Kashmir: non è tutto uguale, e il made in Italy conferma una miglior qualità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 gennaio 2007 22:35
Kashmir: non è tutto uguale, e il made in Italy conferma una miglior qualità

Prato, 19 gennaio 2007- 100 capi di abbigliamento acquistati nella grande distribuzione (prodotti a marchio e non a marchio), nei negozi al dettaglio (monomarca e plurimarca), e nel commercio ambulante; capi in maglia ed in tessuto ed accessori, etichettati in parte 100% kashmir e in parte misti; per poco più di un terzo made in Italy, il restante di importazione o di origine non dichiarata: questo il campione su cui è stata effettuata l’indagine presentata nel corso del convegno “Kashmir: andamento del mercato e tutela del prodotto.

Orientamento delle strategie degli operatori e scelte consapevoli dei consumatori”, organizzato dall’Unione Industriale Pratese e dalla Camera di Commercio di Prato con il contributo di BSP Broker di Assicurazioni, che si è svolto oggi a Prato. Al convegno era stato concesso anche il patrocinio del Consolato di Mongolia in Italia.
Ad effettuare le analisi sui 100 capi sono stati due laboratori specializzati di Prato, quello dei Magazzini Generali annesso all’Istituto Tecnico Tullio Buzzi, ed il Laboratorio di Analisi Prove e Ricerche Tessili: due strutture prestigiose, fra le 15 a livello internazionale riconosciute dal CCMI (Cashmere & Camel Hair Manufacturers Institute, l’organizzazione internazionale di tutela della fibra del kashmir) ed accreditati SINAL.
I risultati hanno evidenziato situazioni di grande differenziazione soprattutto in relazione ai canali distributivi in cui si sono acquistati i capi ed alla loro origine.
Per quanto riguarda la conformità o meno all’etichettatura (cioè se il kashmir dichiarato è effettivamente presente del capo), sono emersi dati negativi per il 27% dei capi acquistati al dettaglio, per il 41% dei capi acquistati nella grande distribuzione e per ben l’85% dei capi acquistati presso ambulanti.

Interessante la constatazione che sussistono sostanziali differenze anche fra le diverse catene della grande distribuzione e fra i vari monomarca.
Dal punto di vista dell’origine, la percentuale di non conformità emersa è del 24% sui prodotti made in Italy e del 52% per i prodotti di importazione e di origine non dichiarata.
Al di là delle conformità rispetto all’etichettatura, sono state effettuate anche valutazioni sulla qualità di parte dei prodotti oggetto di esame, con particolare riferimento alla risposta a tre cicli di lavaggio e asciugatura ed alla resistenza alla formazione di pilling.

I capi made in Italy escono in media significativamente meglio degli altri.

Emerge dall’analisi, implicitamente, un vademecum per l’acquisto sicuro - o quantomeno il più possibile sicuro – e di qualità:
Acquista in canali distributivi controllati, negozi o strutture di grande distribuzione
Acquista preferibilmente capi made in Italy
Acquista capi il cui prezzo sia di almeno 400 euro al chilo (comprensivo del costo della fibra e delle lavorazioni e del margine dei produttori e degli operatori commerciali: prezzi inferiori non sono realistici)
Ricorda sempre che c’è kashmir e kashmir: i livelli qualitativi non sono affatto omogenei.

Capi made in Italy di alto livello garantiscono generalmente una resa migliore nel tempo
Il kashmir che dà affidamento di essere effettivamente tale e con un buon prezzo - quindi di livello non straordinario - è comunque una fibra di grande piacevolezza: lo si può comprare tranquillamente, consapevoli comunque che non avrà le stesse prestazioni del top di gamma.

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