Firenze, 7 settembre 2024 – Dal 2020 al 2023 si è registrato un’escalation di aggressioni verbali o fisiche al personale medico e sanitario della Toscana: oltre mille nei primi sei mesi dello scorso anno, un aumento del 30% in tre anni. Il 13% delle violenze si è verificato in ambito psichiatrico e l’11% nei pronto soccorso. Il 56,7% del personale sanitario toscano è stato vittima di aggressioni e il 50% ha subito più di un episodio di violenza. Più della metà dei lavoratori under 30 ha subito violenza durante l’esercizio della professione. Le vittime sono per il 59% donne.
Sono i dati emersi durante la conferenza stampa, tenuta oggi, dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Firenze e dal sindacato Anaao Assomed per illustrare i nuovi dati sulle violenze in Toscana e le proposte dei medici. Erano presenti l’assessore regionale alla Sanità Simone Bezzini, la direttrice generale dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi Daniela Matarrese, il dg dell'Azienda Usl Toscana Centro Valerio Mari, il responsabile della struttura igiene e organizzazione ospedaliera dell'ospedale Meyer Francesco Puggelli, il direttore sanitario dell'Ispro Roberto Gusinu e la presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze Linda Vignozzi.
I numeri sulle violenze ai danni dei medici andranno a comporre il report “Violenza nella professione medica”, ricerca commissionata dall’Ordine dei Medici della provincia di Firenze, che verrà presentata il 16 novembre durante un convegno all’Auditorium dell’Ospedale Santa Maria Annunziata di Bagno a Ripoli.
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“Serve un patto con le istituzioni per arginare un fenomeno in crescita esponenziale – dice Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze- Chiediamo più sicurezza, servono quindi forze di polizia all'interno degli ospedali, la realizzazione di protocolli d’intesa tra Asl e forze dell’ordine in base ai quali polizia e carabinieri intervengano immediatamente in caso di aggressioni ai danni di medici e infermieri. Chiediamo, inoltre, che le minacce vengano perseguite d'ufficio e non a querela di parte. Medici e personale sanitario devono poter svolgere il proprio lavoro in serenità”.
“Oltre alle misure invocate dal Presidente Dattolo, chiediamo che le aziende stilino una mappa dettagliata dei reparti maggiormente a rischio e si facciano carico della tutela legale dei loro dipendenti - sottolinea Gerardo Anastasio, segretario dell’Anaao Assomed- Considerato, però, il momento storico che stiamo vivendo e la violenza quotidiana che permea il contesto sociale, c’è bisogno anche di un rinnovato patto coi cittadini e di iniziative di sensibilizzazione a partire dalle scuole. Auspichiamo che le nostre proposte vengano accolte dalle istituzioni: noi siamo pronti a fare la nostra parte”.
«Stiamo assistendo ad una escalation di violenze, nei confronti dei professionisti sanitari, che non aveva mai toccato, se guardiamo agli ultimi 10 anni, un livello di brutalità e soprattutto di pericolosità così elevato. Non possiamo più nasconderci: oggi medici e infermieri, in primis nei pronto soccorsi e nei reparti di emergenza urgenza, e poi durante gli interventi del 118, senza dimenticare i reparti psichiatrici, possono anche arrivare a rischiare la vita! Questo pericolo, che in passato non era nemmeno immaginabile, adesso, vista la natura dei recenti episodi, prende drammaticamente forma.
Chiediamo a gran voce che il Ministro degli Interni faccia il punto sulla gravità della situazione, monitorando, se necessario, ospedale per ospedale, per comprendere il livello di sicurezza legato alla presenza degli agenti e all’organizzazione delle aree più delicate, e soprattutto che venga attuato un indispensabile nuovo piano di reclutamento delle forze dell’ordine, aumentando non solo i presidi fissi nei pronto soccorsi, ma soprattutto allargando la presenza temporale giornaliera dei poliziotti.
Infatti, secondo la nostra indagine, in nessun ospedale italiano, dopo la mezzanotte, viene oggi, incredibile ma vero, garantita la presenza di agenti, ma solo, in alcuni casi, di ronde notturne esterne ad opera vigilantes, abbandonando totalmente a se stessi i professionisti sanitari nella fascia oraria potenzialmente più critica, ovvero mezzanotte-7 del mattino successivo.
In assenza di un numero adeguato di uomini delle forze dell’ordine, si rende indispensabile pensare ad una modalità "Ospedali Sicuri", con la presenza del nostro esercito nelle strutture sanitarie, partendo da quelle delle città capoluogo e in quelle con maggiore bacino di utenza. Non possiamo aspettare!» Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Del resto le abbiamo contate una per una, e seppur tristemente abituati, da anni, a raccontare, attraverso la nostra attività di comunicazione, il dramma delle aggressioni contro i professionisti sanitari, di fronte ai numeri “abnormi” di episodi, in passato, mai così feroci e inumani, siamo rimasti davvero esterrefatti.
Con il supporto dei cronisti locali, infatti, regione per regione, siamo arrivati a calcolare ben 34 episodi di cronaca nera ufficiali, tra aggressioni fisiche e verbali, consumate tra ospedali, ambulatori e operatori del 118, nel mese di agosto appena trascorso. 34 episodi su 31 giorni, incredibile ma vero! I calci e i pugni sembrano essere addirittura finiti in fondo alla vergognosa classifica delle tipologie di violenza.
Non si erano mai viste 50 persone che aggrediscono tutte insieme medici e infermieri, costretti a barricarsi in una stanza di pochi metri quadrati, arrivando anche a ferire uno di essi con calci al volto, in preda, lasciatecelo dire, a veri e propri raptus di follia che hanno caratterizzato la maggior parte di questi fatti di cronaca. E’ notizia recentissima, poi, che uno professionisti aggrediti, avrebbe intenzione di rassegnare le dimissioni», continua De Palma.
Di fronte ad un pericoloso scenario di mala cultura così evidente, di fronte a immagini a cui non vorremmo più assistere, davanti ad una drammatica e crescente brutalità e ad una pericolosa esasperazione dei cittadini, che sembra non volersi affatto placare, e in un clima sempre più avvelenato, occorre, secondo noi, una immediata convocazione del Comitato Nazionale dell’Ordine per la Sicurezza Pubblica che fa capo al Viminale, al fine di comprendere il modus operandi da mettere in atto.
Vanno rafforzate le misure di sicurezza nei pronto soccorsi, dal momento che, non è possibile, in piena notte, prevedere le reazioni di soggetti in preda ai fumi dell’alcol o sotto effetto di sostanze stupefacenti, oppure affetti da disturbi psichici, così come non è immaginabile gestire, come è accaduto a Foggia, la reazione improvvisa di paura, angoscia e rabbia di parenti e familiari che hanno appena vissuto la tragedia del decesso improvviso di un parente.
Le aree più delicate dei pronto soccorsi vanno chiuse agli accessi esterni, come accade già in qualche ospedale, creando una netta separazione tra le sale di aspetto, dove si fermano i parenti, e le stanze delle cure, così come potrebbero essere installati metal detector, perché non è possibile che nelle corsie degli ospedali facciano addirittura il loro ingresso le armi.
Nello stesso tempo auspichiamo che deputati e senatori, indipendentemente dal colore politico, si rendano partecipi di promuovere una indagine parlamentare, per comprendere “le evidenti falle del sistema” e lavorare sul fronte legislativo per tutelare maggiormente i professionisti sanitari, rivedendo, se necessario il codice penale rispetto alle norme attuali, mentre i cittadini, per fasce di età, nelle principali città, da Nord a Sud, potrebbero essere invitati a partecipare a proficui “comitati di ascolto” con i professionisti sanitari, negli ospedali, nelle scuole e nei luoghi di lavoro, laddove sarebbe più agevole comprendere, finalmente, che medici e infermieri non sono affatto i nemici da eliminare» conclude De Palma.