Responsible Care: una chimica sostenibile con meno emissioni e meno infortuni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 dicembre 2007 15:08
Responsible Care: una chimica sostenibile con meno emissioni e meno infortuni

FIRENZE, 4 DICEMBRE 2007- “Responsible Care” è il programma volontario dell’Industria Chimica mondiale basato sull’attuazione di principi e comportamenti riguardanti sicurezza e salute dei dipendenti, la protezione ambientale, e l’impegno alla comunicazione dei risultati raggiunti, in un’ottica di miglioramento continuo, significativo, tangibile. In altre parole, l’obiettivo è una chimica sostenibile. “Desideriamo costituire anche in Toscana un comitato regionale di Responsible Care, che sia in grado di attivare sensibilità e rapporti tra le imprese e le amministrazioni locali”, ha annunciato Cesare Puccioni, vicepresidente di Federchimica.

“La Toscana ci sembra un territorio particolarmente strategico per questo dialogo: qui ci sono alcune province a propensione chimica, che hanno particolare attenzione alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente”. Le aziende che ad oggi aderiscono al programma “Responsible Care” in Toscana sono 13 delle circa 220 che operano nel settore, ma rappresentano primarie realtà industriali sia a livello nazionale che internazionale, consolidando nel solo territorio regionale un fatturato pari a circa un miliardo di euro, il 44% del totale dell’industria chimica toscana.

Nel solo 2006 le industrie aderenti hanno investito circa 45 milioni di euro (il 4,5% del fatturato), per sicurezza, salute e ambiente, in buona parte anche in operazioni di bonifica dei siti industriali. Questo dato è estremamente positivo se si considera che a livello nazionale le imprese aderenti a “Responsible Care” spendono annualmente il 3,1% del proprio fatturato. «La formazione continua – ha sottolineato il vicepresidente nazionale “Responsible Care” Luigi Mansi - ha permesso alle aziende toscane aderenti al programma di registrare una consistente diminuzione degli incidenti sul lavoro, passando da un indice di frequenza di 12,7 infortuni per milione di ore lavorate nel 2002 al 9,0 nel 2006, ponendosi in Toscana in una posizione di privilegio rispetto al totale dell’industria manifatturiera (indice 2006 = 21,6) e all’Agricoltura (indice 2006 = 15,8)».

"La politica industriale regionale ha individuato nella chimica un settore altamente strategico” - ha rilevato Ambrogio Brenna, assessore alle attività produttive della Regione Toscana intervenendo all’incontro odierno – “chiamato a svolgere un ruolo di primo piano nei processi di sviluppo del territorio; un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza e sulla qualità delle produzioni, nel pieno rispetto di adeguate garanzie sociali e ambientali. Per questo il Piano Regionale dello Sviluppo Economico 2007-2010 destina esplicitamente al comparto chimico uno specifico Progetto Integrato di Innovazione.

Ciò significa da parte della Regione un forte impegno nel coordinare una pluralità di linee di intervento, potenziare le filiere produttive, integrare la dotazione infrastrutturale, sostenere in particolare quei progetti di investimento industriale capaci di sviluppare a 'sistema' la ricerca e l'innovazione tecnologica, la sicurezza, la prevenzione ambientale e la politica energetica." "Potremmo sviluppare progetti, in materia ambientale ed energetica, che consentano alla Toscana di essere all'avanguardia in termini di competitività e innovazione - ha aggiunto Anna Rita Bramerini, assessore alla tutela ambientale e all'energia della Regione Toscana.

Anche con il supporto del mondo dell'impresa riusciremo a raggiungere gli obiettivi fissati dall'Europa per il 2020".

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