"Tatuaggi " alla Limonaia da venerdi a domenica prossima

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 febbraio 2002 11:44

La cella di un carcere, tre personaggi, il Marinaio, Peppe e Alfredo. Un omicidio nato dalla gelosia, un amore omosessuale. Ma la situazione non ha nulla di realistico: nella cella si svolge piuttosto una cerimonia in cui – per riprendere l’osservazione di Bernard Dort sul teatro di Genet – i personaggi tendono ad affermarsi attraverso la costruzione di apparenze, di simulacri di una vita negata. Uno spettacolo straniato, estremo, impastato di animalità, sangue, destini implacabili, raccontato con la musicalità di un napoletano molto stratificato, che di tanto in tanto accoglie anche termini desunti dal linguaggio della malavita, cui la regista Laura Angiulli si riferisce costantemente anche attraverso la violenza della messinscena, cercando nuove vie di comunicazione con lo spettatore per poi trascinarlo verso il durissimo epilogo.

La fisarmonica di Piazzolla non lenisce il dolore, ma, annegando personaggi e platea nel suo canto struggente, moltiplica la disperazione dei tre bravissimi interpreti e delle loro vite senza scampo.

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