Progetti integrati per ridurre i reati sessuali e la pedofilia

Redazione Nove da Firenze

FIRENZE- Come trattare i detenuti che sono in carcere per reati di natura sessuale, in particolare per abusi sessuali sui minori? Se ne è discusso, questa mattina, a Roma nel corso di un seminario organizzato dall’Istituto Superiore di Studi Penitenziari con il significativo titolo “Attendi al lupo”. Nella tavola rotonda finale, conclusiva del progetto europeo “for WOLF”, è intervenuto l’assessore alle Politiche Sociali della Regione Toscana Angelo Passaleva che si è soffermato su un progetto triennale di interventi da svolgere in Toscana a partire dal 2002.

“La gestione di una così particolare tipologia di detenuti – ha detto Passaleva – è assai complessa, ma dobbiamo sentirci tutti coinvolti anche attraverso una sempre maggiore sinergia fra Istituti di pena, enti pubblici, volontariato e società civile. Davanti a questi detenuti e senza mai dimenticare le loro vittime, ciò che conta è trovare la strada giusta per costruire progetti integrati capaci di evitare la ripetizione del reato, garantire una lotta davvero efficace e ridurre il numero delle vittime”.

Il progetto toscano tiene conto di programmi già utilizzati in altri Paesi, particolarmente Canada e Scozia, e si svolgerà nella casa circondariale di Prato rivolto a una ventina di questi detenuti.
“Come Regione – commenta Passaleva – siamo consapevoli che davanti alla pedofilia, intesa nell’accezione generale di abuso sessuale sul minore, non solo è vasto l’allarme sociale ma è anche necessario dedicare maggiore attenzione a un fenomeno così triste. Occorre potenziare l’azione preventiva così come sono necessari interventi a sostegno delle vittime ma è anche opportuno interrogarci sulla efficacia dell’azione riabilitativa per chi è stato condannato.

Non ci nascondiamo le difficoltà – conclude Passaleva - ma l’interesse del progetto nasce proprio dalla consapevolezza di quanto sia importante offrire un percorso mirato per evitare che i “sexual offenders” cadano di nuovo negli abissi di reati che offendono la dignità di soggetti deboli ad iniziare dai bambini e che tanto allarme creano nell’intera comunità civile”.
Dei quasi quattromila detenuti presenti negli Istituti penitenziari toscani al 31 maggio scorso (3.992, di cui 145 donne), gli autori di reati sessuali sono 143 (il 3,5% dell’intera popolazione reclusa nel territorio toscano).

In pratica si tratta solo di uomini (le donne detenute per questi reati sono soltanto 3). La grande maggioranza (102, cioè il 71,4%) sono stati condannati e circa la metà deve scontare, in carcere, da tre a più di dieci anni di pena residua. I reati più “gettonati” per questo tipo di detenuti riguardano la violenza sessuale (43), la violenza carnale (38), l’omicidio con circostanze aggravanti (37). Esistono anche casi di condanne per atti violenti di libidine, prostituzione minorile, riduzione in schiavitù, atti sessuali con minorenni, corruzione di minorenne.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli autori di reati sessuali presenti nelle carceri toscane, i toscani sono 43 mentre 56 provengono da altre regioni.

Per i restanti 44 casi mancano indicazioni sulla provenienza.
Nel 67,8% dei casi i reati si sono svolti in un contesto extrafamiliare e solo nel 5,6% all’interno della famiglia (nel 26,6% non si conosce il contesto). In rapporto all’età, il 33% dei condannati a reati sessuali ha fra i 36 e i 45 anni; segue (23,2%) la fascia di età immediatamente superiore (fino a 59 anni) mentre il 29% ha una età compresa fra i 26 e i 35 anni. In grande maggioranza si tratta di celibi (62,3%) senza figli (68,5%).

(tc)