“Il vento caldo dell'Africa” di Massimiliano Sonetti e Gaetano Gennai

La cooperazione del Movimento Shalom, nel romanzo che racconta come una pizzeria a Ouagadougou possa alimentare un orfanotrofio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 aprile 2012 21:09
“Il vento caldo dell'Africa” di  Massimiliano Sonetti e Gaetano Gennai

Ha avuto luogo ieri a Firenze la presentazione del libro “Il vento caldo dell'Africa” di Massimiliano Sonetti e Gaetano Gennai, un romanzo ispirato all'esperienza del Movimento Shalom. Ieri mattina alla Sala delle Miniature di Palazzo Vecchio il libro delle edizioni Emi è stato introdotto da Eugenio Giani, Presidente Consiglio comunale di Firenze, Maria Rosa Di Giorgi, Assessore Pubblica istruzione, Francesco Colonna, giornalista, Claudio Vanni, di Unicoop Firenze, Adama Guye, Shalom Salam Senegal e Andrea Pio Cristiani, fondatore Movimento Shalom. “Il vento caldo dell'Africa”, che gode della prefazione del card.

Fiorenzo Angelini, racconta la storia di Angelo, Marcello, Lucio il pizzaiolo, la giornalista Elisabeth di Sky e Daniele. Cinque giovani adulti dalle vite disparate vengono sfiorati dalla presenza misteriosa, gentile e fugace, di uno sconosciuto vestito di nero. Si ritroveranno tutti in Burkina Faso -qualcuno farà anche una puntata nei campi saharawi- a collaborare nelle attività del Movimento Shalom. Ciascuno a modo proprio, e tra lo sbocciare di qualche storia d'amore e di amicizia.

Un'esperienza che li segnerà per sempre. Un romanzo che si ispira a fatti e persone reali che ruotano attorno alle iniziative del Movimento Shalom. In particolare, attorno al progetto di cooperazione internazionale sostenuto da Governo, Regione Toscana, Comunità Europea, Coop e Movimento Shalom per lo sviluppo agricolo nel Burkina Faso attraverso la coltivazione ed esportazione dei fagiolini africani, in vendita dal 2007 nei supermercati. Un'iniziativa che dà lavoro a 863 famiglie di una cooperativa agricola, superando con successo il problema endemico della corruzione e degli sprechi che spesso caratterizzano la cooperazione internazionale.

Nove da Firenze ha incontrato uno dei due autori per approfondire i temi di “Il vento caldo dell'Africa”. Massimiliano Sonetti è il vicesindaco del Comune di Pontedera, ma si occupa anche di cooperazione internazionale per la Regione Toscana. Sonetti, cosa è per voi il Movimento Shalom? Frequento il Movimento da quando avevo 18 anni. Il nostro libro racconta in maniera realistica storie straordinarie che sono il frutto dell'attività del movimento di ispirazione cattolica.

Le storie di questi cinque giovani, di diversa provenienza, chi da Firenze, chi da Venezia, da Roma, da Napoli, dalla Gran Bretagna (come la giornalista) si incrociano tra loro grazie ai progetti di cooperazione di Shalom. Il loro coinvolgimento cambierà le loro vite, sia che decidano di rimanere in Africa, sia che ritornino in Europa. Ci sono situazioni talmente forti nel romanzo, che l'editore ha supposto si trattasse di un eccesso di nostra fantasia. Invece episodi come quello della cava, dove gli operai lavorano e vivono senza quasi spostarsi di un metro, sono la realtà dell'Africa di oggi.

Ho visitato quel luogo di persona e in questo -ammetto- si incontra la nostra dimensione autobiografica. Come avete lavorato con Gaetano Gennai? Siamo amici di vecchia data e il libro è letteralmente una realizzazione a quattro mani, scritto il sabato e la domenica rubando ore alla famiglia. Per me è la prima esperienza narrativa, mentre per Gaetano è la prima scrittura non umoristica. Abbiamo depositato alla SIAE una sceneggiatura derivata dal volume, che è già in visione presso case di produzione. A cosa si ispira il titolo “Il vento caldo dell'Africa”? “Il vento caldo dell'Africa” è l'impressione che colpisce tutti i viaggiatori immediatamente all'arrivo nei aeroporti africani.

Quando si apre il portellone una ventata calda e profumata invade le nostre narici facendoci subito capire che ci troviamo in un luogo diverso. Un vento che ci obbliga a riflettere su questa diversità con il nostro mondo. In occidente stiamo vivendo in una dimensione surreale, mentre -crediamo- l'Africa offre l'opportunità di vivere in maniera più intensa e autentica, sempre che il mondo “evoluto” non riesca a corrompere tutto. Vicesindaco, come si fa a rendere compatibile questa visione con il servizio nelle istituzioni? Cerco di incarnare questa visione ogni giorno, portandola nell'attività amministrativa del Comune.

Non potrei farlo se non fossi fermamente convinto che ogni uomo ha la possibilità e il dovere di mettersi al servizio degli altri e provare a costruire un mondo migliore. Avrebbe mai immaginato che nella civile Toscana potesse consumarsi la tragedia xenofoba del 13 dicembre 2011? Non credevo potesse accadere, ma non sono rimasto sorpreso. La risposta istituzionale e politica è stata adeguata, ma serve un salto in avanti del senso comune. Ancora in tanti pensano che il mondo in cui viviamo sia solo nostro.

Si sente ancora esclamare: “Che se ne tornino a casa loro”. Evidentemente non ci si domanda abbastanza come faccia un paese come l'Italia, forte culturalmente, ma debole dal punto di vista delle materie prime, ad esprimere tanta ricchezza. L'Occidente in generale sta correndo senza la consapevolezza della meta, ma questa vita di corsa senza porsi mai domande non sappiamo dove ci porterà, e intanto corrompe l'innocenza del resto del mondo. di N. Nov.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza