Il distretto tessile non produce più ricchezza

Redazione Nove da Firenze
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18 febbraio 2005 22:28
Il distretto tessile non produce più ricchezza

PRATO - Non l’ha prodotta negli ultimi cinque anni, tra il 1999 e il 2003, durante i quali il valore aggiunto del settore tessile ha subito un calo del 6% rispetto al periodo precedente (1998 – 2002). Notevoli le performance del settore edile (3,5%) e dei servizi alla persona (+5%): è l’unica buona notizia in un quadro complessivo che vede il distretto pratese in crisi rispetto alla sua capacità di produrre ricchezza (-6% rispetto al periodo 1998 – 2002).

Sono solo alcuni dei dati e degli spunti di riflessione che si possono estrapolare da uno studio statistico presentato da Confartigianato Imprese Prato: un vero e proprio osservatorio (il primo in città) sulle capacità di generare ricchezza da parte delle imprese artigiane della provincia, passando attraverso l’esame degli indici del valore aggiunto sui ricavi.



Sono dati preoccupanti, come li giudica il segretario di Confartigianato Prato, Pierluigi Galardini, “perchè non fanno altro confermare il trend negativo di cui il distretto ha risentito negli ultimi anni”. Dati preoccupanti perché, leggendo attentamente i dati, sembra che nell’ultimo quinquennio il valore aggiunto sia diminuito più del fatturato, pregiudicando il posizionamento competitivo dell’azienda sul mercato.

Nel periodo 1998 – 2002, infatti, il rapporto tra costi esterni e ricavi era diminuito del 2,3% mentre, nel periodo 1999 – 2003, lo stesso rapporto ha avuto un ulteriore ribasso del 2,7%.



Ma la vera sorpresa è data dal trend positivo di cui godono l’edilizia e l’area dei servizi alla persona e del benessere. Un settore, quello delle costruzioni che ha aumentato il fatturato del 45,30% con un vero e proprio boom nel 2000 mentre, per quanto riguarda i servizi alla persona, la crescita dei ricavi è stata del 4,43% con un aumento del valore aggiunto pari al 5,12%.“Questi numeri sono la dimostrazione più evidente che il distretto tessile sia sta diversificando negli altri settori.

Settori che dobbiamo favorire e incoraggiare”, fa notare Galardini. E il tessile? Le notizie che arrivano dall’elaborazione statistica di Confartigianato non sono buone. “In questo comparto – spiega Luca Galli, responsabile dell’ufficio studi di Confartigianato – il valore aggiunto diminuisce principalmente a causa della contrazione delle vendite. Colpisce in modo particolare il crollo delle tessiture e la caduta verticale degli investimenti in questo settore, con un’incidenza che passa dal 74% al 68% del valore”.


Anche il vicepresidente Lido Grazzini è preoccupato per le sorti del tessile. “Quella che è stata per tanto tempo la fortuna di quest’area produttiva si sta trasformando in una vera e propria sfortuna”, ha detto Grazzini. Una cosa è certa, secondo il vicepresidente di Confartigianato Prato. Che “il tessile pratese si può salvare solo se sarà fatto il provvedimento sulla rintracciabilità dei prodotti, ma questo non dipende solo dalla volontà dei pratesi”.
C’è anche chi, come il segretario Galardini, propone di collegare la produzione alla produzione per rilanciare il tessile, sulla scia di analoghi progetti presentati da Confartigianato, come “Le reti della moda”.

“Ma – fa osservare infine Galardini - ci vuole tempo per trasformare un modello produttivo e, soprattutto, ci vuole la volontà politica di apportare un simile cambiamento alla nostra economia. Ad oggi non ci sono segnali concreti che vanno in questa direzione”.

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