Tassa di soggiorno: polemica di Federalberghi Firenze

Redazione Nove da Firenze

Firenze, 22-10-2025- “La tassa di soggiorno non può diventare un modo per fare cassa e incamerare risorse per le pubbliche amministrazioni e anche per lo Stato, per supplire alla cronica mancanza di fondi. E il turismo non può venire considerato una mucca da mungere. Abbiamo visto proprio in questi giorni come nelle diverse città italiane ogni volta che ci sono da realizzare nuove iniziative si guardi proprio all’aumento del costo del soggiorno ai danni degli utenti delle strutture ricettive, con ricadute inevitabili sugli stessi albergatori, visto che si finisce con l’aumentare i costi finali della permanenza e diminuire l’appetibilità.

Non ci dimentichiamo che questa tassa, per altro da noi sempre avversata, è nata con un chiaro scopo, cioè quello di potenziare l’accoglienza turistica delle città, ma ha finito per essere impiegata nei modi più diversi, senza alcuna concertazione e senza un chiaro resoconto”. Così il presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi, che mette le mani in avanti e dice un chiaro stop ad ogni ipotesi di nuovi aumenti, al di là di ogni necessità delle amministrazioni locali o centrali.

“Crediamo che per la crescita del turismo, che come è chiaro è una risorsa economica strategica per città come Firenze, sia necessaria una programmazione concertata e condivisa con le categorie economiche e vada definita una strategia di promozione e medio lungo periodo. E ribadiamo la nostra contrarietà a ogni forma di previsione di aggravi delle tasse di soggiorno che già in diverse altre città vengono prospettate e di cui si sente parlare ovunque. Come ogni forma di impresa anche il turismo ha bisogno di tutele, con il suo valore, le sue imprese e i posti di lavoro che garantisce”.

Il SUNIA sottolinea da sempre che la tassazione sugli affitti brevi non dovrebbe avere un regime agevolato: "Consideriamo di conseguenza l’ipotesi dell’aumento della tassazione, da parte del governo, un provvedimento doveroso, diremmo scontato visto quello che gli affitti brevi stanno provocando sui mercati delle locazioni nelle città turistiche di tutto il mondo e non solo in Italia. Sarebbe paradossale se ora il Governo facesse marcia indietro più o meno parzialmente, come si legge in alcune ricostruzioni giornalistiche: questo confermerebbe che l’esecutivo non ha a cuore la questione.

Il problema in ogni caso è che al di là di questo titolo c’è il vuoto totale. Nella Legge di Stabilità c’è poco o niente per la casa, le politiche abitative, l’emergenza alloggi e affitti. Niente interventi strutturali su una materia così impattante socialmente.Se il governo avesse recepito il grido di allarme di tutte le municipalità su questo enorme problema, indipendentemente dal colore politico che le amministra, sarebbe dovuto andare ben oltre.

A partire da come normare l’esistente e limitare il futuro degli affitti brevi, magari riconoscendo la bontà della Legge Regionale Toscana, invece di impugnarla e renderla per il momento inapplicabile.

In quel testo c’è lo strumento che consentirebbe ai singoli Comuni, con determinate caratteristiche, di intervenire sulle proprie peculiarità e specificità.

È infine una chiosa: chi dice che questo aumento di tassazione penalizza i proprietari, sarebbe il caso che dicesse quanti sono quelli che ne possiedono solo uno destinato ad affitto breve.

La proprietà non può essere, anche fiscalmente, considerata tutta uguale, un conto è mettere a rendita una casa da parte di una famiglia, un conto sono i fondi speculativi che hanno 100 appartamenti a Firenze.

La progressività dovrebbe partire da queste considerazioni" dichiara Fabio Seggiani, segretario generale Cgil Sunia Firenze e Toscana.