Una maxi operazione coordinata dalla procura di Prato portata a termine nel carcere La Dogaia, ha fatto emergere un sistema di illegalità. Nella Casa Circondariale sarebbero state ritrovate decine di telefonini e smartphone e indagati oltre a un centinaio di detenuti e alcuni agenti.
“Le notizie non ci sorprendono affatto. Da anni denunciamo, pressoché inascoltati, che le nostre prigioni sono piazze di spaccio e di gestione del malaffare in cui circola di tutto, dagli smartphone alle sostanze stupefacenti, ma non di rado anche armi e non solo rudimentali. Questo, peraltro, a dispetto del diuturno sacrificio delle 36 mila donne e uomini della Polizia penitenziaria che, in sottorganico di 18 mila unità, fanno ciò che possono in una situazione disastrata e subendo anche il caporalato di stato.
Ci riferiamo ai carichi di lavoro esorbitanti, sono 16 mila i ristretti in eccedenza, ai turni di servizio prolungati che raggiungono anche le 26 ore continuative, ma anche al lavoro straordinario non pagato o remunerato meno dell’ordinario. Ovvio che in queste condizioni non solo non si riesca ad adempiere efficacemente alla molteplicità delle funzioni, ma che qualcuno possa restarne vittima o approfittarne” dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Tutto ciò è palesemente riconducibile all’emergenza penitenziaria in atto, per le ragioni anzidette, ma anche per una disorganizzazione imperante e la continua contrazione della formazione per gli agenti. Oggi un agente all’atto dell’assunzione frequenta un corso di soli 60 giorni effettivi, di cui molti con didattica a distanza. Come dire, agente in 60 giorni chiavi in mano, dove le chiavi sono quelle delle celle. In altre parole, poliziotti penitenziari non formati adeguatamente, impreparati e mandati in servizio, loro malgrado, allo sbaraglio in quelli che sono i gironi danteschi carcerari. Ma anche agenti sconosciuti all’Amministrazione penitenziaria, perché il corso di formazione, che nelle altre forze di polizia dura dai 10 ai 12 mesi, non serve solo a istruire il neoassunto, ma anche a conoscerne le attitudini e, perché no, valutarne la rettitudine morale” aggiunge il Segretario della UILPA PP.
“Purtroppo, pensiamo che la situazione di Prato non sia molto dissimile da quella di molte altre carceri del Paese. Qualche settimana addietro, in un istituto calabrese, sono stati ritrovati smartphone nella loro confezione originale, quasi come se fosse stato allestito un supermarket. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Governo Meloni dovrebbero pensare ad azioni concrete per deflazionare la densità detentiva, potenziare compiutamente gli organici della Polizia penitenziaria senza per questo rinunciare alla formazione, e avviare riforme organizzative. Allo stato attuale le carceri sono diffusamente illegali, non rispondono a nessuno dei presupposti giuridici per il loro mantenimento e, oltretutto, generano sofferenza e morte. Solo ieri il suicidio del terzo operatore dall’inizio dell’anno, mentre sono già 36 i detenuti che si sono tolti la vita”, conclude De Fazio.
“Si conferma giusta la determinazione di Andrea Delmastro nel prevedere norme rigide e decise per rafforzare i controlli soprattutto nell’alta e media sicurezza. Complimenti alla Procura di Prato guidata da Luca Tescaroli, alla squadra mobile e a tutte le forze dell’ordine, a partire dagli agenti della Polizia Penitenziaria che, con il Nucleo Investigativo Centrale e il Gruppo Operativo Mobile, hanno collaborato per raggiungere questo brillante risultato e che già nei giorni scorsi avevano di impulso provveduto a sequestri di materiale non consentito” scrive, in una nota, la deputata pratese di Fratelli d’Italia Chiara La Porta.