Giovedì 17 febbraio h 21, la compagnia teatrale Aida al “ Teatro Cantiere Florida” di Firenze , con Mi chiamano Garrincha

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 febbraio 2005 20:08
Giovedì 17 febbraio h 21, la compagnia teatrale Aida al “ Teatro Cantiere Florida”  di Firenze , con <I>Mi chiamano Garrincha</I>

Liberamente ispirato a Lettera a mio Figlio sul calcio (Mondadori Milano, 2002) di Darwin Pastorin, noto giornalista sportivo. L'adattamento teatrale è del regista e attore Fabio Mangolini da un'idea originale della giornalista Rai Maria Grazia Capelli, musiche originali di Cesare Picco, lo spettacolo vede inoltre la gentile partecipazione di Bruno Pizzul che ha prestato la sua inconfondibile voce per sottolineare alcuni momenti dello spettacolo. “Mi chiamano Garrincha” è un monologo teatrale sul calcio, ispirato al racconto di uno che ha vissuto questo sport prima con gli occhi del bambino, poi del tifoso e infine del giornalista sportivo con il vizio della letteratura.

Darwin Pastorin quelle storie e quei volti da figurina se li porta incollati sull’album, personalissimo, della sua anima. Storie belle, gesti di grande umanità e di altrettanto grande miseria, sconfitte inaspettate, epiloghi tragici. Storie speciali, dedicate a tutti i bambini del mondo e ai "perdenti vestiti di sogno" narrati da Osvaldo Soriano.
Garrincha , quello vero, nacque poliomielitico in una famiglia brasiliana delle favelas, firmava con una “X” e camminava claudicante, ma in campo per la sua destrezza intontiva gli avversari con la sua finta straordinaria.

Insuperabile “ l’uccellino canoro” calciatore e gentiluomo morto in solitudine nel gennaio 1983. Garrincha, l’altro, è zoppo, per questo non ha mai potuto giocare a calcio, la sua passione, il grande sogno della sua vita. E’ nato a São Paulo il giorno in cui Garrincha, quello vero, esordiva nella nazionale verde-oro. Un predestinato, insomma. Peccato solo per quell’essere storpio d’una gamba, la sinistra, con quell’incedere che ne fa un essere degno di tenerezza. Per lui il mondo è rotondo ed è coperto di pelle bianca e nera, come un pallone di calcio.

E il pallone per lui è culla, casa, fiume, stella, abisso, vertigine. Ha viaggiato per le strade del mondo dietro al calcio. Ha conosciuto grandi calciatori e bambini con i piedi nudi che correvano dietro a un palla fatta di stracci. Ha visto persone gioire, altre piangere disperate, ha raccolto le loro storie, le ha stampate nel cuore e adesso le racconta. Pelé, Maradona, Gigi Meroni, Gaetano Scirea, Gigi Riva, Pietro Anastasi…… Garrincha ha un sogno, il suo sogno. Tirare un calcio di rigore e segnare.

Ma non un calcio di rigore qualsiasi: l’ultimo rigore nella finale dei Campionati del mondo, quello da cui dipende tutto ma tutto davvero. Garrincha, muove le gambe sul posto, con gli occhi negli occhi del portiere, si muove, tre passi di corsa, il vento nelle orecchie, negli occhi, nei capelli, attorno al collo, fra le dita, nei polmoni, giù, boccate di vento, un boato d’uragano nell’aria ferma dello stadio ammutolito. Il piede sinistro che tocca la sfera. Poi solo un urlo. Goal!
Informazioni: Teatro Cantiere Florida via Pisana 111, 50143 Firenze.

Tel 055-7135357 cantiere.florida@elsinor.net

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