Fare il conto economico sulla Pipì

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 dicembre 2000 17:29
Fare il conto economico sulla Pipì

Alcuni residenti della zona di piazza Indipendenza scrivono a NOVE per segnalare con un certo imbarazzo un problema. Si tratta della mancanza nella zona di servizi pubblici, intesi nel senso di orinatoi. Una carenza che spinge molti ad approfittare di angolini per strada per liberarsi dei propri bisogni.
Il problema si è aggravato negli ultimi anni, da quando alcune comunità di immigrati extracomunitari hanno l’abitudine di ritrovarsi in alcune piazze della città. E’ il caso di piazza Indipendenza, ma anche di piazza Santa Maria Novella.

Si tratta di centinaia di persone che trascorrono il loro giorno libero dal lavoro riunendosi in alcune piazze per conversare, scambiarsi notizie di casa, mangiare e bere in compagnia. Naturalmente soggiornando molte ore all’aria aperta avrebbero bisogno di usufruire di servizi igienici pubblici. Sono tutti lavoratori, molti del settore edile, altri collaboratori familiari nelle nostre case, non hanno soldi da spendere e forse non possono permettersi nemmeno di entrare in un bar. Così, senza alternative, hanno eletto alcune stradine come loro orinatoi, con grande fastidio degli abitanti della zona.

Qualcuno potrebbe affermare che hanno portato a Firenze le abitudini dei loro paesi d’origine, ma è da escludere che se disponessero di vespasiani pubblici non li userebbero. E certo se il Comune li fornisse di spazi al coperto (tra i tanti dimessi in città) sarebbero felici di evitare la pioggia d’inverno e il sole d’estate.
E’ evidente che la questione andrebbe risolta con senso pratico. Si dirà che i vespasiani sono antiestetici in una città d’arte, ma evidentemente le pisciate sui muri sono più brutte.

Siamo certi che a questo punto del discorso è pronto a farsi avanti un tamburino di regime che affermerà che i bagni pubblici costerebbero, sia per realizzarli che per fare manutenzione, e che il Comune di Firenze non ha risorse da spendere. E’ un argomento, quello del conto economico, che ogni volta che viene sbandierato incute sacro timore negli interlocutori. Da qualche decennio, impostasi l’ideologia “reaganiana”, l’indimostrato dogma del conto economico pone fine alle discussioni perché nessuno sembra avere il coraggio di rispondere.

Tanto che qualcuno potrebbe abusarne anche parlando di pipì. Ma questo conto è meglio lasciarlo agli economisti, soprattutto perché non è possibile utilizzarlo con serietà se non a lungo termine. Nel senso che cessando la manutenzione stradale il bilancio corrente dello stato migliora, ma alla fine i ponti cominciano a crollare, e che il bilancio aziendale va in attivo cessando di investire, ma se l’anno dopo le vendite crollano non ci si deve stupire. Stessa cosa quando si parla di pipì: sarà pur vero che realizzare vespasiani è costoso e fastidioso, ma è assai più stupido inviare due volte la settimana un addetto di Fiorentinambiente a lavare il muro di cinta di Villa Ruspoli (sede distaccata della Facoltà di Legge in piazza Indipendenza), che a forza di idrante e pisciate alla fine franerà.


Insomma non pare anche a voi che a fare il conto economico sulla pipì questa città sia caduta proprio in basso? Almeno qualcuno tiri la catena
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