SPC e Firenze Città Aperta, sì al digiuno per la rotta balcanica

Redazione Nove da Firenze

"Il gruppo di Sinistra Progetto Comune, insieme all'associazione Firenze Città Aperta, ha deciso di partecipare al digiuno a staffetta lanciato dalla Rete Accoglienza FVG, per denunciare la disumanità che attraversa la cosiddetta rotta balcanica, il percorso migratorio che coinvolge migliaia di persone di ogni età e di provenienze diverse, che arriva alle porte dell'Unione Europea, per essere aggressivamente bloccato dalle autorità, attraverso respingimenti illegali. Italia, Slovenia e Croazia attuano da tempo le “riammissioni informali”, dei respingimenti che costringono i migranti a tornare al loro punto di partenza, la Bosnia, dove rimangono bloccati per anni in condizioni al limite della sopravvivenza". Queste le dichiarazioni di Antonella Bundu e Dmitrij Palagi - Sinistra Progetto Comune insieme a Firenze Città Aperta.

"L'azione degli Stati europei . proseguono . lede i diritti principali degli esseri umani, negando a prescindere la possibilità di queste persone di richiedere protezione umanitaria. Lo sciopero della fame è partito il 17 gennaio: oggi partecipa la Consigliera comunale Antonella Bundu, insieme al consigliere del quartiere 3 Luigi Casamento. Domani sarà il turno di Francesco Gengaroli, del quartiere 2. Domenica sarà il turno di Dmitrij Palagi, consigliere comunale, e Lorenzo Palandri, consigliere del quartiere 2. Lunedì parteciperà Francesco Torrigiani, consigliere del quartiere 1. Insieme a loro tante persone dell'Associazione Firenze Città Aperta. Serve infatti mandare un messaggio forte raccogliendo quante più voci possibili, che facciano proprie e rilancino le proposte di questa iniziativa.

L'Unione Europea e i singoli Stati devono assumersi le proprie responsabilità verso queste persone e abbandonare i respingimenti che violano i trattati comunitari e la nostra stessa Costituzione. Serve un'azione comune, a livello europeo, per assicurare a coloro che scappano da fame, guerra e distruzione di ricevere la protezione necessaria, partendo anche dall'assistenza alla Bosnia. Questo Paese affronta una situazione di difficoltà fin dall'indipendenza e manca delle risorse finanziarie, materiali e organizzative per gestire con la cura necessaria una questione così delicata. La “fortezza Europa” non è un modello sostenibile e non è un modello umano".

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