La teoria di Pioli

Sono stati schierati due undici tra primo e secondo tempo, perché mister Pioli voleva osservare la sostanza fisica della rosa: cioè che avesse regolarità. Dopo una stagione altalenante vuole che adesso vengano superati determinati disequilibri e che i giocatori siano compatti. Ovviamente gli errori stanno dietro l’angolo, perciò l’allenatore viola ne ha forzati alcuni nelle amichevoli.

La nostra mente ricorda attraverso traumi, siano essi negativi che positivi, e vi forgia l’individuo. I ragazzi lo hanno compreso: possiamo dimostrarlo attraverso la continua ricerca di autocontrollo delle emozioni (esempio nei tornei vinti), o attraverso l’umiltà (giovani semplici senza vanto). Buddha insegnava a trovare il principio dell’esperienza per comprendere l’esperienza stessa. Certamente i gigliati non puntano a diventare monaci buddhisti, però vogliono pensare: ed è già tanto in un calcio sistematico.

Questa Fiorentina ascolta, apprende, capisce. Sa più di maturità che di gioventù. Così vengono acquisite le conoscenze e le corrispondenti sicurezze. Infatti dallo sguardo che Biraghi aveva durante l’intervista post-partita, dalla sua voce, sembrava che non gli interessasse realmente cosa accadeva attorno a lui, anzi, ripercorreva altro nella sua memoria. Segno evidente di identità. Quindi i calciatori riconoscono di essere calciatori e non è affar facile oggi.

Capire il proprio lavoro dimostra dedizione e responsabilità, ecco la teoria di Pioli.

Adesso manca solo metterla in pratica.