Aggressioni al personale sanitario in Toscana: ecco la strategia

Gruppi di lavoro e report mensili di analisi. A Prato sarà potenziata la videosorveglianza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 settembre 2018 14:13
Aggressioni al personale sanitario in Toscana: ecco la strategia

 La sicurezza del personale sanitario rispetto al rischio di aggressioni è una tematica a cui l’Azienda riserva da tempo una particolare attenzione. Per contrastare il fenomeno e sulla base dei dati che individuano nei Pronto Soccorso, nei Cup e nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e cura e nell’infermiere la qualifica professionale più a rischio, l’Azienda ha costituito un gruppo di lavoro specifico e una specifica procedura di prevenzione degli atti di violenza.

Per quanto riguarda il territorio, invece, le sedi della Continuità assistenziale (guardia medica) saranno attrezzate su tutte e quattro le aree territoriali dell’Azienda (Empoli, Firenze, Pistoia, Prato) per una maggiore tutela per i medici, secondo gli obblighi previsti dall’accordo regionale che ha rinnovato e valorizzato la figura della Continuità assistenziale. In pratica le azioni a maggiore tutela dei medici si concentreranno da una parte sulla dotazione di apparecchiature per favorire dalla propria postazione internal’identificazione verso l’esterno; dall’altra attraverso la registrazione delle telefonatedegli utenti.

Misure tutte che trovano la Ausl Toscana centro in linea con quanto previsto dalladelibera regionale del 6 Agosto 2018 relativa alla sicurezza del personale sanitario che sottolinea la necessità di “assicurare maggiori livelli di sicurezza nelle strutture sanitarie per quanto concerne i fenomeni di aggressione agli operatori sanitari e agli utenti”.

Nello specifico l’Azienda ha messo in campo una serie di azioni mirate a partire dalladivulgazione tra i propri lavoratori deldocumento attuativo della raccomandazione ministeriale 8/2017 per prevenire atti di violenza a danno degli operatori sanitari. Periodicamente realizza un monitoraggio delle situazioni operative per identificare le maggiori vulnerabilità e analizza i dati relativi a episodi di violenza (con report mensili) che si verificano nei diversi contesti aziendali per i quali è costituito un apposito gruppo di lavoro multidisciplinare.

Inoltre, anche se non in maniera sistematica ma nei presidi in cui sono in corso progetti di nuova costruzione può essere fatta una valutazione in funzione della eliminazione o riduzione dei rischi connessi alla violenza. Questo, per esempio, è quanto sta avvenendo presso l’ospedale Santa Maria Annunziata, dove sono in corso lavori di ristrutturazione. Quanto alle iniziative formative, al momento hanno riguardato i lavoratori dei Servizi Sociali con specifici incontri formativi sul tema.

Altro è quanto l’Azienda riesce a garantire attraverso i posti fissi di polizia e un servizio di sorveglianza e videosorveglianza nei suoi presidi ospedalieri. I posti fissi di polizia presidiati nelle ore diurne da un poliziotto della Polizia di Stato sono collocati nei Pronto Soccorso dei presidi ospedalieri di Santo Stefano a Prato, San Giuseppe a Empoli, San Jacopo a Pistoia, San Giovanni di Dio a Firenze e al Santa Maria Nuova di Firenze.

Il servizio di sorveglianza, invece, è assicurato dalla presenza di guardie giurate h24 o h12 che effettuano un pattugliamento continuo di tutto l'ospedale con passaggi frequenti e ripetuti nella sala di attesa del Pronto Soccorso, soprattutto nelle ore notturne. Impianti video a circuito chiuso con registrazione h24 sono collocati nelle aree valutate ad elevato rischio. Intanto all’ospedale Santo Stefano di Prato sono in corso le procedure per il potenziamento della videosorveglianza interna.«È inaccettabile che ci siano episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari» queste le parole dell'Opi di Firenze-Pistoia in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari, in corso oggi e indetta dalla FNOMCeO e dagli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Puglia, in memoria di Paola Labriola, psichiatra barese uccisa mentre era in servizio.

«Gli infermieri, come i medici, sono i professionisti maggiormente esposti a questa problematica – proseguono da Opi Firenze-Pistoia - diventando spesso la valvola di sfogo per le inefficienze ed i ritardi che, invece, appartengono al sistema. Per questo, rischiano molto spesso di non poter svolgere con serenità il proprio lavoro, soprattutto quando prestano servizio nei turni notturni e nei servizi critici, come nel caso dei Dipartimenti di Emergenza e dei Pronto Soccorso. L’OPI Firenze - Pistoia crede fermamente che sia necessario tenere alta l’attenzione su questo tema. Sarebbe quanto meno opportuno, inoltre, che venisse intensificata la vigilanza nelle strutture sanitarie ma anche che fossero potenziati i servizi e il supporto psicologico per i pazienti e per le loro famiglie».

In evidenza