Sul viale dei Colli c'è un campeggiatore

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 dicembre 2001 21:48
Sul viale dei Colli c'è un campeggiatore

Come accade ormai da qualche anno, in questi giorni Firenze gode di un residente speciale. Si tratta di Roberto, che con il motocarro, la tenda e in compagnia del suo cane si è accampato sul viale dei Colli, lungo il rettilineo da cui si gode uno splendido panorama della città. Roberto ha 72 anni, e da un pezzo è quello che si definisce un “senza fissa dimora”, o come ha scritto esplicitamente lui stesso sul cartello che informa i passanti, un barbone.
Roberto è un anarchico milanese, ama la letteratura, la musica lirica e la politica.

Gli piace conversare ed è cordialissimo con chi si ferma a parlare con lui, sia che gli porti qualcosa, che semplicemente lo saluti.
Roberto ha molti amici e tanta gente sconosciuta ripaga la sua simpatia con un gesto di amicizia. Ma dopo tante esperienze vissute, dopo tanto viaggiare in lungo e in largo per l’Italia, confessa pure che alla sua età vorrebbe fermarsi. Ma non sopporta le città e questa “pretesa” è difficile da soddisfare per le istituzioni.
Eppure Roberto è un caso fortunato e davvero non emblematico dei senza fissa dimora.


Vivere per strada, contrariamente a quanto spesso si pensa, non è quasi mai una scelta. La vita in strada infatti è una vita dura e pericolosa; è una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Ogni anno tante persone muoiono di stenti o di freddo, anche nelle città ricche del nord.
Tanto meno è una scelta di libertà: chi è senza casa vive una condizione di grande vulnerabilità perché è costretto a dipendere da tutti anche solo per i bisogni più elementari. In questa lotta bisogna imparare a difendersi.

I nemici sono tanti: ladruncoli e teppisti di passaggio, gli altri senza dimora, la polizia, il personale delle pulizie della stazione, ma anche il freddo, la pioggia, la malattia, i giorni di festa quando tutto è chiuso: occorre trovare le armi giuste per difendersi e stare sempre allerta: un errore, un'ingenuità si pagano duramente.
C'è chi allora ingaggia una battaglia quotidiana per mantenere un aspetto dignitoso, tra orari dei pochi servizi doccia gratuiti e quelli dei centri dove distribuiscono vestiti.

Alcuni soccombono in questa corsa ad ostacoli e si lasciano andare. Più è forte l'isolamento più si perde la motivazione a curare la propria persona: questo non toglie che resti il gusto o il desiderio di farlo.
Sempre più spesso i motivi che portano alla condizione di senza dimora non sono riconducibili ad eventi eccezionali. Al contrario si tratta di avvenimenti che possono toccare molti: uno sfratto, una tensione familiare che non si risolve, la perdita del lavoro, una malattia possono trasformare, laddove manca il sostegno necessario, persone che fino a quel momento conducevano una vita "normale" in persone sprovviste di tutto. I cosiddetti barboni ne costituiscono solo una parte.


La composizione del fenomeno in questi anni si è molto diversificata. Anche l'età media si è abbassata soprattutto per la presenza di un sempre maggior numero di giovani.
Storie di incomprensione e di rottura lasciano nella vita di tutti segni palpabili, tanto più nella vita delle persone senza dimora per i quali il ricordo della famiglia è legato alla memoria di una vita bene o male stabile, regolata. Nei racconti, però è bruciante la ferita degli affetti perduti, e anche di un micro-benessere che non c'è più.


Immaginate di trovarvi per la strada senza sapere dove andare, perché non avete né una casa, né un amico, né un parente, nessuno che vi accolga. Come siete finiti nella condizione di non-ritorno poco importa, certo è che dalla strada non potete andarvene: ebbene questa è la situazione di 150.000 persone solo in Italia. Il cosidetto "barbone" non è che la punta di un iceberg. I barboni esistono eccome, ma sono una piccolissima parte dei numerosi senza fissa dimora.
Roberto, anche quest’anno è stato raccontato da un quotidiano fiorentino: ormai la sua presenza è consuetudine.

Tanto che alla fine delle festività, l’anarchico milanese si trova in difficoltà per i doni che ha ricevuto: decine di panettoni, di bottiglie di spumante, di abiti nuovi, o usati, che Roberto è abituato a donare a sua volta ad organizzazioni di volontariato, o a gruppi benefici.
Dunque: permettete un consiglio?
Se passate a trovarlo per portargli un pensiero fermatevi un attimo per scambiare due parole. Può darsi che abbia qualcosa da dire, qualcosa di più di ciò che stava scritto sul giornale.


Sulla stampa il disagio sociale è tematizzato a livello di evento piuttosto che di commento, viene rappresentato come una somma di eventi singoli, attraverso il codice della cronaca, spesso solo di quella nera e quindi con un atteggiamento informativo poco attento alle tematiche del disagio, alla costruzione di uno scenario approfondito sulla marginalità. In questi giorni sul viale dei Colli, in uno dei posti più belli della città, c’è la possibilità di saperne di più, davvero.

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