Firenze, 6 marzo 2003. I piani di investimento in infrastrutture di trasporto e comunicazioni possono rappresentare un fattore cruciale per lo sviluppo dell'economia toscana nei prossimi anni. E' questo in estrema sintesi il quadro che emerge dal rapporto di Unioncamere Toscana e di Prometeia - L'economia della Toscana e delle sue province. Scenario al 2005 - presentato dal Presidente dell'Unione regionale, Pierfrancesco Pacini.
"Il prevalente orientamento delle opere pubbliche a favore dell'area meridionale - ha spiegato Pacini - rappresenteranno un limite allo sviluppo della Toscana, riducendo gli effetti della ripresa nelle altre componenti della domanda".
Una dinamica insoddisfacente degli investimenti in costruzioni potrebbe di fatto, portare ad una crescita debole del Pil ed ad un significativo rallentamento della dinamica dell'occupazione.
L'indagine commissionata da Unioncamere all'istituto bolognese, intende costruire gli scenari al 2005 dell'economia regionale e delle sue province, attraverso una mappa degli elementi di innovazione e dei processi di trasformazione in corso, per individuare gli elementi critici ed i gradi di libertà ancora disponibili.
"Vogliamo offrire - ha commentato Pacini - un quadro conoscitivo completo dell'economia territoriale che possa rappresentare, di fronte all'incertezza congiunturale, uno strumento strategico nella definizione dei possibili spazi di manovra per le politiche locali".
Tre i fattori determinanti sui quali basa l'indagine, selezionati tra quelli che sono al centro del dibattito attuale e che possono essere analizzati sulla base di informazioni quantitative sufficientemente affidabili:
* Le prospettive dell'economia mondiale, che si riflettono in particolare sulle esportazioni e sul turismo internazionale della Toscana e delle sue province.
* Le scelte di politica economica nazionale e regionale, con particolare riguardo alle opere pubbliche.
* La dinamica demografica che sta ponendo forti vincoli allo sviluppo delle regioni centro settentrionali, in quanto impatta in modo rilevante sulla disponibilità di manodopera e di conseguenza sullo sviluppo potenziale del PIL regionale.
Se non si tenesse conto della componente migratoria la popolazione toscana residente si sarebbe drasticamente ridotta (-4,2% nel decennio 1991-2000).
Dalle analisi della situazione congiunturale attuale condotte da Unioncamere, e dai vincoli che possono derivare allo sviluppo dell'economia dalla dinamica demografica e dal processo di invecchiamento della popolazione, emergono due scenari al 2005 alternativi: il primo, più cauto, è basato sul Rapporto di previsione di Prometeia; il secondo include i risultati delle indagini congiunturali condotte dall'Unione Italiana delle Camere di commercio e le previsioni occupazionali dell'indagine Excelsior 2002.
Si tratta di uno scenario più espansivo, ipotizzato a livello nazionale.
Le due previsioni si differenziano su alcuni punti critici: quali l'orientamento più o meno espansivo della politica economica nazionale, la possibilità di realizzare i progetti di infrastrutturazione proposti a livello nazionale e regionale e, in generale, sulla dinamica dell'economia mondiale e di quella italiana nel triennio 2003-2005.
Dal confronto fra i due scenari emerge come uno dei fattori determinanti sia rappresentato dal fatto che i piani di investimento straordinario in infrastrutture non privilegiano il nostro territorio.
D'altra parte però la Regione Toscana ha predisposto un piano pluriennale di investimenti finanziati con proprie risorse. "E' dunque possibile che l'intervento diretto della Regione nel finanziamento delle opere pubbliche - ha commentato Pacini - contribuisca a mutare in modo significativo il quadro tracciato negli scenari precedenti e consenta all'economia toscana di crescere a tassi più sostenuti (vicini al 3%), anche in presenza di una ripresa più lenta del commercio internazionale".
L'articolazione provinciale degli scenari, presi ad esame dall'indagine Unioncamere Toscana Prometeia, permette infine di evidenziare con maggiore precisione il quadro dei rischi e delle opportunità che l'economia toscana si trova ad affrontare.
L'impatto dei fattori critici indicati assume infatti connotazioni diverse nelle singole province, in funzione della maggiore apertura alle esportazioni ed al turismo internazionale, del maggior coinvolgimento nei piani di investimento infrastrutturali e delle caratteristiche dello sviluppo demografico.
LO SCENARIO DI BASE: CAUTO MA NON ECCEDE IN PESSIMISMO
* Il quadro dell'economia italiana appare caratterizzato da una crescita molto debole del PIL nel 2002 (+0,5%), imputabile alla riduzione degli investimenti (-1,9%) ed alla sostanziale stabilità delle esportazioni (-0,1%) e dei consumi (-0,1%).
Per il 2003 la dinamica del PIL si attesta su una crescita pari all'1,5%,
trainata dal recupero degli investimenti e da una moderata ripresa delle esportazioni. Solo nel 2004 l'economia italiana tornerebbe su tassi di crescita sostenuti (2,7%).
La crescita dell'occupazione subisce nel 2002 un rallentamento significativo rispetto ai risultati degli anni precedenti (+1,1% rispetto al +1,6% nel 2001), con conseguente battuta di rresto nel processo di riduzione del tasso di disoccupazione. La dinamica dell'occupazione poi riprende progressivamente quota tra il 2003 ed il 2005 (con ritmi di crescita compresi tra il +1,3% ed il +1,7%), mentre il tasso di disoccupazione torna a diminuire, ma ad un ritmo piuttosto lento.
Impatto piuttosto pronunciato sul 2002 e sul 2003 delle scelte di politica economica e del mutato clima congiunturale: riduzione degli investimenti nel 2002, recupero dei soli investimenti in macchinari nel 2003 e lento recupero degli investimenti in costruzioni.
* Le implicazioni per la Toscana Per quando riguarda il PIL, la Toscana presenta un profilo di crescita solo marginalmente migliore di quello italiano (0,6% nel 2002 e 2,8% nel 2004).
Il rallentamento del 2002 rispetto all'anno precedente è in termini relativi ancora più forte che non a livello nazionale (dal 2,4% allo 0,6%), per effetto di una riduzione molto più accentuata degli investimenti in macchinari (-2,8%) e di quelli in costruzioni (-6,5%).
A partire dal 2003 gli investimenti in macchinari presentano un recupero significativo, mentre quelli in costruzioni evidenziano un'ulteriore riduzione, in modo attenuato, anche negli anni successivi.
La dinamica insoddisfacente degli investimenti in costruzioni deriva sostanzialmente dalle ipotesi sull'andamento e sulla distribuzione territoriale delle opere pubbliche, con ricadute negative sull'andamento dell'occupazione nell'edilizia.
Le conseguenze sul mercato del lavoro sono evidenti e comportano la stabilizzazione del tasso di disoccupazione su un livello vicino al 5%.
Fino al 2004 si notano solo lievi oscillazioni, mentre nel 2005 il tasso di disoccupazione torna a ridursi, raggiungendo il 4,5%.
LO SCENARIO ALTERNATIVO: RIPRESA LENTA DELLE ESPORTAZIONI
Le ipotesi sugli orientamenti della politica economica sono meno restrittive di quelle considerate nello scenario di base.
Questo equivale sostanzialmente a ritenere che nel processo di approvazione della Finanziaria l'iniziale orientamento restrittivo abbia subito alcune attenuazioni, soprattutto per quanto riguarda l'incentivazione alle imprese.
Lo scenario alternativo si differenzia da quello di base per il maggiore orientamento della politica economica a favore delle regioni meridionali e per la ripresa più lenta delle esportazioni. Il risultato netto per la Toscana è negativo, in quanto da una parte è meno interessata che non altre regioni a forme di incentivazione degli investimenti e dell'occupazione (488/92, bonus sulle assunzioni, Ö) e ai grandi progetti infrastrutturali, mentre d'altra parte è molto aperta al commercio internazionale.
CONFRONTO TRA I DUE SCENARI
I risultati ottenuti per l'economia italiana non si differenziano molto per quanto riguarda la crescita cumulata nel periodo 2002-2005 (7,2% nello scenario di base e 7,7% in quello alternativo).
Cambia invece in modo più accentuato il profilo ciclico della crescita dell'economia italiana: lo scenario di base è caratterizzato dalla brusca battuta di arresto nel
2002-2003 e dalla marcata ripresa del 2004, mentre lo scenario alternativo presenta una dinamica più smussata, caratterizzata dalla progressiva accelerazione del tasso di crescita tra il 2003 ed il 2005.
Anche il ciclo degli investimenti è meno pronunciato nello scenario alternativo e soprattutto gli investimenti in costruzioni presentano solo un rallentamento nel 2002 e poi una crescita moderata, ma regolare negli anni successivi.
Un ulteriore elemento di differenziazione è rappresentato dalla dinamica delle esportazioni, che si mantiene moderata fino al 2004, mentre nelle scenario di base accelera con un maggiore impeto.
La situazione del mercato del lavoro è sostanzialmente analoga a quella dello scenario di base.
Per la Toscana lo scenario alternativo rappresenta una miscela di aspetti positivi e negativi. Il carattere meno restrittivo della politica economica attenua la riduzione degli investimenti in macchinari ed impianti segnalata per il 2002, ma nel medio periodo il maggiore orientamento delle spese per opere pubbliche verso le regioni meridionali e la minore dinamica del commercio estero rappresentano per la Toscana vincoli piuttosto rilevanti al suo sviluppo.
In effetti il tasso di crescita del PIL della Toscana nell'intero periodo 2002-2005 è pari nello scenario alternativo al 7,2%, simile a quello dello scenario di base.
Il profilo ciclico dello sviluppo regionale è più regolare, ma inferiore a quello dello scenario di base.
I risultati un poco deludenti della Toscana derivano dall'accentuato declino degli investimenti in costruzioni e dal recupero più lento degli investimenti in macchinari ed in costruzioni.
Riguardo al mercato del lavoro i due scenari condividono l'ipotesi della scarsa elasticità della crescita occupazionale al ciclo economico e della presenza di fattori strutturali che spingono comunque le imprese ad assumere nuovi occupati.