Firenze, 13 novembre 2024 – Dopo il grande successo delle recite di Madama Butterfly, da poco terminate, prosegue la programmazione autunnale del Maggio: in cartellone, sempre nella Sala Grande del Teatro, un altro dei titoli operistici più amati di sempre; La traviata di Giuseppe Verdi. Sono sei le recite previste: il 19, 21, 26 e 30 novembre alle ore 20 e il 24 novembre e 1º dicembre alle ore 15:30.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Renato Palumbo, che torna al Maggio dopo le recite di un altro grande capolavoro verdiano, Rigoletto, andato in scena nell’autunno del 2019. La regia è di Stefania Grazioli, il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Sul palcoscenico, nella parte di Violetta, Carolina Lopez Moreno, reduce dal trionfale successo di Madama Butterfly, acclamata dal pubblico e dalla critica; nelle recite del 21 e 26 novembre e in quella del 1º dicembre la parte è sostenuta da Julia Muzychenko – al suo debutto assoluto al Maggio – ma alla sua undicesima interpretazione di Violetta in carriera. Alfredo Germont è interpretato da Giovanni Sala, di ritorno al Maggio dopo la Missa defunctorum diretta dal maestro Riccardo Muti nella primavera del 2019, e da Matheus Pompeu (recite del 21 e 26 novembre e 1º dicembre), al suo debutto sulle scene del Maggio e in Italia; Lodovico Filippo Ravizza e Min Kim (recite del 21, 26/11 e 1/12) sono Giorgio Germont, il padre di Alfredo.
Flora Bervoix è interpretata da Aleksandra Meteleva.
Oronzo d’Urso e Yurii Strakhov, artisti dell’Accademia del Maggio, sono rispettivamente Gastone e il Il barone Douphol; Gonzalo Godoy Sepúlveda e Huigang Liu interpretano Il marchese d'Obigny e Il dottor Grenvil e Alessandro Lanzi è Giuseppe. Completano il cast vocale due artisti del Coro del Maggio: Lisandro Guinis e Nicolò Ayroldi sono rispettivamente Un commissionario e Un servo.
In questo nuovo allestimento le scene sono di Roberta Lazzeri, i costumi di Veronica Pattuelli e le luci di Valerio Tiberi. I movimenti coreografici sono di Elena Barsotti.
Il capolavoro verdiano da sempre risulta essere una delle opere più rappresentate ogni anno nel mondo. Secondo l’interessante saggio a firma di Giovanni Vitali e pubblicato tra le pagine del programma di sala dell’opera, questo vale anche per Firenze dove “La traviata” supera – con le sei attuali recite previste in cartellone – le 130 rappresentazioni fiorentine a partire dall’ottobre del 1937, quando per la prima volta andò in scena al vecchio Teatro Comunale. Se invece si considera il numero complessivo di produzioni a partire dal settembre del 1854, data del debutto assoluto de “La traviata” a Firenze al Teatro della Pergola, l'ultima opera della cosiddetta 'Trilogia popolare' verdiana è stata rappresentata in oltre 126 produzioni, un dato da approssimare per difetto considerata la diffusione di questo titolo nei teatri minori e nelle arene estive e che quindi amplifica e di molto, il numero complessivo di rappresentazioni.
Parlando del suo ritorno a Teatro dopo il Rigoletto, il maestro Renato Palumbo ha sottolineato la sua gioia nel riprendere fra le mani un’altra partitura verdiana, La traviata, l’opera con cui inoltre ha debuttato sulle scene fiorentine nel 2005: “Il mio debutto a Firenze è avvenuto proprio con Traviata quasi vent’anni fa e poter tornare qui al Maggio dirigendo questo grande capolavoro mi onora e gratifica molto: questa nuova produzione è decisamente marcata da tratti classici, stiamo lavorando cercando di seguire quelli che sono i canoni scritti da Verdi nella partitura.
Posso dire che quest’opera - il cui messaggio è incredibilmente moderno e la cui musica è straordinariamente raffinata in ogni suo passaggio - mi ha accompagnato in parte per tutta la mia vita ed è un’opera che – quasi come tutte quelle verdiane – ‘cambia’ attraverso la propria crescita; la grande bellezza di Traviata risiede proprio in questo: matura insieme a te, ogni volta che la si affronta; farlo di nuovo qui al Maggio, con un cast giovane e con molti debuttanti è un’esperienza meravigliosa poichè credo di poter sperimentare e mettere in pratica ciò che ho capito e imparato in tutti questi anni.
Uso volutamente il termine ‘credo’ perché la bellezza dell’opera lirica sta in questo: ti accompagna per tutta la vita”.
La regia è affidata a Stefania Grazioli: “Questa è una produzione che ha preso forma ed è stata realizzata interamente con le risorse interne del Maggio Musicale Fiorentino, e che ha coinvolto negli ultimi mesi tutti i reparti del nostro Teatro. Per questo allestimento abbiamo voluto mantenere un’ambientazione e dei costumi d’epoca ottocentesca, dove tuttavia gli ambienti evocano, piuttosto che raccontare filologicamente, la realtà del demi-monde parigino e dove la cifra registica, seppur del tutto fedele tanto alla partitura verdiana quanto al libretto di Piave, ripercorre il dramma degli ultimi mesi di vita di Violetta Valery in un’atmosfera visionaria ed intimista.
Fonte d’imprescindibile ispirazione è stata la storia vera di Alphonsine Plessis, personaggio al quale Dumas figlio si ispirò per dare alla luce il suo più celebre romanzo: La signora delle camelie. Mi sembrava importante raccontare in parte anche questa “giovane” Violetta, che arrivando a Parigi, vede realizzarsi e poi consumarsi un sogno d’indipendenza, di amore, e di riscatto sociale”.
In scena, nella parte di Violetta, Carolina Lopez Moreno, che veste i panni della protagonista della vicenda per la prima volta in carriera: “Le recite qui al Maggio saranno il mio debutto con la parte di Violetta e poterlo fare sotto la guida di un maestro come Renato Palumbo, che è uno dei direttori più interessanti con i quali ho lavorato, mi fa sentire molto fortunata: sono riuscita ad entrare in perfetta sintonia sia con il suo modo di lavorare sia con il suo modo di ‘sentire’ Traviata.
La parte di Violetta è naturalmente una delle più importanti in assoluto che un soprano può affrontare e farlo al Teatro del Maggio, dove è stata interpretata da alcuni dei più grandi nomi di sempre, è naturalmente anche una grande responsabilità: per questo ho cercato di ‘dare’ una parte della mia anima e delle mie emozioni. È inoltre molto bello tornare a lavorare insieme a Stefania Grazioli, è molto sensibile non solo rispetto al lavoro che stiamo mettendo in scena ma anche nei confronti di tutto il cast, cosa per me davvero importante: questo, insieme alle sfumature che il maestro Palumbo ha chiesto di infondere alla ‘mia’ Violetta come una grande forza d’animo e una grande combattività, mi porta davvero a essere pronta e impaziente per il mio debutto in questa magnifica parte.”
Julia Muzychenko, al suo debutto sulle scene del Maggio, ha sottolineato la sua gioia nel riprendere per l’undicesima volta in carriera la parte di Violetta, un personaggio che muta e si evolve non solo vocalmente, dal brillante fino al drammatico, ma che al contempo deve anche trasmettere a livello recitativo questo suo cambiamento: “Penso che l’evoluzione non solo musicale, ma anche del personaggio di Violetta durante il susseguirsi dei III atti dell’opera di Verdi sia davvero straordinaria: penso alla brillantezza e alla dinamicità del I atto e del brindisi che lo chiude, al duetto con Giorgio Germont nel II atto dove la musica intorno alla quale questo duetto si costruisce riprende perfettamente la tenacia con cui la protagonista cerca di convincere in ogni modo il padre di Alfredo dell’amore che lega lei al giovane; al contempo l’orchestra riprende questa forza in modo davvero perfetto.
Tutto questo si può dire che si catalizza nel terzo e ultimo atto, dove le speranze di Violetta si affievoliscono con il progredire della sua malattia, ma dove riesco davvero a percepire tutti i ‘colori’ di questo meraviglioso personaggio. Lavorare insieme al maestro Palumbo è davvero interessante perché, nonostante io abbia interpretato il ruolo numerose volte, mi ha fatto scoprire alcuni dettagli e aspetti particolari del personaggio, e mi ha dato modo quindi di vedere Violetta anche sotto un’altra luce, una luce che la dipinge arrabbiata perché lei non vuole morire e quasi sembra non accettare, con rabbia, quello che invece è il suo destino.”
Giovanni Sala, che torna al Maggio dopo il concerto della primavera del 2019 diretto da Riccardo Muti, ha espresso la sua gioia di prendere parte a questa nuova produzione di Traviata nella parte di Alfredo: “Sono davvero felice di tornare al Maggio dopo il concerto di cinque anni fa e di farlo con questo nuovo allestimento di Traviata: la messa in scena è assolutamente affascinante e interessante e la produzione ha tratti molto classici: ad esempio le scenografie, unite a una serie fondali dipinti a mano dalle maestranze del Teatro, sono realmente una meraviglia per gli occhi e io sono davvero contento di poter far parte di questo spettacolo; credo che questa sia una produzione di gran classe e di grande gusto.
Altrettanto bello è stato il lavoro svolto con Stefania Grazioli, che è stata capace di trovare in ognuno di noi le potenzialità migliori e di metterle in luce, così come altrettanto interessante è stato quanto fatto dal punto di vista musicale insieme al maestro Palumbo, che è un profondo conoscitore di quest’opera: anche per questo aspetto mi sento molto fortunato. Il ruolo di Alfredo è, fra virgolette, quasi ‘scomodo’ e abbiamo cercato di trasmetterlo evidenziando in modo vero e sincero quelli che sono i tratti del suo carattere, come si può intuire ad esempio dalla sua relazione con Violetta dove egli si mostra quasi infantile rispetto a lei che, seppur giovanissima, già si dimostra più matura.
Alfredo si renderà conto troppo tardi del motivo di determinate azioni della protagonista. Spero che nella resa scenica si riesca a percepire questo lato fragile del ruolo che interpreto, una fragilità legata inoltre al rapporto con il padre e a questo legame quasi ‘etereo’ con Violetta”.
Alfredo, nelle recite del del 21 e 26 novembre e 1º dicembre, è interpretato da Matheus Pompeu: “Sono molto felice perché è il mio debutto al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e sono altrettanto felice perché questa è la prima volta che canto in Italia e ho l’opportunità di farlo con La traviata, il dramma verdiano per eccellenza. Insieme al Maestro Palumbo e a Stefania Grazioli stiamo cercando di costruire un Alfredo diverso nel suo modo di parlare e di raccontarsi, diverso da tutti gli altri che circondavano la donna più desiderata della Parigi di allora. Un Alfredo che parla con grande sincerità e che sia capace di conquistare il cuore conteso di Violetta. Anche la lettura musicale della partitura è davvero interessante, molto attenta ai dettagli, agli accenti e ad ogni sfumatura richiesta da Verdi”.