Due anni dalla morte di Marcello Lonzi
La condizione dei detenuti a Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2005 13:40
Due anni dalla morte di Marcello Lonzi<BR>La condizione dei detenuti a Firenze

(6 luglio 2005) – L’assessore provinciale alle Politiche sociali Alessandro Martini, il Dott. Giuseppe Caputo e il Prof. Emilio Santoro dell’associazione ‘L’Altro diritto’ hanno presentato stamani i risultati dello sportello ‘Documenti e tutele’ attivato presso il carcere di Sollicciano e sostenuto dalla Provincia di Firenze. “L’accesso ai benefici previsti dal nostro ordinamento a sostegno dei redditi delle persone e delle famiglie indigenti rappresenta uno strumento per alleviare la condizione di estrema povertà in cui si trovano molti detenuti – spiega Martini - La scarsa conoscenza dei diritti e delle prassi seguite dagli Enti per l’erogazione dei servizi rende spesso difficoltoso l’accesso ai diritti sociali”.

Lo sportello sostenuto dalla Provincia punta a garantire questo accesso.
“La maggior parte della gente che entra in carcere – osservano Santoro e Caputo - vive in condizioni economiche disastrose e con redditi al di sotto della soglia di povertà, da ciò l’esigenza di garantire loro l’accesso alle misure a sostegno del reddito”.
Esemplare in tal senso è la condizione dei detenuti del Carcere Fiorentino di Sollicciano dove circa il 10% ha presentato richiesta per assegni familiari.

Si noti che la condizione per richiederli è quella di essere produttore della maggior parte del reddito della famiglia. A questo 10% di detenuti che ha sicuramente lasciato la propria famiglia in condizione di povertà, vanno aggiunti tutti quegli altri detenuti che non hanno potuto chiederli perché non ammessi al lavoro (si tratta del 70% a Sollicciano). Di questi ultimi si ignora dunque la situazione economica, anche se dai dati già analizzati sui tassi di disoccupazione e sulle regioni di provenienza si può presumere che essa sia al di sotto della soglia di povertà.

Si pensi poi che al 5 luglio 2005 nel carcere di Sollicciano, circa 150 detenuti su 1000 risultavano avere il conto a zero. A questi andrebbero poi aggiunti tutti gli altri detenuti che, pur non avendo il conto in rosso, hanno cifre modestissime provenienti da donazioni di volontari o dal modesto sussidio dato dall’Amministrazione Penitenziaria. Circa il 60 per cento dei detenuti a Sollicciano è formato da cittadini stranieri.
Utile è confrontare questi dati con quelli nazionali. Secondo i dati del Ministero della Giustizia al 30 Giugno 2004, su un totale di 56.532 detenuti presenti nelle carceri italiane, 14.437 risultavano occupati, 14.373 disoccupati e per ben 24.567 non risulta rilevata alcuna attività lavorativa (perché illegale o perché costituita da lavoro nero).

Non molto diversa la situazione occupazionale delle donne in carcere, su 2660 detenute solo 354 risultavano occupate, mentre 800 erano disoccupate, circa 600 casalinghe o in cerca di occupazione e per 778 non risulta rilevata alcuna attività lavorativa. Se si guarda poi al grado di istruzione si nota che il 38% è in possesso di licenza media, il 27% di licenza scuola elementare, il 6,2% non ha nessun titolo, 1,4% è analfabeta, mentre i diplomati sono solo l’8% ed i laureati meno dell’1%. Il quadro si completa se si analizza la provenienza geografica dei detenuti.

Su un totale di 56.532 detenuti il 46,15% (26.087) proviene dal meridione d’Italia, il 32,87% (18.584) da paesi stranieri, il 13,56% (7.666) dalle regioni del nord e il 7,4% (4.187) dalle regioni del centro. Risulta evidente che il carcere è abitualmente frequentato da soggetti provenienti dalla zone economicamente e socialmente svantaggiate del nostro paese nonché da stranieri provenienti da paesi poveri.

Domenica 10 luglio ore 16 presidio silenzioso per ricordare Marcello Lonzi trovato morto nella sua cella, l'11 luglio 2003, in circostanze non chiarite.
"In occasione del secondo anniversario della morte di mio figlio andrò nel piazzale davanti alla Casa Circondariale delle Sughere a depositare un mazzo di fiori - scrive Maria Ciuffi- Invito tutti coloro che mi sono stati vicino e si sono occupati del caso e tutti coloro che vogliono rendere omaggio a mio figlio a venire domenica 10 luglio dalle ore 16 davanti al carcere delle Sughere per un presidio silenzioso in sua memoria".

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