La Fiorentina si divora il Rapid Vienna come una fetta di sacher
Porta bene, la maglia azzurra “omaggio all’Arno” che l’azzurro se l’è scordato da un pezzo, di certo non è un omaggio alla sconcertante, sgarbata telenovela del Franchi, vai. E infatti, la Violazzurra va fino in Austria a divorarsi il Rapid Vienna come una fetta di gustosa Sachertorte e a mostrare i muscoli sotto un’acqua che Dio la manda, del resto in Austria a fine ottobre ci sta anche quello. Come ci sta che finalmente si trovi la quadra e la chiave. Eccola: Fagioli – Nicolussi – Ndour. Cioè: centrocampo vero, ben supportato nella circostanza ai lati, soprattutto a destra.
Dove Niccolò Fortini è quantità e anche qualità, la palla che mette in mezzo, un metro davanti al dischetto, per il raddoppio del rapinatore Dzeko è testimone più che lampante. Di là c’è Parisi, d’altra parte Gosens è rimasto a Firenze, eppoi era il caso di buttarlo in mischia per fargli dimenticare San Siro e la carezzina al mariomerola di turno, lo sceneggiante Gimenez. Il giovanotto è parso fin da subito tarantolato, rabbia + voglia = un gran dimenarsi avanti-e-dietro, non sempre con pari efficacia ma insomma con buona dose di sostanza e intraprendenza.
Se e quando entrerà nei ranghi di un giocatore più ordinato (di testa), toglierà soddisfazioni a sé stesso e agli altri (la squadra, Pioli, i tifosi…).
Oh, ora mi aspetto la prima obiezione. Ma il Rapid… sì, hanno perso quattro partite di fila, sì sono quarti ma in un campionato che insomma, sì dai e comunque un paio dei migliori stasera non c’erano. Certo. Contro-obietto: se la Fiorentina avesse vinto cinque o sei a zero – l‘uno possibile a loro non glielo concedo, in fondo il paratone di De Gea sulla sassata di Seidl per uno come lui è perfino ordinaria amministrazione, e poi che cosa è arrivato nello specchio se non due pallette loffie? – non avrebbe rubato nulla. Perché l’orologio dell’arbitro non ha suonato sulla zampatina lieve di Viti in avvio, ma l’impressione è che il pallone fosse tutto di là dal gesso. E poi Piccoli: per carità, lottatore quanto volete, indomabile: ma come si fa a mangiarsi quei due bovi (chi sa di biliardo capisce), soprattutto il primo su quella fa-vo-lo-sa imbeccata di Fagioli, che ne vorresti vedere almeno quatto o cinque a partita di giocate così? Eh vabbè, dai: vorrà dire che il gol è solo rimandato.
Come pareva destinato a essere rimandato per Dzeko, come sembrava pura utopia per un Gudmundsson sempre più fantasma. E invece: il bosniaco che Pioli ha affiancato fin dal 1’ a Piccoli ha fatto tante cose anche in campo, anche qualche bella giocata da trequartista e qualche sciagurato tocco indietro (ma sì, è davvero il Rapid, dai, quell’altra), e poi finalmente, correvano appena 3’ dall’inizio della ripresa, la zampata da vero goleador di centro area. E infine l’islandese, tre giri di lancetta per farsi vedere, suggerisce una preziosa imbeccata al giovanissimo Kouadio anche lui appena subentrato, controllo e botta in diagonale, sinistro assassino, il povero Hedl che raccatta il terzo pallone in fondo al sacco.
Tutto questo fa sperare più che bene. Ma prima di costoro, poco dopo il giallo del dentro-fuori e dunque ancora in fase di studio, aveva segnato Ndour. Tutta colpa di Dzeko e del suo diagonale, e del solito povero Hedl che glielo respinge sul piede. Ma di certo la partita di Cher Ndour non si racchiude tutta solo nel tap-in del vantaggio. Il ragazzone ha corso ovunque, ha fatto diga e proposizione in fascia e in mezzo, perché, inutile ricordarlo, sul podio c’erano i due direttorini, Fagioli e Nicolussi Caviglia, più il primo del secondo, ma comunque entrambi degni di spartirsi il merito di aver costruito, rilanciato, scandito il metronomo.
Anche nelle immancabili fasi di palleggio anonimo, perché il Rapid non sarà gran che ma sa chiudersi, e sa anche ripartire, con quel 3-4-3 che in non-possesso porta difesa perfino a sei e sbarra tanti spazi, e ha qualche gamba lesta a rincorrere palle lunghe, o ad approfittare di tocchi indietro velenosi, vero Pablo Marì?, e di metterti qualche apprensione se a un certo punto rinuncia, per stanchezza o per amnesia, a rientrare in partita. Come è successo per una buona fetta del secondo tempo, specie dopo l’uscita in sincrono dei due direttorini, per far posto a Mandragora e Sohm che magari hanno poca colpa perché di mestiere fanno altro, in campo, ma che insomma la squadra per mano, ecco, non l’hanno presa gran che. E’ vero che s’era sul due a zero, ma non si passeggiava in quei frangenti, e prendere un gol poteva voler dire cambiar faccia alla partita.
Ecco, questi i soli segni di matita blu sulla partita di una Fiorentina nemmeno parente delle immagini scialbe, incolori e tristi dell’avvio di campionato. Ed era, nota bene, la serata del turn over pressoché totale. Allora, certo il Rapid era il Rapid, ma è evidente che i può dare di più, badando bene, ripeto, di non fermarsi a cercare le lucciole o a cogliere i fiori o a guardare spauriti gli avversari sempre in vantaggio sulla seconda palla. In serie A non te lo permettono, soprattutto gente come il Bologna e l’Inter, prossime avversarie. Poi la trasferta a Magonza, a casa di un coabitante in testa alla graduatoria di Conference. Sì, ma di gol ne ha fatti due in due partite, quella di stasera pure 1-0 contro la rivale in dieci, le statistiche dicono un solo tiro in porta. Dai, che ci si può fare.
RAPID VIENNA (4-4-2): Hedl; Furkan Demir, Ahoussou, Raux-Yao, Horn; Bolla (67' Hauer), Amane (75' Ndzie), Seidl (84' Schaub), Antiste; Kara (84'Weixelbraun), Wurbrand (67' Gulliksen). All. Stoger
FIORENTINA (3-5-2): De Gea; Comuzzo, Marì, Viti; Fortini (76' Dodò), Fagioli (57' Sohm), Nicolussi Caviglia (57' Mandragora), Ndour, Parisi (87' Kouadio); Dzeko (76' Gudmundsson), Piccoli. All. Pioli
ARBITRO: Yigal Frid (israele); assistenti Talis-Koltunoff, quarto ufficiale Odeh; Var Bar Natan - Hacmon
MARCATORI: 9' Ndour (F), 48' Dzeko (F), 87' Gudmundsson (F)
NOTE: ammoniti 29' Comuzzo(F), 35' Kara (R), 67' Hedl (R); angoli 5-2 Fiorentina; spettatori 25mila circa