Piano Sanitario Regionale: i passi indietro del governo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 aprile 2002 06:55
Piano Sanitario Regionale: i passi indietro del governo

I Comuni avranno piu' voce in capitolo con il nuovo piano sanitario della Regione Toscana, relativo al triennio 2002-2004, che il consiglio regionale ha iniziato ieri a votare. Il budget della sanita' toscana ammonta a 4 mln e 800 mila euro (circa 9.294 miliardi di lire), circa l'80% dell'intero bilancio della Regione.
L'impegno è preciso: non imporre ai cittadini nuove tasse o ticket. Perchè da anni il bilancio della sanità toscana è in pareggio. La Toscana è una delle poche regioni che non aumenterà le tasse a differenza di i Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia e Marche e non introdurrà nessun ticket, scelta invece attuata da Liguria, Veneto, Lazio, Calabria, Piemonte e che stanno valutando anche Sicilia e Molise.

Per la spesa sanitaria nel 2002 4 miliardi e 700 milioni di Euro. La maggior parte andranno alle Asl, (4 milardi e 350 milioni circa), il resto a progetti speciali: dallo sviluppo delle innovazione alle medicine non convenzionali. Le Asl utilizzeranno il 5% dello stanziamento per la prevenzione, il 43% per l’assistenza in ricovero ospedaliero ed il 52% per l’assistenza territoriale (spesa farmaceutica, diagnostica, convenzioni sanitarie, assistenza domiciliare, riabilitazione, assistenza agli anziani).

Prioritaria la distribuzione diretta dei farmaci da parte di Asl e Ospedali potendo così imporre alle aziende produttrici uno sconto minimo del 50% sul prezzo di vendita.
Partito dall’idea che la salute dei cittadini non dipenda soltanto da quanto si investe nella Sanità, ma da un insieme più ampio di questioni, ha come obiettivo la sicurezza sul lavoro, la qualità dell'ambiente, lo sviluppo economico e l'informazione. Dal punto di vista “puramente sanitario” il cardine della strategia della Giunta è stato: tutela dei diritti e diritti uguali per tutti.

Un Piano costruito attraverso obiettivi misurabili, impegnando tutte le risorse di cui la Regione dispone, per fornire risposte sempre più adeguate ai bisogni dei cittadini e alle realtà locali e che ci permetta di risparmiare nella gestione per investire in assistenza ed in innovazione. Questo è un Piano che interagisce con il complesso delle politiche regionali e locali. Un lavoro impegnativo per raggiungere un traguardo ambizioso: migliorare la salute e le condizioni di vita dei cittadini della Toscana.


Un punto cruciale sarà la creazione delle “Società della Salute” cui sarà affidata la gestione dell’assistenza extraospedaliera. Saranno società senza scopo di lucro, con l'obbligo di reinvestire in migliori servizi e aumentare le prestazioni. Vi parteciperanno le Asl, i Comuni, le parti sociali e i medici di famiglia. Le liste d’attesa saranno differenziate per priorità: 12 ore per le “urgenti”, 72 per le “prioritarie”, 7 giorni per quelle di “attenzione”, un mese per quelle di “routine”, 4 mesi per le “dilazionabili” e grazie all’integrazione informatica potremo sapere in tempo reale l’offerta sanitaria di tutte le strutture.
Obiettivi dunque: ottimizzare le risorse, concentrare le funzioni di alta specializzazione e alto costo, diffondere le innovazioni, migliorare i servizi e la programmazione, risparmiare sulle strutture di supporto senza ridurre l’assistenza e senza intaccare la qualità dei servizi resi.

Facilitare l’accessibilità alle strutture e l’accoglienza personalizzando gli interventi; migliorare la salute puntando su un ambiente di qualità; allungare la vita aumentando la sicurezza; insegneremo ai cittadini a mantenersi in buona salute; prevenzione per i sani ed investiremo sulle cure più moderne per i malati; servizi per le persone anziane ed alla fine del triennio i risultati saranno valutati per quanto sarà migliorata la salute dei cittadini.
"La controriforma sanitaria del ministro Sirchia non corrisponde alle esigenze ed alla storia della Toscana -afferma Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana- Questo governo è davvero sorprendente: un giorno approva la devolution e poi, il giorno dopo, legifera, senza alcun confronto, su materie di competenza regionale, ignorando la Costituzione.

Lo fa con il nuovo piano sanitario nazionale e con il disegno di legge con cui reintroduce il tempo parziale per i medici. In questo modo ritornerebbe la possibilità di esercitare la libera professione, cancellando però le regole previste dalla riforma Bindi, e sarebbe restituita a tutti i medici, anche a quelli che non hanno un rapporto di esclusività con le strutture pubbliche, la possibilità e di accedere a ruoli direzionali. L’obiettivo è chiaro: si vuole favorire la sanità privata, a pagamento, indebolendo quella pubblica.

Stesso discorso per le liste di attesa: è ovvio che con meno medici a tempo pieno le liste si allungheranno. Per questo abbiamo deciso di presentare una nostra legge in difesa del principio dell’esclusività, consentendo ai medici di svolgere anche la libera professione, ma – come avviene adesso - in modo regolato e dentro la struttura pubblica. Due parole anche sul piano sanitario nazionale: se il ministro andrà avanti con l’attuale proposta, nata senza un confronto serio con le Regioni, noi non ci sentiremo vincolati ad essa, e proseguiremo sulla nostra strada.

L’Italia è cambiata, non è più uno Stato centralista, ma federalista. Molte competenze non sono più del centro, ma delle Regioni. La sanità è una di queste. E noi, non intendiamo rinunciare alla nostra autonomia".

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