Teatro della Limonaia: Fassbinder tra teatro e cinema

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2001 14:06
Teatro della Limonaia: Fassbinder tra teatro e cinema

Rainer Werner Fassbinder (1946-1982) drammaturgo, sceneggiatore, regista e attore, è tra i protagonisti della cultura tedesca del dopoguerra. Tra le sue pellicole più celebri: Attenzione alla puttana santa (1970), Il mercante delle quattro stagioni (1971), Le lacrime amare di Petra von Kant (1972), La paura mangia l’anima (1973), Effi Briest (1974), Il matrimonio di Maria Braun (1978), Un anno con tredici lune (1978), Lola (1981), Veronica Voss (1982) e Querelle (1982). Altrettanto ricca la produzione teatrale, edita in Italia da Ubulibri, inaugurata con il gruppo monacense Antiteather con Katzelmacher del 1968, a cui hanno fatto seguito Der Amerikanische Soldat (Monaco, 1968), Pre-paradise sorry now (Monaco, 1969), Anarchie in Bayern (Monaco, 1969), La bottega del caffè (da Goldoni, Monaco, 1969), Il lupo mannaro scritto con Harry Baer (Berlino, 1969), Sangue sul collo del gatto (Norimberga, 1969), Le lacrime amare di Petra von Kant (Francoforte, 1971), Libertà a Brema (Brema, 1971).

Ha quasi sempre firmato le regie delle sue pièces, incluso il contestatissimo I rifiuti, la città, la morte che nel 1975 venne sospeso a Francoforte per accuse di antisemitismo e che è andato in scena per la prima volta nella stessa città nel 1985 nella messinscena di Dietrich Hilsdorf.

6 ottobre ore 16.30

Festival Intercity e Eti-Percorsi Internazionali 2001 - Cité de la Musique e Maestro Productions
Fassbinder tra teatro e cinema
letture e commenti di Hanna Schygulla
in francese, con traduzione
brani dai testi di Rainer-Werner Fassbinder
Progetto realizzato con il concorso di Visiteurs du Soir
Management in Italia Aldo Miguel Grompone
Hanna Schygulla ha avuto, nel teatro e nel cinema di Fassbinder, un ruolo fondamentale: il loro rapporto rientra senza alcun dubbio nel novero delle maggiori liaisons artistiche tra autore e interprete del secondo Novecento, come quelle che hanno legato Maria Casarès e Jean Genet o Jack MacGowran (oppure Billie Whitelaw) e Samuel Beckett.

Se la sua presenza era stata infatti centrale, insieme a quella di Peer Raben e Kurt Raab, nella fondazione dell’action theater (poi Antiteather), in cui si rivelò il talento dell’autore de La paura mangia l’anima, la galleria dei ruoli che ha interpretato sullo schermo è addirittura sbalorditiva. Al cinema infatti è stata tra l’altro Marie in Katzelmacher, Hanna in Attenzione alla puttana santa, Karin ne Le lacrime amare di Petra von Kant, Effi Briest nel film omonimo, Maria ne Il matrimonio di Maria Braun, che forse resta il titolo più noto della loro collaborazione e senz’altro quello che ha avuto maggiore successo di pubblico, Eva nello sceneggiato-fiume Berlin Alexanderplatz e la diva della canzone Wilkie Buterberg in Lili Marleen.

Un itinerario che è evidentemente incentrato su uno straordinario catalogo di ritratti femminili “contro”, che raccontano storie di passioni e desideri, ma vanno contemporaneamente a disegnare un preciso e dettagliatissimo panorama della storia della Germania: dall’Ottocento guglielmino, ottuso e crudele, della bellissima storia di Theodor Fontane, all’attualità degli Anni ‘70, passando attraverso l’inquieta era della Repubblica di Weimar, il nazismo e la ricostruzione. Un ciclo, in sintesi, che esplora in modo magistrale i vari aspetti della turbata “identità tedesca”, attraverso il racconto di storie d’amore difficili e contrastate che devono via via scontrarsi con sempre nuovi divieti e ostacoli, frutto di rancori e pregiudizi.

L’attrice e chanteuse, che ha offerto prove notevoli anche nel cinema di molti altri registi (da ricordare almeno, oltre a Passion di Jean-Luc Godard, la straordinaria prova ne La storia di Piera di Marco Ferreri, per cui ottenne il premio come migliore attrice al Festival di Cannes e la bellissima caratterizzazione della poetessa Else Lasker-Schüler in Berlin-Jerusalem di Amos Gitai), rievocherà nell’incontro al Teatro della Limonaia il suo percorso di lavoro con l’autore tedesco tra cinema e palcoscenico, interpretando brani da alcune delle sue opere.

6 ottobre ore 18

Festival Intercity
Il Lupo Mannaro (Werwolf)
Mise en espace, Prima rappresentazione in italiano
di Rainer Werner Fassbinder
Traduzione Charlotte Menin
Regia Renata Palminiello
con Michele Andrei, Alessandro Baldinotti, Monica Bauco, Roiberto Gioffrè, Renata Palminiello
Assistente alla regia Daniela D’Argenio
Il teatro di Rainer Werner Fassbinder è ormai acquisito tra i valori sicuri della drammaturgia postbellica; in Italia, anche se la sua opera non è ancora conosciuta nella sua interezza, vari titoli hanno cominciato a girare tempestivamente, ma mancano ancora all’appello alcuni episodi notevoli, in specie per quel che riguarda lo straordinario periodo dell’Antiteather.

Il lupo mannaro, presentato per la prima volta in Italia, è una delle opere maggiori di questo ambito. Fa parte infatti di un gruppo di pièces che si confrontano con temi scottanti, come Nur eine Scheibe Brot, ad esempio, incentrata sul tema della responsabilità tedesca, messa in scena provocatoriamente sul set di un film dedicato ai campi di sterminio o Anarchie in Bayern che racconta un’impossibile rivoluzione sociale a venire in chiave di “fantascienza ingenua”. Il lupo mannaro, scritto insieme a Harry Baer, attore e assistente alla regia spesso presente nei suoi film e nei suoi spettacoli e realizzato dall’Antiteather nel 1969, partendo da un fatto avvenuto in Germania nel ‘500, narra la storia di un ragazzo antropofago accusato di molti efferati delitti.

Il cannibale è qui (come nella quasi coeva versione cinematografica di Porcile di Pasolini) una figura di contestatore totale di una società da cui si sente rifiutato. La struttura della pièce è scandita da una serie di flash intervallati dal canto di inni religiosi, mentre delle voci indicate solo con lettere dell’alfabeto commentano in modo partecipe o straniato i fatti che accadono. Il lupo mannaro, come Haarman, il mostro di Hannover, al centro di uno spettacolo collettivo dell’Antiteather del 1968 e del film squisitamente “fassbinderiano” di Ulli Lommel La tenerezza del lupo del 1973, esprime un disperato bisogno d’affetto, perché “fa un buco nelle teste delle persone per cercare un contatto con gli altri”.

Nella sua folle violenza, quindi, si rivela affine, con tutte le differenze del caso, ad altri memorabili personaggi del teatro fassbinderiano, da Petra von Kant alla Geesche di Libertà a Brema, che esplicano in contesti diversi una stessa necessità radicale di amore, prigioniera di un contesto sociale soffocante.

6 ottobre ore 20
Theater in trance (Teatro in trance)
Video, in tedesco
Regia e commento Rainer Werner Fassbinder
Direzione della fotografia Werner Luering
Montaggio Juliane Lorenz, Franz Walsch
Documentario su Theater der Welt 1981 a Monaco di Baviera con brani da spettacoli di Jérome Savary, Edwina Lee Tyler, Het Werkteater, Winston Tong, Squat Theatre, Dervisci danzanti, Magazzini Criminali, Sombras biancas, Pina Bausch, Kipper Kids, Yoshi Oida
Produzione Laura Film (Germania), 1982, 105’
Theater in trance è l’unico documentario della produzione di Rainer Werner Fassbinder ed è l’ultimo suo incontro con il teatro, un anno prima della morte.

Nell’affollatissima selezione del Festival Theater der Welt di Colonia, l’autore segue da vicino gli esiti di tutti gli spettacoli, che vanno a costituire un catalogo estremamente attendibile di vari percorsi della ricerca all’inizio degli Anni ’80. Le immagini fortissime dello Squat Theatre (Mr Dead e Mrs Free e Andy Wahrol’s last love), dei Kipper Kids, dei Magazzini criminali (con Ebdomero e Crollo nervoso) e del Tanztheater di Pina Bausch, presente con Kontakthof, uno dei titoli più belli del suo repertorio, vengono esaminate in dettaglio dalla macchina da presa del regista, che agisce anche come presentatore leggendo brani da Il teatro e il suo doppio di Antonin Artaud.

Proprio l’idea di un luogo in cui si manifesta una “crudeltà” scenica radicale che superi le banalità e le inutili ripetizioni della routine “gastronomica”, mette evidentemente in comunicazione la sua presenza con le azioni sceniche riprese. Il modello della rappresentazione rimanda a quello proposto da Werner Schroeter nel suo Le Répétition générale dedicato nel 1980 al Festival di Nancy; in quattordici sezioni si articola quindi una riflessione sul teatro e sull’immagine, che rimanda ai molteplici percorsi dalla scena allo schermo presenti nelle opere del regista tedesco.

Biglietti interi £ 15.000 / € 7.75 ridotti 10.000 / € 5,16
Foyer del teatro della Limonaia 1-15 ottobre
Fassbinder: Manifesti
Mostra di posters originali dei film di Fassbinder
in collaborazione con la Rainer Werner Fassbinder Foundation di Berlino

Multisala Grotta Sesto Fiorentino Dal 1 al 16 ottobre
Festival Intercity / Comitato diffusione Cinema di Sesto Fiorentino/ Multisala Grotta
Il cinema di Fassbinder
Un progetto a cura di Gianna Bandini, Marco Conti, Gabriele Rizza e Piero Mattini
1 ottobre ore 21.15 Effi Briest - 2 ottobre ore 20.30 Le lacrime amare di Petra von Kant - 2 ottobre ore 22.30 Il diritto del più forte - 8 ottobre ore 20.30 La paura mangia l’anima ,- 8 ottobre ore 22.30 e 9 ottobre ore 20.30, Querelle - 9 ottobre ore 22.30 Veronika Voss - 15 ottobre ore 20.30 e 16 ottobre ore 22.30 Un anno con tredici lune - 15 ottobre ore22.30 La roulette cinese - 16 ottobre ore 20.30 La terza generazione
Biglietti 10.000 – il mercoledì 8.000 Tessera 9 film 30.000
Informazioni: Teatro della Limonaia 055-440852

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