Un brufolo bianconero imbruttisce Firenze

Stefano Bisi

Ci fossero stati gli umarelli probabilmente quel brufolo bianconero tra lungarno Vespucci e il quartiere di Porta al Prato non sarebbe nato o, almeno, gli avrebbero cambiato colore. Da qualche giorno Firenze si chiede come è possibile che siano stati concessi i permessi per costruire un palazzo del genere nel salotto buono. Il dossier ex Comunale risale al 2014, con i primi embrioni di progetti per una riconversione dell’edificio. I permessi ci sono tutti, quelli di Regione, Soprintendenza, Città metropolitana e Comune.

In una relazione urbanistica si legge che “in via preliminare ha rilevato che il progetto s’inserisce organicamente nel tessuto esistente, reinterpretando i caratteri morfologici d’impianto ottocentesco, garantendo qualità architettonica e, nonostante la notevole consistenza volumetrica, prevedendo una armonica articolazione tra spazi aperti e costruito. Il progetto risulta coerente con la salvaguardia delle visuali panoramiche, in quanto prevede il raggiungimento della massima altezza (29,7) per i soli volumi corrispondenti alla collocazione dell’attuale torre scenica”.

I fiorentini, con la consueta ironia, lo hanno ribattezzato “brufolo bianconero” ma è possibile che non siano riusciti a schiacciarlo fin dall’inizio? “Almeno potevano farlo bianco e rosso invece è bianconero. E’ una provocazione” dice un umarello, arrivato sul posto a giochi fatti. Anzi, a palazzo costruito.