Bullismo a Scuola: se le punizioni non bastano

Redazione Nove da Firenze

Le punizioni comminate ai ragazzi per l’episodio di bullismo in classe accaduto a Lucca stanno alimentando il dibattito nazionale. Sono giuste le punizioni? La polemica non risparmia gli insegnanti che sono chiamati a vigilare e denunciare gli episodi."La scuola è un’istituzione, non poteva che applicare le regole. Si tratta di provvedimenti punitivi, che servono a sottolineare la gravità dei comportamenti dei ragazzi, ma che da soli non bastano.

Occorre che capiscano il loro errore, che ci riflettano, che ascoltino e vengano ascoltati" sottolinea il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, Lauro Mengheri. Prosegue l'esperto "La psicologia da tempo ci ha insegnato che l’apprendimento passa da canali espliciti e impliciti. Quindi occorre un’azione congiunta di informazione e formazione ai valori, ma anche che i ragazzi vedano questi valori nella società e nelle persone che li circondano.

Certe dinamiche non si verificano se non c’è un pubblico, se non ci sono intorno persone che guardano e permettono che accada, a volte in silenzio, a volte incitando, a volte ridendo. Non è quindi un problema del singolo alunno, ma una dinamica di gruppo che si autoalimenta. La psicologia ci dice che le persone in gruppo si comportano in maniera diversa e che, se nel gruppo sono autorizzati certi comportamenti negativi, persone che in altri contesti non lo farebbero mai tirano fuori il peggio di sé.

Ribadiamo, quindi, la necessità della figura dello psicologo a scuola, un esperto di queste dinamiche sociali e individuali, che collabori col dirigente nella progettazione di interventi efficaci, che non si limitino a singoli progetti occasionali o a qualche ora di sportello di ascolto. La psicologia deve essere presente a scuola a tutto tondo, non solo nei momenti di emergenza come questo, per la progettazione di un percorso didattico che sia anche formazione personale per la vita e per il benessere".“Va bene la punizione per gli studenti che usano violenza fisica o verbale e io continuo a sperare che la punizione sia anche educativa magari con lavori a favore della comunità più che lasciare a casa per quindici giorni i ragazzi.

Ma l’episodio di Lucca ci dice anche che un professore non ha denunciato quanto avvenuto immediatamente come era logico. Quanto scritto pochi giorni fa da Antonio Polito su quanto i docenti si possano sentire soli è drammaticamente vero, così lontani da colleghi, dal dirigente e genitori da preferire di lasciar stare forse sperando di evitare il clamore. Ma questa è la resa del valore educativo della scuola. La scuola è un luogo straordinario di collaborazione tra docenti, studenti, genitori e ognuno può testimoniare questo, ma quando questa collaborazione e fiducia nei colleghi e nel dirigente manca, da soli episodi del genere non si affrontano e si rischia di commettere un errore magari lasciandola cadere lì. Docenti, studenti o genitori se sanno di atti di violenza fisica o verbale devono denunciarli e, se vogliamo essere educatori veri per i ragazzi, ci deve essere sempre collaborazione tra vari soggetti” ha dichiarato stamani ai microfoni di Lady Radio dal Sottosegretario al Miur Gabriele Toccafondi, in merito agli episodi avvenuti all’istituto Carrara di Lucca.