Prima regionale per il nuovo progetto di Kinkaleri domenica 18 novembre (ore 21.15) al Teatro Studio di Scandicci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 novembre 2001 13:20
Prima regionale per il nuovo progetto di Kinkaleri domenica 18 novembre (ore 21.15) al Teatro Studio di Scandicci

Dopo un primo studio dello spettacolo presentato l’anno scorso a Scandicci e poi al festival Santarcangelo dei Teatri arrivano questo fine settimana, in prima regionale, al Teatro Studio i Kinkaleri, compagnia di punta delle nuove generazioni di teatro di ricerca, che già da una decina d'anni va sperimentando con successo forme nuove di contaminazione fra danza, prosa, e arti visive. Il loro ultimo lavoro dal titolo "My love for you will never die", in programma al Teatro Studio di Scandicci domenica 18 e poi da martedì 20 a venerdi 23 novembre, è uno spettacolo intenso, intrigante, carico di atmosfere silenziose ma intimamente cariche di tensione, uno spettacolo che chiama lo spettatore a un rapporto diretto, ravvicinato con quanto accade sulla scena.

Davanti agli occhi degli spettatori una stanza velata. Da un lato un divano e una vaschetta di pesci rossi, uno stereo dall'altro lato. Nel centro, a terra si proiettano le immagini filmate di una natura che emerge a tratti anche dalla colonna sonora molto rumoristica, in una mescolanza continua fra elementi naturali e artificiali che si fondono e si riversano di continuo gli uni negli altri. Su questa scena che è come un quadro fuori dal quadro, un'installazione percorsa da un sotterraneo movimento compaiono i protagonisti della compagnia Kinkaleri.

Brevi azioni sono visibili a tratti nell'alternarsi di luce e di oscurità. Una ragazza esegue brevi assoli e poi scompare. Oppure balla con movimenti lentissimi la musica che sente attraverso le cuffie. Lunghi momenti in cui non succede nulla dilatano ancor più il senso di vuoto esistenziale, di quotidianità disperante, dove stanno insieme Bacon e Beckett. Uno sguardo analitico torna a sprigionarsi nel teatro, giacché i movimenti dei singoli attori sonio dilatati patologicamente dalla lente d'ingrandimento di qusto spazio svuotato, sottratto, all'apparenza, anche allo scorrere del tempo.
" Un’estraneità calma e dolcissima- scrivono- i kinkaleri- è il rapporto che questo spettacolo dovrebbe avere con lo spetatore: Lo sguardo non sprofonda più, si aggancia al particolare millimetrico, cede il posto a uno stupore inesuaribile in cui le cose semplicemente si mostrano moltiplicandosi nel vuoto".

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