Suicidi per crisi, Rossi: “Rispetto e commozione. Ma la Toscana sa aiutare”

"In Toscana contiamo oltre 80.000 disoccupati, una situazione insostenibile per la nostra reatà. Bisogna anche qui mettere in campo strumenti nuovi"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2012 18:02
Suicidi per crisi, Rossi: “Rispetto e commozione. Ma la Toscana sa aiutare”

Rispetto e commozione. Il presidente Enrico Rossi esprime questi sentimenti di fronte ai numerosi casi di suicidio di imprenditori, collegati alla crisi economica in atto. “Rispetto e commozione – ha affermato rispondendo alle domande dei giornalisti – perchè percepisco in queste vicende un segno di alta dignità personale. Ma sento anche un elemento di solitudine che va combattuta, riscoprendo il gusto della salidarietà e nuovi riferimenti valoriali. Non sempre è necessario avere successo per stare bene nella vita e nella società.

Dunque chi è in difficoltà chieda aiuto, in Toscana ci sono istituzioni, associazioni in grado di dare risposte a questa sofferenza”. “L’Italia di mezzo dispone di valori, strutture ed energie economiche, risorse ambientali e relazioni sociali e politiche che possono costituire una valida base per un modello di sviluppo nuovo, ricco di elementi di coesione e di giustizia sociale. Un modello che ci può far uscire dalla illusione liberista, da cui il nord del nostro paese esce completamente sconfitto sotto il profilo politico e culturale”.

Così si è espresso oggi il presidente Enrico Rossi nel suo intervento al convegno della Cgil sul tema “L’Italia di mezzo: quale modello di sviluppo” che si è svolto a Firenze nell’Auditorium della Cassa di Risparmio. “L’Italia di mezzo – ha proseguito il presidente Rossi – ha subito un lungo offuscamento fin dagli anni ’90. La contrapposizione tra Nord e Sud non gli ha lasciato spazio. La “curvatura” del capitalismo verso la finanza, il miscuglio di populismo e demagogia che è attecchito nel nostro paese hanno fatto perdere di vista alcuni valori e fatto pensare che lo stato sociale non fosse un arricchimento ma un freno alla concorrenza e allo sviluppo.

Nell’Italia di mezzo invece c’è un capitalismo familiare legato al territorio, una rete di imprese anche piccole che hanno fatto fronte alle difficoltà e hanno saputo affermarsi sui mercati, anche quelli stranieri. C’è un dato politico e culturale forte, un blocco sociale che ha tenuto a da cui si può ripartire”. Il presidente Rossi ha quindi indicato alcune direzioni di lavoro. La prima: il credito. “Abbiamo bisogno di idee nuove – ha detto – capaci di ribaltare la situazione attuale e evitare il rischio dello smantellamento di un intero sistema produttivo.

che ha dimostrato solidità econmica e sociale e che ha saputo internazionalizzarsi. Non metto all’indice il sistema del credito ma siamo arrivati a un punto di svolta e sentiamo la necessità di strumenti nuovi”. Secondo punto: l’occupazione. “In Toscana contiamo oltre 80.000 disoccupati, una situazione insostenibile per la nostra reatà. Bisogna anche qui mettere in campo strumenti nuovi. Penso ad esempio alla possibile “forzatura” dell’utilizzo del contratto di solidarietà, che potrebbe andare nella direzione del mantenimento delle risorse umane e delle potenzialità produttive del territorio.

Nello stesso tempo le istituzioni stesse dovrebbero riprendere un ruolo di promozione del lavoro, ad esempio sui beni collettivi, su cui invece il pubblico è stato costretto ad arretrare”. Infine per le infrastrutture il presidente ha ripreso il tema del corridoio est-ovest su cui, ha concluso, c’è grande interesse anche a livello europeo. Susanna Cressati

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