Un libro sulla strage di Castello del 5 agosto 1944

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 maggio 2000 18:37
Un libro sulla strage di Castello del 5 agosto 1944

Il volume, edito dalla Presidenza del Consiglio comunale, riproduce il rapporto dei servizi segreti inglesi nella primavera del 1945 con la ricostruzione dei fatti che portarono alla fucilazione di 12 cittadini inermi.
Il 5 Agosto 1944, nel popoloso quartiere di Castello, i tedeschi in ritirata uccisero per rappresaglia 12 cittadini inermi. Una lapide di marmo, sulla facciata dell'Istituto farmaceutico militare in via delle Panche, riporta i loro nomi: Francesco Granili, Michele Lepri, Tullio Tiezzi, Mario Lippi, Ugo Bracciotti, Aldo Bartoli, Vittorio Nardi, Attilio Uvali, Francesco Jacomelli, Giorgio Biondo, Silvano Fiorini, Beppino Marzola.

Dell'episodio, così tragico, non c'è memoria diffusa.
Non se ne parla nelle celebrazioni per la Liberazione di Firenze, avvenuta sei giorni dopo; non ce n'è traccia nella pur vasta pubblicistica che ricostruisce tanti episodi di quel terribile agosto 1944; non ne serba memoria, soprattutto, la stragrande maggioranza dei cittadini di Firenze, neppure quelli che vivono oggi nei pressi del cortile della strage.
La passione civile di Alvaro Biagiotti, ex partigiano del gruppo di Lanciotto Ballerini, rende possibile oggi ricostruire nei dettagli quel tragico episodio e consegnarlo.


E' proprio nel corso di una ricerca di Biagiotti, infatti, che viene fuori, in modo casuale, il rapporto dei servizi segreti inglesi pubblicato nel volume edito dalla Presidenza del Consiglio comunale «La strage di Castello- 5 agosto 1944» che oggi pomeriggio, nella Sala di Lorenzo di Palazzo Vecchio, è stato presentato dal presidente del Consiglio comunale Alberto Brasca.
L'anziano ricercatore campigiano si era rivolto all'amico Stuart Hood, oggi scrittore, in Inghilterra ed ex compagno di lotta nella Resistenza italiana, chiedendogli di verificare se negli archivi del Public Record Office di Londra esistesse qualche documentazione su un eccidio nazista avvenuto nell'agosto del 1944 a S.

Piero a Ponti. Lo storico inglese rispose che non aveva trovato niente in proposito ma inviò comunque un fascicolo su un'altra strage, quella di Castello appunto, che era stata documentata da un'indagine della 78a sezione del SIB (Special Investigation Branch) nella primavera del 1945 e condotta dal Sergente T.W. Smedley.
Il rapporto è molto accurato e preciso.
L'episodio è ricostruito nei suoi antefatti e nel suo epilogo tramite testimonianze precise e concordanti che accreditano una versione agghiacciante: l'uccisione di 12 uomini, infatti sembra sia stata determinata dalla menzogna di un soldato tedesco che dopo essere stato ferito, probabilmente da un suo commilitone, nel corso di una colluttazione conseguente ad un tentativo di stupro verso una donna, riferì di aver subito un attacco da parte di un gruppo di partigiani.

Di qui, l'irruzione improvvisa di un gruppo di soldati tedeschi negli scantinati dell'Istituto Farmaceutico Militare ove erano raccolte due o trecento persone lì convenute per sfuggire ai bombardamenti, il prelievo casuale e brutale di dieci uomini, l'assassinio con un colpo in bocca di un giovane che cercava di ostacolare questo prelievo, la fucilazione immediata nel cortile dell'Istituto.
«Il rapporto – ha spiegato il Presidente del Consiglio comunale Alberto Brasca - ricostruisce ogni dettaglio e le singole testimonianze ci restituiscono il clima del tempo, il dramma delle persone coinvolte, il senso di impotenza, la paura, il dolore delle vittime.

Tutto questo con il linguaggio scarno di un verbale di polizia, senza retorica, senza aggettivi, senza eroismi». «Gli uomini e le donne – ha sottolineato Brasca - raccontano i fatti, quello che hanno visto, quello che hanno fatto, quello che hanno subito, senza commenti e senza riferimenti morali, ideologici o culturali. Il rapporto è una successione di immagini e di voci semplici e vere. E' coinvolgente come un film. E come un film non può essere raccontato. Leggerlo è un'esperienza che ti tocca dentro, che fa riflettere, rende sgomenti e sollecita all'impegno».

«Pubblicarlo – ha concluso il Presidente del Consiglio comunale - ci è sembrato un dovere morale, come omaggio alla memoria delle vittime e più ancora come messaggio alle nuove generazioni. Mai più questa barbarie. Mai più».

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