Al Meyer un’altra bambina palestinese

Redazione Nove da Firenze

Firenze – L’ospedale pediatrico fiorentino torna ad accogliere una bambina originaria di Gaza, con la famiglia. La piccola, arrivata la notte scorsa, ha sette anni e dovrà essere curata per gli esiti di una sindrome di Guillain-Barré, una malattia neurologica rara in cui il sistema immunitario attacca erroneamente i nervi periferici, causando debolezza muscolare progressiva. Dopo una valutazione delle sue condizioni, la paziente è stata ricoverata in pediatria.

La piccola è stata presa in carico da un’equipe del Meyer (composta da Simone Pancani, coordinatore delle attività umanitarie del pediatrico fiorentino e Zaccaria Ricci, responsabile dell’Anestesia e rianimazione dell’ospedale ed Elena Albano, infermiera della rianimazione), partita nell’ambito di una missione della Protezione civile che ha attivato una Medevac (Medical evacuation), il servizio di trasporto di persone ferite o con necessità di cure mediche. Poi, dopo un’attenta valutazione delle sue condizioni generali, si è deciso di farle proseguire il viaggio a bordo di un aereo di linea. L’arrivo a destinazione è stato reso possibile dalla Cross e dalla Prefettura di Firenze. Come accaduto in occasione degli altri corridoi umanitari, il Meyer si è attivato per accogliere la piccola e la famiglia: ad attenderli, come sempre, c’erano anche un mediatore linguistico messo a disposizione dalla Fondazione Meyer per agevolare la comunicazione con i medici.

“L’eccellenza della sanità toscana – commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani - si mette a disposizione, come sempre, di chi nel proprio paese non può ricevere cure adeguate. Non importa se si tratti di una guerra, di un cataclisma naturale o di altro ad impedirlo. La Toscana è pronta ad allargare ogni volta le proprie braccia. Lo fa da sempre con progetti di cooperazione sanitaria internazionale e continueremo a farlo, ispirati da equità, accesso universale e lotta alle disuguaglianze che sono alla base della sanità pubblica in cui crediamo”.