Produzione in Toscana: Forti difficoltà su mercato interno, tiene l'estero

Ancora in calo la produzione industriale. Si accentua la flessione produttiva per il sistema manifatturiero regionale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 ottobre 2012 15:57
Produzione in Toscana: Forti difficoltà su mercato interno, tiene l'estero

L’indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana su un campione di imprese industriali con almeno 10 addetti, conferma nel II trimestre 2012 il forte peggioramento del ciclo economico in atto a partire dalla metà dello scorso anno. Il consuntivo del periodo aprile-giugno si chiude con un generalizzato calo di tutti i principali indicatori congiunturali, con la produzione industriale che – in particolare – scende ancora, toccando il -4,9% rispetto allo stesso periodo del 2011. Si tratta non soltanto del terzo trimestre consecutivo di contrazione dell’attività produttiva, ma anche di un dato che – insieme a quello del primo trimestre – ben sintetizza l’intensificarsi della recessione in atto nel corso del 2012.

La capacità produttiva inutilizzata torna così ad ampliarsi: la frenata produttiva registrata nel II trimestre si riflette infatti in una riduzione del grado di utilizzo degli impianti (passati fra aprile e giugno al 77,8% dal 79,9% di un anno fa). Tiene il mercato estero, forte calo del portafoglio ordini Il nuovo rallentamento della produzione resta ancora legato alla debolezza degli indicatori di domanda, decisamente negativi. Il fatturato fa segnare un -6,1% rispetto al corrispondente periodo del 2011, peggiorando il -3,5% del primo trimestre.

Tiene tuttavia il mercato estero, con una crescita del volume d’affari pari al 3,6%: un dato incoraggiante da un lato, ma che – dall’altro – sottolinea la forte debolezza del mercato interno, che ha giocato un ruolo determinante nella frenata della domanda complessiva. Anche gli ordinativi confermano la negativa performance del primo trimestre, scendendo del 5,4% su base tendenziale. A differenza del fatturato, in tale ambito gli ordini provenienti dai mercati internazionali fanno tuttavia registrare un segno lievemente negativo (-0,2%), sebbene in attenuazione dopo la significativa flessione di inizio anno.

L’andamento degli ordinativi si ripercuote del resto sul deciso arretramento della produzione assicurata dal portafoglio ordini, scesa a 66,2 giorni alla fine del trimestre in esame dai 71,4 di giugno 2011. Particolarmente significativa l’evoluzione dei prezzi alla produzione, che nel II trimestre frenano al +0,5% dopo il +0,9% di inizio anno e dopo che, nel 2011, erano mediamente cresciuti del 2,5%). Tale andamento, in controtendenza rispetto all’accelerazione dell’inflazione al consumo, può ricondursi all’effetto combinato di un lieve calo del prezzo delle materie prime e dei prodotti energetici, ma soprattutto all’adozione da parte delle imprese di ulteriori politiche di contrazione dei margini, finalizzate al mantenimento delle quote di mercato in una fase di rarefazione della domanda. Malgrado l’ulteriore peggioramento ciclico registrato nel trimestre, il dato occupazionale continua a mettere a segno un risultato positivo (+1,3%).

L’accelerazione rilevata per tale indicatore nel corso dell’ultimo anno (la variazione tendenziale era pari al +0,7% nel secondo trimestre del 2011) è tuttavia solo apparente, in quanto interamente dovuta all’accresciuto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (+4,0% nel corso dell’ultimo anno). Al netto degli interventi di integrazione salariale, infatti, l’incremento occupazionale stimato per il II trimestre 2012 (+1,0%) è non soltanto più moderato rispetto a quanto registrato attraverso l’indagine, ma anche in decisa frenata rispetto ad un anno fa (l’analoga stima riferita al II trimestre 2011 è infatti pari al +4,9%).

Per tale motivo, si prevede che il normale ritardo nella trasmissione degli effetti della nuova contrazione del ciclo economico al mercato del lavoro comincerà a tradursi in dati negativi sulla struttura occupazionale – in termini tendenziali – fra la fine dell’anno corrente e l’inizio del 2013. In caduta le piccole e grandi imprese, tengono le medie A livello dimensionale, ancora una volta le piccole imprese (10-49 addetti) soffrono più delle altre la nuova fase di difficoltà attraversata dal sistema economico regionale: la produzione scende infatti del 6,5% (come nel primo trimestre), mentre il fatturato perde il 6,3%.

Gli ordinativi diminuiscono nel complesso del 5,9% confermando le difficoltà di inizio anno, malgrado solo un lieve arretramento per quelli provenienti dall’estero (-0,6%). Le medie imprese (50-249 addetti) registrano invece difficoltà più contenute: l’indicatore relativo alla produzione arretra dell’1,2% dopo il -0,6% del I trimestre, mentre quello relativo al fatturato scende del -0,5% dopo il precedente -0,1%. Un calo contenuto anche per gli ordinativi (-1,7%), che crescono però nella componente proveniente dai mercati esteri (+3,6%).

Significativo recupero inoltre del dato occupazionale, che segnala una crescita dell’1,8% dopo il +1,1% di inizio anno. Si accentua infine la flessione delle grandi imprese (oltre 250 addetti), con la produzione che cede il 4,3% dopo un’apertura d’anno in lieve calo (-0,5%), ed un fatturato che arretra del 15,1% nonostante le decise politiche di contenimento dei prezzi (-4,9%) messe in campo. Gli ordinativi confermano nel complesso la forte contrazione (-10,5%) del primo trimestre, con gli esteri che passano in negativo perdendo il 5,5%.

In lieve rallentamento, pur restando ancora positivo, l’andamento dell’occupazione, cresciuta del 2,8% nel periodo dopo il +3,5% di inizio anno. Tra i settori si salva solo il pelli e cuoio: cali generalizzati per tutti gli altri Il negativo andamento produttivo che ha contrassegnato l’inizio del 2012 interessa quasi tutti i settori monitorati. Con la sola eccezione del pelli e cuoio, che mostra un incremento tendenziale del +3,4% dopo un avvio d’anno in negativo (-3,9%), i restanti settori registrano infatti una contrazione dei livelli produttivi, seppure di intensità variabile. L’indicatore relativo alla produzione registra le diminuzioni più contenute per l’elettronica (-1,6%), i mezzi di trasporto (-2,7%, dopo il -5,7% del primo trimestre), l’industria alimentare (-2,9%) e le calzature (-3,7%), che tornano a diminuire dopo il +0,8% di inizio anno. Scendono in negativo anche la meccanica (-4,3% dopo il +2,8% del primo trimestre) e i minerali non metalliferi (-6,1% dal +1,9%), mentre per chimica, gomma e plastica (-5,0%), abbigliamento (-7,0%) e metalli (-7,5%) vengono confermate le difficoltà già osservate in avvio d’anno. I restanti comparti fanno registrare flessioni a due cifre, con la farmaceutica che perde il 10,6% (dopo un primo trimestre al +2,5%), il legno e mobilio che cede l’11,0% ed il tessile che flette dell’11,6%. Aspettative per il III trimestre 2012 L’ulteriore peggioramento del ciclo economico e le persistenti incertezze derivanti da un processo di aggiustamento dell’economia di cui non si intravede un punto di svolta nel breve termine, hanno indotto un nuovo generalizzato arretramento di tutti gli indicatori previsionali per il periodo luglio-settembre 2012.

Il saldo perequato tra ottimisti e pessimisti relativamente alle attese per l’andamento produttivo del terzo trimestre segnala infatti un ulteriore deterioramento del clima di fiducia degli imprenditori toscani, sceso a -9 punti percentuali dai -5 della precedente rilevazione, (era a +14 un anno fa). Anche le aspettative relative all’andamento della domanda restano negative, sia in relazione a quella estera (il cui saldo si mantiene negativo per -5 p.p., in linea con il trimestre precedente) che – soprattutto – al mercato interno, dove la quota di imprenditori che prevede una flessione degli ordinativi è superiore di 13 punti percentuali a quella di coloro che invece si attendono un miglioramento (il saldo nella precedente rilevazione era pari a -8 p.p.).

In peggioramento anche il dato riguardante le prospettive occupazionali, il cui saldo risulta negativo di 6 p.p. contro i -4 p.p. della precedente rilevazione.

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