Un cuore finanziario al centro del sistema delle imprese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 febbraio 2004 13:25
Un cuore finanziario al centro del sistema delle imprese

"Quanto è accaduto nelle ultime settimane: il caso Parmalat e il grande squilibrio sui mercati che un crack di queste dimensioni porta con sé -scrive Luca Mantellassi, nel Mensile della Camera di Commercio di Firenze- conferma quanto sia urgente anche a livello locale costruire un rapporto più equilibrato fra impresa e finanza. Molto si è discusso negli ultimi anni sulla strada da seguire che è quella del potenziamento dei patrimoni delle imprese, utilizzando gli strumenti che la tecnica finanziaria mette a disposizione, e che sono stati studiati non solo per procurare il giusto valore agli investitori, ma anche per favorire lo sviluppo delle aziende.

Finora la Camera di Commercio ha contribuito al sostegno finanziario delle imprese del territorio attraverso i Consorzi fidi, una strategia corretta nell’ottica di alimentare il credito ordinario. Il salto importante - al quale stiamo lavorando - è quello di sviluppare il “private equity”, i fondi di investimento, la terza via fra i finanziamenti bancari e le quotazioni in Borsa.
Il private equity è un comparto del mondo finanziario che ha sperimentato una crescita notevole negli ultimi anni e che potrebbe essere un naturale mercato di sbocco per gli investimenti: nel primo semestre 2003 sono state 148 le operazioni di investimento portate a termine da operatori per un controvalore di 591 milioni.

Queste operazioni sono al centro del cosiddetto mercato Expandi, il listino su misura per le piccole e medie imprese che dal primo dicembre scorso ha sostituito quella del ristretto, proprio per rimarcare la funzione dello scambio azionario orientata allo sviluppo del sistema produttivo. Si tratta di uno strumento finanziario molto promettente. Entrare come investitori istituzionali nel capitale delle imprese significa in primo luogo contribuire al loro rafforzamento, superando i problemi della sottocapitalizzazione e offrendo gli strumenti per affrontare il mercato.

Negli ultimi tempi diversi casi segnalano come in un mercato globale spesso non basta presidiare una nicchia con prodotti di qualità, ma occorre anche aumentare le proprie dimensioni. Talvolta diversificando l’attività e controllando tutta la catena del valore. La strada del private equity favorisce anche l’arrivo di una moderna managerialità, contribuendo dunque anche a dare una soluzione al problema del passaggio generazionale. Il supporto dell’investitore istituzionale, infatti, non si esaurisce solo nella fornitura di capitale ma investe anche know how manageriale che mette a disposizione dell’impresa per il raggiungimento dei suoi obiettivi.

Il socio istituzionale, infine, può essere utile anche nella fase di accompagnamento alla quotazione in Borsa e quindi gestire passaggi delicati come la definizione del timing e delle procedure interne ottimali. I passaggi sono dunque collaudati. All’interno di questo meccanismo la Camera di Commercio può diventare un portavoce delle aziende contribuendo con la sua stessa presenza a rinnovare procedure e comportamenti all’interno del mondo del credito. E’ una nuova frontiera quella che ci si para davanti.

Prima di tutto bisogna, però, trarre insegnamento dall’esperienza, evitando per esempio il rischio della frammentazione. Sarebbe opportuno prevenire la moltiplicazione dei fondi, puntando su quelli che esistono e facendo in modo che nascano grandi “fondi del territorio” che rendano più forte la voce delle imprese nel sistema del credito".

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