Sport agonistico e Scuola superiore. Domande per i genitori.

Come aiutare un figlio che fa sport e inizia le superiori ?

Paola
Paola Marangio
30 settembre 2023 15:44
Sport agonistico e Scuola superiore. Domande per i genitori.

Valentina ha 14 anni, è una bravissima pattinatrice ed ha la camera piena di coppe e medaglie. Ha iniziato a fare della pattinaggio il suo sport quando aveva 5 anni ed i suoi genitori l’hanno sempre sostenuta ed accompagnata alle gare in giro per l’Italia pieni di orgoglio seppur affaticati.

Questa è una situazione tipica di tante famiglie italiane: lo sport di un figlio è parte del funzionamento familiare per un decennio, la famiglia adatta i propri ritmi ai tempi degli allenamenti, delle gare e delle trasferte. Nel frattempo, da una parte il figlio cresce passando dalle elementari alle superiori e dall’altro i genitori lo aiutano a fare bene sia nello studio che nello sport.

Altrettanto tipica è la crisi che arriva con l’inizio della scuola superiore: a Valentina piace studiare e sceglie il liceo classico dove sa che dovrà impegnarsi molto di più di quel che ha dovuto fare fino alla scuola media. Parallelamente si intensificano gli allenamenti di pattinaggio e Valentina fa fatica a sentire che riesce bene sia a scuola che nello sport.

Perché è importante che i genitori si pongano delle domande?Perché Valentina, e tanti adolescenti come lei, in questa farse sta attraversando un momento molto difficile nel quale realizza che “tutto non ci sta” e allora si affaccia il pensiero della rinuncia (disinvesto nello studio o nello sport?) e questo porta con sé, oltre che ovvi problemi di profitto scolastico, anche un sentire intaccata la propria identità (Sono una pattinatrice, sono una brava studentessa…).

Non tutti i ragazzi manifestano di sentirsi ad un bivio, alcuni non mettono in discussione né uno né l’altro impegno e tirano dritto per tutte le superiori senza perdere un colpo…apparentemente. E qui entrano in ballo i genitori! Iniziamo a chiederci A cosa stanno rinunciando i nostri figli?Se è vero che “tutto non ci sta” e loro ce la fanno ugualmente, cos’altro di tipico della loro età (amicizie, amori, interessi più futili…) hanno sacrificato per tenere fede agli impegni?

Badate bene, questo NON è un articolo che critica lo sport agonistico! Lo sport è fondamentale nella vita di ciascuno, è un modo sano di crescere e di fare relazioni, qui non ci sono insinuazioni critiche verso lo sport. Il mio intento è, come sempre, spostare l’attenzione dei genitori su alcuni aspetti che potrebbero non essere facilmente osservabili.Le altre domande che un genitore sarebbe bene che si ponesse sono quelle che riguardano più intimamente loro stessi. Sono configurazioni meno tipiche ma abbastanza frequenti da essere utile porci attenzione. Valentina, attraversando questa fase nella quale dovrà trovare un nuovo equilibrio, ha bisogno di sentire che la scelta che farà (continuare entrambe le cose, lasciare il pattinaggio, continuarlo ad un livello non agonistico) avrà conseguenze solo su di lei e non su tutta la famiglia.

Mi spiego meglio descrivendovi la situazione di Valentina. I genitori di Valentina, avendo investito per gli ultimi dieci anni gran parte del proprio tempo libero ad accompagnare la figlia ad allenamenti e gare, hanno le proprie amicizie tra i genitori delle altre pattinatrici. Nel frattempo la mamma ha subito un lutto nella sua famiglia d’origine, si è molto intristita e Valentina la vede sorridere solo quando è impegnata ad occuparsi delle attrezzature, acconciature, costumi per le gare. Il padre è molto fiero dei successi della figlia, racconta ai propri genitori di questa o quella competizione e loro (finalmente) lo fanno sentire considerato alla stregua del fratello maggiore che “è sempre stato quello che li rendeva fieri a differenza di lui”.

Oltretutto i genitori sono perfettamente in armonia quando parlano del pattinaggio e invece iniziano a litigare su quasi tutto il resto. Nella testa di Valentina non è contemplata la possibilità di poter smettere IL SUO sport perché quello sport non è solo il suo! Non è affatto semplice per lei trovarsi nella condizione di sentire (implicitamente) che il pattinaggio “tiene in piedi la sua famiglia”, il rischio è che viva in una condizione in cui sente di non avere scelta.

Questa è una situazione che arriverebbe in consultazione nel mio studio un paio di anni dopo chiedendo aiuto per, ad esempio, un sintomo d’ansia della figlia. Badate bene, di nuovo, questo NON è un articolo che critica e colpevolizza i genitori! Come genitori facciamo del nostro meglio con le risorse che abbiamo e spesso non ci rendiamo conto delle configurazioni che si creano attorno ad i nostri figli. Il mio intento è, mi ripeto, spostare l’attenzione dei genitori su alcuni aspetti che potrebbero non essere facilmente osservabili.

Domande sulle quali i genitori di Valentina dovrebbero fermarsi a riflettere:

  • Se nostra figlia lascia il pattinaggio, cosa viene a mancare nella nostra famiglia?
  • Se penso ai pattini chiusi in un armadio e alle domeniche senza le trasferte, come mi sento?
  • Come cambia la mia vita sociale se non ho più le occasioni sportive di Valentina che le facilitano?
  • Chi sento che vivrà maggiormente la delusione dell’eventuale abbandono dell’agonismo?
  • Noi genitori sappiamo ancora essere una coppia se smettiamo di essere manager, sponsor e tifosi di Valentina?

È importante che le scelte dei nostri figli, per quanto sia sano e utile che abbiamo una preferenza come genitori, siano quanto più possibile neutre per noi come individui e come coniugi. Quando così non fosse è indispensabile lavorare (con un professionista che aiuti, se serve) per sgravare al livello emotivo e psichico il figlio di carichi che esulano dalla loro competenza! È già abbastanza complesso essere adolescenti senza doversi occupare dei genitori!

Chiudo spezzando una lancia a favore dello sport che andrebbe favorito ed incluso nelle attività di crescita dei nostri ragazzi, idealmente andrebbe modificata l’organizzazione scolastica a favore dell’ attività sportiva in modo che sia parte dello sviluppo in modo armonico e non sacrificato e, sopratutto, accessibile solo per pochi. 

La psicologa risponde — rubrica a cura di Paola Marangio

Paola
Paola Marangio

Psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare. Referente del sito PsicologiaFirenze.it. Membro dello staff clinico e didattico dell’Istituto di Terapia Familiare di Siena, ha lavorato nell’equipe del Centro di Terapia Familiare della ASL 10 di Firenze e si è occupata delle valutazioni psico-ambientali delle commissioni medico legali INPS. Collabora con la cooperativa sociale Matrix onlus in ambito della disabilità e psichiatria. Per inviare quesiti scrivere a: marangio@psicologiafirenze.it

In evidenza