Covid Toscana, terapie intensive a quota 61

Dal 27 dicembre sarà Zona Gialla? Il bollettino del 20 dicembre: 955 nuovi casi e 6 decessi. Infermieri, allarme contagi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 dicembre 2021 13:34
Covid Toscana, terapie intensive a quota 61

In Toscana sono 318.299 i casi di positività al Coronavirus, 955 in più rispetto a ieri (924 confermati con tampone molecolare e 31 da test rapido antigenico). I nuovi casi sono lo 0,3% in più rispetto al totale del giorno precedente. I guariti crescono dello 0,3% e raggiungono quota 293.619 (92,2% dei casi totali). Oggi sono stati eseguiti 7.561 tamponi molecolari e 8.078 tamponi antigenici rapidi, di questi il 6,1% è risultato positivo. Sono invece 5.369 i soggetti testati oggi (con tampone antigenico e/o molecolare, escludendo i tamponi di controllo), di cui il 17,8% è risultato positivo. Gli attualmente positivi sono oggi 17.187, +1,2% rispetto a ieri. I ricoverati sono 406 (20 in più rispetto a ieri), di cui 61 in terapia intensiva (2 in più). Registrati 6 nuovi decessi: 4 uomini e 2 donne con un'età media di 81,7 anni (2 a Firenze, 1 a Pisa, 3 a Siena).

Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste della Protezione Civile Nazionale - relativi all'andamento dell'epidemia in regione.

Questa la prima parte del bollettino Covid regionale relativo al 20 dicembre. Il dato dei 61 ricoverati in terapia intensiva fa supporre che dal 27 dicembre la nostra regione passerà in Zona Gialla, perché la linea di demarcazione tra Bianco e Giallo è orientarivamente 57 in Toscana.Prosegue il bollettino regionale:L'età media dei 955 nuovi positivi odierni è di 38 anni circa (26% ha meno di 20 anni, 26% tra 20 e 39 anni, 29% tra 40 e 59 anni, 16% tra 60 e 79 anni, 3% ha 80 anni o più).Di seguito i casi di positività sul territorio con la variazione rispetto a ieri (924 confermati con tampone molecolare e 31 da test rapido antigenico).

Sono 87.419 i casi complessivi ad oggi a Firenze (194 in più rispetto a ieri), 28.165 a Prato (46 in più), 30.259 a Pistoia (53 in più), 16.775 a Massa (65 in più), 32.083 a Lucca (87 in più), 36.963 a Pisa (109 in più), 24.503 a Livorno (154 in più), 28.657 ad Arezzo (95 in più), 19.129 a Siena (79 in più), 13.791 a Grosseto (73 in più). Sono 555 i casi positivi notificati in Toscana, ma residenti in altre regioni. Sono 309 i casi riscontrati oggi nell'Asl Centro, 399 nella Nord Ovest, 247 nella Sud est.La Toscana si trova al 12° posto in Italia come numerosità di casi (comprensivi di residenti e non residenti), con circa 8.677 casi per 100.000 abitanti (media italiana circa 9.094 per 100.000, dato di ieri).

Le province di notifica con il tasso più alto sono Prato con 11.000 casi per 100.000 abitanti, Pistoia con 10.405, Pisa con 8.876, la più bassa Grosseto con 6.311.Complessivamente, 16.781 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (179 in più rispetto a ieri, più 1,1%).

Sono 38.717 (7.163 in più rispetto a ieri, più 22,7%) le persone, anch'esse isolate, in sorveglianza attiva perché hanno avuto contatti con persone contagiate (Asl Centro 14.309, Nord Ovest 15.208, Sud Est 9.200).

Le persone ricoverate sono complessivamente 406 (20 in più rispetto a ieri, più 5,2%), 61 in terapia intensiva (2 in più rispetto a ieri, più 3,4%).

Le persone complessivamente guarite sono 293.619 (750 in più rispetto a ieri, più 0,3%): 0 persone clinicamente guarite (stabili rispetto a ieri), divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all'infezione e 293.619 (750 in più rispetto a ieri, più 0,3%) dichiarate guarite a tutti gli effetti, le cosiddette guarigioni virali, con tampone negativo.Sono 7.493 i deceduti dall'inizio dell'epidemia cosi ripartiti: 2.403 a Firenze, 658 a Prato, 697 a Pistoia, 549 a Massa Carrara, 712 a Lucca, 760 a Pisa, 434 a Livorno, 568 ad Arezzo, 381 a Siena, 233 a Grosseto, 98 persone sono decedute sul suolo toscano ma erano residenti fuori regione.Il tasso grezzo di mortalità toscano (numero di deceduti/popolazione residente) per Covid-19 è di 204,3 per 100.000 residenti contro il 228,9 per 100.000 della media italiana (11° regione).

Per quanto riguarda le province, il tasso di mortalità più alto si riscontra a Massa Carrara (289,2 per 100.000), Prato (257,0 per 100.000) e Firenze (243,7 per 100.000), il più basso a Grosseto (106,6 per 100.000).

Intanto, gli infermieri lanciano l'allarme. «Salgono vertiginosamente i contagi degli operatori sanitari in Italia. E non possiamo più nasconderci: siamo nel pieno della quarta ondata, con la spada di Damocle della variante Omicron che pende sulle nostre teste.

Secondo il nostro ultimo report, che trae le mosse dalle elaborazioni dei dati di fonte Istituto Superiore Sanità e INAIL, sono 4684 i professionisti della salute che si sono infettati negli ultimi 30 giorni, avvicinandosi inesorabilmente a quota 5mila. Questo significa oggi, sempre tenendo conto delle percentuali INAIL di infermieri che si contagiano rispetto alla totalità del comparto (82%), che si stanno infettando 156 operatori sanitari ogni 24 ore, e di questi ben 128 sono infermieri.

Indubbiamente bene ha fatto la Regione Veneto, ad oggi tra le più esposte ai nuovi contagi, con quasi 6mila casi positivi nella sola giornata di venerdì scorso, ad aumentare la frequenza dei tamponi di infermieri e medici, arrivando a portarla ad ogni 4 giorni rispetto ai 10 iniziali.

Tutti siamo consapevoli che alla Liguria, Marche, Veneto e provincia di Trento, che hanno subito l’inevitabile ritorno alla zona gialla, presto si aggiungeranno altre regioni.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Il nostro sindacato, intanto, si sta attivando con i propri referenti locali, per avviare una nuova indagine interna e comprendere quali sono le criticità di regione per regione, sia per quanto concerne i contagi degli operatori sanitari che le possibili falle, che di certo non mancano, nelle strutture ospedaliere, e che finiscono come sempre per rappresentare un nuovo ostacolo da fronteggiare per i nostri infermieri, a partire da una carenza di personale che sulla base delle nostre inchieste tocca quota 80-85 mila quando i ricoveri raggiungono di nuovo l’acme e quando aumenta, di conseguenza, la necessità di maggiore supporto di nuovi professionisti al servizio della tutela della salute degli italiani.

Ecco la situazione in fase di aggiornamento.

Emilia Romagna: Contagi di operatori sanitari in aumento ma soprattutto ci risulta di Aziende che non hanno saputo far altro che bloccare nuovamente le ferie agli infermieri, che dopo ben due anni di Covid si vedono negare, ancora una volta, il legittimo congedo dal lavoro.

Campania: situazione che si fa sempre più difficile di giorno in giorno, con contagi di operatori sanitari, per fortuna pare tutti asintomatici, al San Giovanni Bosco, dove c’è un cluster in atto e ancora ci dicono contagi in atto all’Ospedale del Mare e a Sorrento. Siamo in attesa di conoscere i dati degli infermieri contagiati, rispetto ai quali le aziende sanitarie come sempre tengono i freni tirati.

Friuli Venezia Giulia: situazione tra le più critiche con 13 operatori sanitari contagiati nelle ultime 48 ore.

Umbria: carenza di posti letto a Perugia dove i pazienti vengono curati nei corridoi dell’ospedale. Cosa succederebbe se solo uno di questi malati fosse positivo al Covid con un assembramento del genere?

A questo punto, continua De Palma, è inevitabile rivolgere, da parte nostra, un appello alla Conferenza Stato Regioni, affinché tutti territori adottino gli stessi criteri, sia in tema di frequenza di tamponi (potrebbe andar bene ogni 4 giorni come ha deciso il Veneto), che in tema di monitoraggio dei livelli anticorpali al personale sanitario.

Non dimentichiamo che la risposta al vaccino dipende da persona a persona, e che tenere in servizio in un reparto Covid infermieri e/o medici con una carente risposta immunitaria, significa mettere a rischio il loro stato di salute e quello di tutti coloro che vi entrano a contatto.

Insomma, è necessario agire organizzativamente: bisogna mettere in sicurezza i sanitari con una scarsa risposta immunitaria, anche se sono stati vaccinati con 2 o 3 dosi.

Perché ancora si tergiversa? Possibile che in una emergenza del genere non si comprenda l'importanza di adottare un provvedimento univoco, che riguardi indistintamente tutte le aziende sanitarie da Nord a Sud?

Non possono essere solo le singole Regioni a presidiare tutto questo. Il Covid non riconosce perimetri, e passa da un territorio all'altro come fosse una palla di ping pong. Occorrono politiche di contrasto uniformi, provveda la Conferenza delle Regioni, impartendo indicazioni valide per tutti: in ballo ancora una volta c’è la salute degli infermieri come sempre i più esposti al rischio e naturalmente la salute collettiva degli italiani», chiosa De Palma preoccupato.

In evidenza