Coronavirus: preoccupa la situazione del comparto culturale

Prima lezione in aula venerdì al Polo Universitario di Prato. Al Polimoda riaprono i laboratori dal 15 giugno. Gli studenti americani si affidano alle Misericordie per tornare: circa 15 mila persone ogni anno in Toscana. La crisi dell'economia "universitaria" pisana. Galletti (M5S): "È tempo di riaprire le aule per permettere agli studenti di sostenere gli esami in presenza"

Nicola
Nicola Novelli
14 giugno 2020 18:15
Coronavirus: preoccupa la situazione del comparto culturale

Lo stato rovinoso in cui da mesi versano le risorse universitarie e legate ai saperi, alle scienze, alla scuola e ai patrimoni culturali sta procurando danni incalcolabili. Ed è sconcertante che tutto questo continui a restare fuori dall'attenzione principale dell'opinione pubblica, che in precedenza si è sollevata in difesa di  parrucchieri, profumerie, armerie e perfino «compro oro».

Da mesi soltanto on line è stato possibile organizzare momenti di confronto scientifico, di studio, di ricerca. Non ci si riunisce più per parlare di beni culturali, di storia, letteratura, libri, arte, politica, diritti. Il comparto musicale, a partire da quello concertistico, è stato interamente scompaginato. Il cinema, con tutte le attività correlate si sposta nelle trasmissioni tv on line. Il teatro e l’Opera rischiano  di estinguersi.

In Toscana fioriva una rete complessa di contatti e sinergie che hanno visto cooperare, da decenni ormai in maniera organica, musei, scuole, parchi archeologici, università, istituti di ricerca, biblioteche, fondazioni e centri studi, produttori culturali, scienziati, operatori di ogni arte. Si tratta, evidentemente, di una delle risorse strategiche del territorio.

Finalmente in questi giorni qualcosa si sta muovendo

Prima lezione in aula dopo l’emergenza COVID-19 al Polo Universitario di Prato, venerdì scorso, dopo tanto lavoro on-line. “Siamo giunti ormai alla fine del nostro percorso – dichiara Danio Berti, coordinatore del corso e referente del laboratorio Wem_Park - ma ci tenevo a chiudere in presenza e permettere lo svolgimento di adeguate ore di recupero ai partecipanti di questa edizione”. L’emozione in aula è reale tra i presenti durante la lezione di Search Marketing, tenuta da Eduardo Bini, e grandi sorrisi spuntano al di sotto delle mascherine.

Dal 15 giugno Polimoda riapre i laboratori per gli studenti di fashion design. Una conferma molto attesa che è stata resa possibile dopo l’ordinanza della Regione Toscana n.60 del 27 maggio 2020, che detta le Linee guida regionali relative alle misure di prevenzione e riduzione del rischio di contagio da adottare in materia di formazione professionale e di formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoroPolimoda si è quindi immediatamente attivato per poter riprendere anche quella parte di attività pratiche che non erano possibili online, perché necessitano di materiali e strumentazioni che solo laboratori di tipo professionale possono garantire, quindi sospese dopo la chiusura delle scuole stabilita dal governo italiano a seguito dell’emergenza Covid-19.

Il direttore Danilo Venturi: “Una grande notizia, una scuola di moda vive anche dei suoi laboratori. Non ci siamo mai fermati. Questo periodo ci ha permesso di sperimentare con successo anche la didattica a distanza, con più di 1000 ore a settimana su piattaforma di e-learning e studenti collegati da tutto il mondo. Con la riapertura dei laboratori potremo riprendere anche le lezioni pratiche dei corsi di design, fatte di fisicità e sensorialità, lavorazioni, pratica e trasmissione del know-how. Finalmente i nostri designer potranno tornare a Firenze per dar vita alle loro straordinarie creazioni”.

Priorità verrà data infatti agli studenti dell’ultimo anno, che potranno riprendere il lavoro sulle proprie collezioni in vista delle presentazioni finali, “che sono state rimandate ma che certamente si terranno dal vivo appena sarà possibile, perché non ci sono opzioni virtuali che possano sostituire il valore formativo di un fashion show per gli studenti di moda” come spiega lo stesso Venturi. La riapertura e la ripartenza dei corsi sarà quindi graduale in funzione anche del rientro in Italia di tutti gli studenti stranieri, il 70% degli studenti di Polimoda.

Polimoda ha due sedi di laboratori nella città metropolitana di Firenze, quella del Design Lab di Scandicci e quella di Manifattura Tabacchi inaugurata a gennaio, per un totale complessivo di 9800 mq equipaggiati con macchinari di tipo industriale, una capienza a pieno regime di oltre un migliaio studenti e l’impiego di personale dedicato all’accoglienza e alla manutenzione, oltre ad assistenti di laboratorio, tutor e naturalmente i docenti.

In una prima fase dal 15 giugno riaprirà intanto il Design Lab, per poi attivare in un secondo momento in base all’affluenza e alle esigenze degli studenti anche i laboratori di Manifattura Tabacchi. Sempre dal 15 giugno, riaprirà su prenotazione anche la Biblioteca di Polimoda a Villa Favard, una delle più fornite in Europa sulla moda, risorsa preziosa per tutti gli studenti con un archivio che comprende oltre 24.000 volumi, 550 magazine dalla seconda metà del IXX secolo ad oggi, una collezione di lookbook, cataloghi commerciali e contenuti multimediali, oltre ai database digitali di Vogue Archive, Berg Fashion Library, WWD e Dazed Media Archive. Come sempre, sarà premura dell'Istituto garantire tutte le necessarie misure e procedure di sicurezza previste per legge, facendo riferimento a quelle per i laboratori industriali di prototipia adattate alla situazione scolastica.

Distanziamento delle postazioni, fornitura di mascherine e guanti, igienizzazione degli spazi e delle strumentazioni, sono solo alcune delle misure che assicureranno la priorità assoluta della salute e sicurezza degli studenti e dello staff.

La tecnologia negli ultimi mesi ci ha consentito di non fermarci mai e di mantenere compatta la community di Polimoda, restando vicini ai nostri studenti”, conclude Venturi “e anche di sperimentare nuove formule di didattica virtuale che potranno essere integrate all’interno dei programmi andando incontro alle esigenze di una popolazione sempre più internazionale di studenti e docenti. Oggi però celebriamo il primo importante passo per il ritorno alla normalità, ad incontrarci di persona, all’esperienza sensoriale, alla materia e alla fisicità, a tutti quei valori che nella scuola e più che mai nella moda ritengo imprescindibili. Vogliamo un mondo vero, certamente con tutti i benefici che la tecnologia porta, ma vero.”

Un accordo per consentire agli studenti nordamericani e australiani di tornare in Toscana dopo l’emergenza Covid più sicuri, verrà sottoscritto lunedì 15 giugno a Firenze, nella sede delle Misericordie toscane dalla presidente dell’Association of American College and University Programs in Italy, Portia Ann Prebys e dal presidente della Federazione regionale della Misericordie Alberto Corsinovi. Sono in media 12-15.000 gli studenti di Università e Colleges nordamericani e australiani rappresentati da AACUPI (160 le istituzioni di questo genere che hanno istituito propri centri di studio e ricerca in Italia) che ogni anno soggiornano in Toscana.

Sono rientrati a casa a causa della pandemia, ma una volta superata l’emergenza c’è grande voglia di ritornare, così come grande interesse da parte della Toscana a riaccoglierli. L’intesa che verrà sottoscritta lunedì è un tassello in più per garantire tranquillità a loro e alle loro famiglie e favorire il rientro.

Il post pandemia degli studenti americani è stato affrontato anche dal presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, che nei giorni ha incontrato il presidente dell'associazione docenti e università americane in Italia, Matteo Doni a palazzo del Pegaso. Giani ha assicurato impegni per una “accoglienza attiva” e per favorire il ritorno degli studenti stranieri. “La Toscana è pronta a garantire assistenza sanitaria, coinvolgimento in attività di volontariato e sportive, accesso a stage presso le nostre imprese”. “Non ci siamo fermati in piena emergenza sanitaria e continuiamo adesso, nella delicata fase di ripresa, ad essere terra di opportunità didattica e formativa” ha concluso il presidente.

Ma non è così in tutto il mondo della formazione

Da fine febbraio le lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado sono sospese, in un contesto continentale che trova ancora una volta l’Italia in una situazione anomala. L’Italia rimane il solo paese d’Europa in cui le scuole resteranno chiuse fino a settembre. In questa curiosa seconda fase, tutti i giorni, è possibile occupare lo scompartimento di un treno, un aereo, un bus, un tram, ma viene impedita la fruizione di un’aula di liceo, o universitaria, di una sala per conferenze, di un laboratorio, di uno spazio seminariale, di una libreria attrezzata per incontri, di una biblioteca dotata di spazi dedicati alla discussione. È ragionevole tutto questo?

A Pisa piovono disdette sugli affitti degli studenti, da quando il rettore dell'università Mancarella ha annunciato che le lezioni in aula ricominceranno non prima del 2021.

“Chiediamo al Magnifico Rettore di ripensare la scelta di posticipare al 2021 tutte le lezioni in aula dell'università. Se così non fosse, gli effetti per l'economia pisana sarebbero ancora più disastrosi”. E' questo il contenuto della lettera che Confcommercio Pisa, a firma della presidente Grassini ha inviato al rettore dell'università Paolo Mancarella. L'associazione di via Chiassatello esprime tutta la propria perplessità rispetto ad una decisione che inevitabilmente prolunga e condanna l'economia pisana ad un lockdown a tempo indeterminato.

“Nessuno contesta ovviamente le esigenze di sicurezza, e gli imprenditori, insieme a medici e personale sanitario, sono stati i primi ad esserne consapevoli e ad agire di conseguenza. Chi anticipando, rispetto ai provvedimenti del Governo, la chiusura delle attività non essenziali e chi, molti altri, e penso ai titolari e ai dipendenti delle attività alimentari, pur in piena emergenza, quando il virus circolava liberamente e i rischi erano altissimi, non si sono tirati indietro e hanno continuato a garantire i servizi essenziali”- spiega Grassini: “Adesso però l'università non può tirarsi indietro e fingere che il problema non esiste.

Le decisioni sulla ripresa delle lezioni e sul graduale ripristino o meno delle attività didattiche incidono inevitabilmente sulla tenuta dell'indotto economico pisano, ben oltre il solo territorio comunale e richiedono che siano valutate considerando tutti gli aspetti, in termini di economia, occupazione, redditività. Parliamo di un giro di consumi generato dall'università di circa 200 milioni di euro, di cui oltre 50 in affitti, 30 milioni per generi alimentari, 8 milioni per bar, 5 milioni per librerie e così via.

Come ha detto il presidente Ferruccio Resta della conferenza dei rettori, l'università è una comunità fatta di menti, di persone e di relazioni, e proprio a partire da queste fondamentali relazioni con il territorio pisano chiediamo che la decisione di rinviare tutto al 2021 vada radicalmente modificata”. “Nessuno pretende oggi la ripresa in blocco e immediata di tutte le attività didattiche, ma allo stesso tempo chiediamo al rettore un surplus di responsabilità verso una città e un territorio che all'università non hanno mai negato niente, in un quadro economico aggravato dal fatto che il turismo è totalmente azzerato - ”– conclude la presidente di Confcommercio: “L'istituzione ai quali ci rivolgiamo è una eccellenza indiscussa, che fa della competenza e della ricerca i suoi punti di forza, e proprio per questo non dubitiamo che sapranno trovare i necessari accorgimenti per consentire una ripresa in aula di lezioni ed esami già dal prossimo autunno”.

“L'università genera da sempre una consistente domanda di prodotti e di servizi, non solo appartamenti e camere, ma anche viaggi, alberghi, cibo, divertimento e molto altro, una domanda a cui la città ha sempre risposto adeguatamente” dichiara Mauro Buccioni, agente immobiliare e presidente della Fimaa ConfcommercioPisa “Nel momento in cui l'università prende una decisione non può fare finta di niente e dimenticare che una intera città è legata a doppio filo alle sue decisioni. Quello degli affitti è un settore trainante dell'economia cittadina che supera ampiamente i 50 milioni di euro. La decisione dell'università destabilizza soprattutto i tanti professionisti del settore, molti dei quali rischiano di vedere dimezzati i loro fatturati e coloro che nel tempo hanno fatto investimenti importanti, riqualificando il patrimonio immobiliare e dotandolo di sempre nuovi servizi. Occorre una inversione di rotta e riprendere la strada del buonsenso”.

“Sono tanti gli agenti e molti i proprietari che rischiano conseguenze pesantissime per il loro lavoro, rispetto ad una decisione che consideriamo irragionevole e illogica” - denuncia Giovanni Ferrisi del Centro studi Fimaa Pisa: “Una decisione in controtendenza rispetto ad altre università italiane, penso a Firenze e Roma che hanno già annunciato la ripresa delle lezioni in aula, con tutte le necessarie garanzie di sicurezza e integrandola con la formazione a distanza. Non credo che sia utile all'università chiudersi nel fortino delle proprie certezze fingendo che all'esterno tutto proceda come se niente fosse. Il lockdown ha di fatto azzerato il primo semestre, molti rischiano di non reggere un altro semestre senza lavoro”.

Raffaella De Santis, del direttivo Fimaa Pisa, ha una agenzia specializzata in affitti per studenti in via del Cottolongo: “Piovono continuamente disdette, in gioco c'è più del del 50% dei nostri ricavi” - dice con rammarico: “Non voglio neanche immaginare la quantità di contenziosi che si rischiano, considerando che per la disdetta occorrono come minimo tre mesi di preavviso. Si rischia il caos e la paralisi totale e questo non è accettabile. L'università deve assolutamente modificare questa decisione e trovare una diversa soluzione”.

"Mentre quasi ogni attività in Italia ha ripreso il suo normale funzionamento, seppure con le restrizioni che conosciamo, l'Università degli Studi di Firenze è rimasta ferma alla situazione emergenziale di qualche settimana fa, continuando a svolgere le sessioni d'esame in via telematica -interviene Irene Galletti, candidata alla Presidenza della Regione Toscana e consigliera regionale M5S- Una situazione non più sostenibile, come dimostra l'incidente avvenuto ieri durante una sessione d'esame: un guasto telematico ha interrotto per almeno due ore i collegamenti tra studenti e professori.

Un ritardo non banale, che ha comportato conseguenze sia sugli esaminandi che si sono visti interrompere all'improvviso la prova che stavano sostenendo, sia su coloro che si sono visti rimandare l'esame a data da destinarsi. L'Università dispone già degli spazi adeguati per tornare a svolgere gli esami dal vivo con le distanze precauzionali previste dalla legge, si tratta solo di fare uno sforzo organizzativo per disporre fasce orarie più ampie ed in più giorni per lo stesso appello. Questo mantenendo la possibilità di sostenere gli esami in via telematica per gli studenti fuori sede, con il vantaggio immediato di alleggerire i sistemi informatici e ridurre gli accessi fisici alle strutture universitarie.

Questo situazione evidenzia quanto ancora la Toscana sia arretrata da un punto di vista telematico, sia per quanto riguarda le infrastrutture, sia per quanto riguarda l'offerta digitale. Nel programma elettorale del Movimento 5 stelle per la Toscana che verrà, tra le varie proposte per il mondo universitario, ci sarà un piano dedicato alla riduzione del gap tecnologico negli atenei toscani ed al potenziamento delle infrastrutture per la teledidattica, un impegno che sentiamo necessario per il rilancio delle nostre università."

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