In Toscana l'acqua è pulita? Ecco cosa c'è dentro

I monitoraggi effettuati dall'Agenzia nelle acque superficiali e sotterranee nel 2015

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 Maggio 2016 19:51
In Toscana l'acqua è pulita? Ecco cosa c'è dentro

Il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee è condotto da ARPAT ai sensi della parte III del D. Lgs. 152/2006 per verificare lo stato di qualità ambientale della risorsa idrica rispetto agli obiettivi fissati dalla Unione Europea.

Fra le numerose misure e analisi di laboratorio di tipo chimico e biologico effettuate dall'Agenzia, particolare attenzione è riservata alla ricerca dei residui dei fitofarmaci contenuti nei prodotti fitosanitari utilizzati soprattutto nella pratica agricola. Tali analisi vengono effettuate regolarmente e con frequenze prestabilite presso quelle stazioni della rete di monitoraggio delle acque della Toscana giudicate a rischio di contaminazione da fitofarmaci.

Nel 2015 i controlli hanno riguardato circa 90 stazioni dei monitoraggio delle acque superficialie circa 190 per le acque sotterranee.

Gli esiti del monitoraggio 2015, in linea con l'anno precedente, indicano che la presenza di residui di fitofarmaci nelle acque riguarda

  • per le acque superficiali circa il 95% delle stazioni controllate che corrisponde al 33% delle stazioni di monitoraggio totali,
  • per le acque sotterranee circa il 42% delle stazioni controllate e circa il 18% delle totali.

"Le analisi che ARPAT esegue nelle acque riguardano una lista di circa 80 sostanze attive selezionate con i criteri di priorità secondo quanto previsto dalle Linee Guida ISPRA 71/2011, attraverso un'elaborazione di indici basati sui prodotti utilizzati sul territorio regionale, le loro quantità, le caratteristiche chimico-fisiche, il loro potenziale di contaminazione delle acque, gli esiti del monitoraggio regionale e nazionale.

Anche le stazioni di monitoraggio su cui condurre la ricerca dei fitofarmaci, come suggerito dalla normativa, sono selezionate attraverso una progettazione tesa ad individuare le situazioni a maggior rischio, effettuata sia con analisi delle pressioni (es. densità delle aree agricole riguardo a particolari colture), che degli impatti (risultati dei pregressi monitoraggi).

L'approccio di ARPAT, particolarmente orientato a monitorare nella nostra regione “le sostanze più a rischio nei luoghi più a rischio”, può causare, se non ben spiegato, letture distorte come è di recente successo in occasione della pubblicazione del rapporto nazionale ISPRA 2016, da cui risulterebbe una contaminazione del 90% dei corpi idrici della Toscana che non riflette la realtà.

La rete di monitoraggio delle acque superficiali interne della Toscana è costituita da oltre 250 stazioni di prelievo distribuite su altrettanti corpi idrici (corsi d'acqua, laghi, invasi) del nostro territorio. Le stazioni sulle quali è condotta la ricerca dei fitofarmaci sono circa 90, selezionate, come detto, attraverso un'analisi di rischio. Di questi 90 punti regolarmente monitorati, poco più di 80 risultano interessati dalla presenza di residui di pesticidi: questi rappresentano circa il 95% dei punti controllati e circa il 33% dei punti presenti in totale.

Analisi delle pressioni per i fitofarmaci (a sinistra) e degli impatti (a destra)

Nella figura è riportata una rappresentazione geografica dell'analisi delle pressioni condotta per i fitofarmaci (a sinistra) e l'analisi degli impatti, valutata a partire dai risultati del monitoraggio degli ultimi 6 anni (a destra). In rosso le stazioni di monitoraggio che hanno presentato nel tempo concentrazioni critiche di fitofarmaci (> 0,75 * Standard di Qualità). In verde le stazioni dove non sono stati mai rilevati residui di fitofarmaci. In giallo le stazioni dove sono state rilevate concentrazioni intermedie.

Nonostante una diffusa presenza, le concentrazioni misurate sono generalmente basse. Ad esempio soltanto il 10% dei campioni di acque superficiali e il 5% dei campioni di acque sotterranee analizzati presenta concentrazioni di pesticidi maggiori o uguali a 0,1 µg/L, valore che rappresenta per la maggior parte delle sostanze lo standard di qualità ambientale ed anche il limite di legge per la qualità delle acque potabili. Circa il 40% delle analisi presenta concentrazioni inferiori o uguali a 0,01 µg/L pari ad un decimo del valore di riferimento citato.

Le sostanze attive rilevate nelle acque superficiali nel 2015 sono state 65.

Particolarmente frequenti l'insetticida imidacloprid, i fungicidi fluopicolide, tebuconazolo, dimetomorf, gli erbicidi glifosate boscalid, terbutilazina. Spiccano per elevata concentrazione e frequenza di rilevamento l'AMPA (metabolita del glifosate), il glifosate, il dimetomorf.

Principali sostanze attive riscontrate nelle acque superficiali - 2015

Nella tabella sono elencate le 20 sostanze attive più frequentemente ritrovate nelle acque superficiali nel corso del 2015.

Nell'ultimo triennio 2013-2015 i corpi idrici superficiali che non hanno raggiunto il buono stato di qualità a causa della presenza di pesticidi sopra soglia (obiettivo imposto dalla UE) sono stati 25 (circa il 10% dei corpi idrici della Toscana), soprattutto a causa della presenza dell'erbicida glifosate e del suo metabolita AMPA.

ARPAT esegue l'analisi di glifosate soltanto da due anni e su un numero ridotto di campioni (circa 15%) a causa della particolare complessità del metodo di analisi. Attualmente in Italia la ricerca di questa sostanza attiva nelle acque viene effettuata con una certa regolarità solo da ARPA Toscana e ARPA Lombardia. Nel programma di monitoraggio 2016 il numero di analisi di glifosate è stato incrementato (circa 30%).

Superamenti SQA pesticidi tabella 1/B - Triennio 2013-2015Nell'ultimo biennio in Toscana si è rilevata presenza di glifosate e/o del suo metabolita AMPA nelle acque in oltre il 60% dei campioni analizzati con punte di concentrazione anche elevate (> 1µg/L). Il glifosate da diversi anni è la sostanza attiva più venduta in Italia ed in Toscana, se si eccettuano lo zolfo e i composti rameici. Oltre che in campo agricolo, il prodotto risulta impiegato per usi civili (diserbo strade, autostrade, ferrovie).

Una recente Delibera della Regione Toscana ha vietato questo secondo tipo di utilizzo, salvo deroghe in casi eccezionali.

Nelle acque sotterranee il fenomeno della contaminazione da fitofarmaci è più contenuto rispetto alle acque superficiali.

La rete di monitoraggio delle acque sotterranee è costituita da 450 stazioni di campionamento (pozzi e sorgenti). Come per le acque superficiali, sono state definite le stazioni di monitoraggio considerate a rischio, che sono circa 190.Principali sostanze attive riscontrate nelle acque sotterranee – 2015

Nel 2015 le stazioni di monitoraggio di acque sotterraneerisultate interessate dalla presenza di residui di fitofarmaci sono state 79, pari al 42% delle stazioni controllate e al 18% delle stazioni totali.

A differenza delle acque superficiali, non si registrano situazioni di non conformità rispetto agli obiettivi di qualità ambientale (valore standard = 0,1 µg/L), poiché le concentrazioni riscontrate sono in maggioranza molto basse. Le sostanze attive ritrovate nelle acque sotterranee sono state 34. Da notare ancora a distanza di molti anni la presenza di atrazina.

Un'attenzione particolare va riservata agli esiti dell'attività di monitoraggio che ARPAT svolge ai sensi dell'articolo 80 del D. Lgs. 152/2006 sulle acque superficiali destinate alla produzione di acque potabili.

Si tratta di circa 120 corpi idrici (presenti in prevalenza nelle province di Pistoia, Firenze, Arezzo e Siena) sui quali, secondo criteri di priorità elaborati con le analisi di rischio già citate, ne sono stati selezionati 70 considerati a rischio per questo tipo di inquinamento, sui quali regolarmente vengono ricercati i fitofarmaci.

Gli esiti del monitoraggio condotto da ARPAT nel 2015 sui fitofarmaci confermano il trend dell’anno precedente e cioè un significativo incremento di analisi con presenza di residui di fitofarmaci in quantità superiore ai limiti di quantificazione analitica (LOQ), alcuni dei quali caratterizzati da valori di concentrazione superiore al 50% del valore limite per le acque potabili (0,10 µg/L) del D. Lgs. 31/2001.

Acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile - campioni

La percentuale di campioni con residui di fitofarmaci in concentrazione > 0,05 µg/l è passata dal 5,5% nel 2013 al 9,5% 2015. Anche il numero di stazioni di monitoraggio interessate allo stesso fenomeno è cresciuto da 15 a 28.

Nel 2015 sono state eseguite, per un totale di 636 campioni, oltre 49.000 analisi di cui 860 (1,7%) positive, cioè con residui di fitofarmaci rilevabili (concentrazione > LOQ = limite di quantificazione del metodo). Le sostanze attive rilevate nel 2015 sono state 50 (di cui la metà in concentrazione critica > 0,05 µg/l = 50% del valore limite per le acque potabili), in linea con gli anni precedenti. Mediamente si ritrovano 3,5 sostanze attive per campione analizzato.

Acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile - analisi

Anche se i risultati si riferiscono ad analisi condotte sulle acque “grezze” che normalmente sono sottoposte a specifici trattamenti di potabilizzazione prima della loro immissione nella rete acquedottistica, non vanno sottovalutati i casi, anche se episodici, nei quali si registrano valori di concentrazione di fitofarmaci vicino o superiore al valore di 0,1 µg/L.

Nella tabella a seguire sono riportate le 28 stazioni di monitoraggio dei corpi idrici interessati nell'ultimo triennio da analisi con concentrazioni di fitofarmaci superiore o uguale a 0,1 µg/L. In alcuni punti si è registrata la presenza di oltre 20 diverse sostanze attive con punte oltre 30.

Acque superficiali per produzione idropotabile - Stazioni con concentrazioni di fitofarmaci rilevate ≥ 0,1 µg/L

In Toscana diversi punti di captazione idropotabile sono caratterizzati dalla presenza di attività agricole nelle aree di ricarica e addirittura entro la fascia di rispetto dei 200 m, dove i trattamenti sono vietati.

Gli esiti del monitoraggio sembrano confermare che in questi casi il rischio di contaminazione delle acque da parte dei fitofarmaci è elevato. Una certa preoccupazione destano laghi ed invasi, soprattutto quelli di ridotte dimensioni e con scarso ricambio di acqua, che sembrano i corpi idrici più esposti ad un fenomeno di accumulo di sostanze attive persistenti alla degradazione.

Tali risultati non devono allarmare, ma tuttavia indurre da un lato a valutare azioni preventive per garantire un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in aree a rischio, dall'altro a mantenere un grado di controllo elevato sulla qualità dell'acqua erogata da parte dei Gestori del Servizio Idrico Integrato e delle Aziende sanitarie locali, che sono i soggetti deputati a diverso titolo a garantire la verifica del rispetto dei limiti di legge nell'acqua all'utenza.

Andrebbe anche rivalutato il criterio di delimitazione delle fasce di rispetto delle captazioni idropotabili, superando i criteri meramente geometrici e tenendo conto anche di elementi quali i bacini di ricarica, le caratteristiche geomorfologiche del territorio, le colture presenti, le sostanze utilizzate ecc.

Riguardo alle sostanze utilizzate e ai criteri per indirizzare la scelta verso prodotti meno impattanti in coerenza con l'uso sostenibile dei pesticidi (D. Lgs. 150/2012) si segnala una recente pubblicazione di ARPAT."

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