Geppy Gleijeses e Gennaro Cannavacciuolo in "Ragazze sole con qualche esperienza" del Teatro Puccini da giovedì 13 a sabato 15 novembre, ore 21.00

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 novembre 2003 23:02
Geppy Gleijeses e Gennaro Cannavacciuolo in

In “Ragazze sole con qualche esperienza” protagonisti assoluti sono dei travestiti. I travestiti di Moscato non sembrano creature in carne e ossa, come la Rosalinda Sprint di Patroni- Griffi, né sono l’eccesso appariscente, esibizionista, caricaturale della donna, come in Mastelloni e in un certo uso che ne fa lo stesso De Simone, contaminando però il travestito con l’antico femmenello; e sono, a giusto titolo, ben diversi dall’antico, indimenticabile femmenello, sopravvissuto fino a metà circa degli anni ’60, tenera figura ermafrodita, dotata di una spontanea vis comica e preda di un tragico dissidio interiore, che preferiva per pudore venare di sentimentalismo, creatura tollerata-amata-irrisa nei vicoli, dove svolgeva determinati mestieri, il cuoco, il cameriere, il sarto, il parrucchiere, fra i quali anche la prostituzione.

Enzo Moscato sostiene che i suoi travestiti sono figure retoriche, che rappresentano l’esigenza del cambiamento, della trasmutazione, del viaggio, dovuta al tedio di sé e alla nostalgia dell’altro. E ha ragione. Leggendo mi aveva colpito infatti la loro “disincarnazione”, la loro somiglianza con il burattino – e il nostro per eccellenza è Pinocchio , che voleva diventare uomo – o con certe figure dei Ballets Russes disegnate da Cocteau o da Picasso. Se da un lato essi rappresentano la metamorfosi, l’imitatio animae, il viaggio alla ricerca del Graal, dall’altro, calati nella nostra società, rappresentano anche il trasformismo, etico sociale politico, l’imitazione invidiosa e distruttiva dell’altro – la donna, ma anche il travestito concorrente il grand tour consumista.

(Fabrizia Ramondino)

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