di più, assai poco costoso se paragonato al danno economico causato dall’infortunio di un atleta, soprattutto se importante”.

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