42º Festival dei Popoli : La casa di Caino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 dicembre 2001 01:27
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La casa di Caino è uno dei reportage che erano in competizione oggi nell’ambito del 42esimo Festival dei Popoli che si svolge dal 3 al 9 dicembre 2001 al Cinema Alfieri Atelier. È l’opera del regista greco Christos Karakepelis che è stata girata dal 1996 al 2000. Gli anni scorsi nessun documentario greco era stato presentato al Festival e La Casa di Caino è il primo a parteciparvi. Questo mostra che la produzione in Grecia va emergendo in questo settore.
I protagonisti di questo documentario sono degli assassini in carcere in Grecia.

Lo scopo del reportage per Christos Karakepelis non è stato quello di comprendere gli assassini e neanche di giudicargli, ma piuttosto di sentirli per costatare i loro pensieri al momento dell’omicidio e durante la loro incarcerazione. Non ha girato un documentario analitico sugli autori di un dramma, ma li ha ospitati nella sua opera: un reportage dunque frutto della loro collaborazione. La riprese sono durate quattro anni perché il regista ha dovuto guadagnare la fiducia dei prigionieri per ottenere queste confessioni impressionanti quanto intime.

Christos Karakepelis non voleva sapere i dettagli dell’assassinio ma scoprire la consapevolezza di queste persone per quanto riguarda i loro atti orrendi.
Siamo direttamente proiettati nel buio e nel silenzio tremendo dell’universo carcerario, con solo il suono di diverse voci che evocano ricordi di omicidi. Man mano che il film si svolge, le faccie dei prigionieri appaiono sullo schermo, ma l’ambiente rimane misterioso e spaventoso. I protagonisti sono molti diversi, troviamo sia giovani che anziani, uomini che donne, genitori, religiosi...

I sentimenti che provano sono anche loro molto diversi, certi non vogliono ricordare quest’evento terribile, altri ci pensano sempre. L’emozione che condividono tutti è il rimorso e lo stupore di fronte all’assassinio che hanno commesso, come se un’altra persona lo avesse commesso.
Questo reportage ci mette a confronto con personaggi che non aspettavamo di trovare, perché sembrano come la maggior parte delle persone, ma sono stati colpiti dalla follia in un momento preciso. Il regista riesce ad introdurre lo spettattore nella mente dei suoi protagonisti, cosa che lo lascia con un’impressione di disperazione.



(FB)

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