Pirandello contro se stesso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 gennaio 2000 19:46
Pirandello contro se stesso

Si dice che "Diana e la Tuda", in scena sino a domenica al Teatro della Pergola nella terza edizione firmata da Arnoldo Foà, sia una delle commedie di Pirandello meno apprezzate dal pubblico. Ma sarebbe meglio affermare che si tratta di un'opera scomoda. nel senso che scompagina molte sicurezze e punti fermi della conoscenza comune. In effetti "La Tuda" è la manifestazione di un momento di crisi nondi Pirandello di ispirazione, quanto di certezze, di principi fondanti la propria poetica. E' forse per questo che gli addetti ai lavori non amano molto "la Tuda".

Perché significa portare in scena un Pirandello minore, ma proprio per questo più autentico dell'immagine trasmessaci dai suoi capolavori, un Pirandello i cui assunti filosofici per un momento vacillano, che mette in discussione il proprio ruolo di artista e si rappresenta in scena sdoppiato in un giovane veemente di sicurezze e in un vecchio disilluso e nostalgico, che finiranno per anninetarsi reciprocamente.
L'opera nasce nel 1925 in un momento di grande fulgore dell'arte pirandelliana.

Le sue opere stanno facendo il giro del mondo e presto verrà insignito del Premio Nobel. Ma proprio per questo Pirandello vive un momento di riflessione critica, non molti anni prima della morte. Ha appena fondato la sua compagnia, il Teatro degli Undici, insieme a suo figlio e alla giovane Marta Abba da sui è fortemente affascinato (e alla quale la commedia è dedicata). E' forse in questa triangolazione latente che nasce l'ispirazione di "Diana e la Tuda".
Foà la rimette in scena con grande rispetto della tradizione, anche se il testo necessiterebbe in scena di una maggiore carica sensuale.

E' l'eros vissuto dalle due coppie dicotomiche di personaggi che scorre sotterraneo alla vicenda e che il pubblico contemporaneo avrebbe bisogno fosse sottolineato.

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