Sollicciano, raccolta fondi per i 299 detenuti con 1 euro al giorno

Redazione Nove da Firenze

Al 18 aprile erano 299 i detenuti e le detenute di Sollicciano con meno di un euro al giorno disponibile sul conto corrente interno, cifra irrisoria che li priva della possibilità di provvedere ai loro bisogni fondamentali: vestiario, effetti personali e tutto quanto esula dalla mera sopravvivenza. Una situazione aggravata dalla sospensione, causa Coronavirus, di ogni spazio di scambio, di incontro e di lavoro, dalla chiusura dei colloqui e dall'assenza dei contributi come cibo, vestiti ed effetti personali che normalmente arrivano dalle famiglie o dagli esterni.

È quanto denuncia la Comunità delle Piagge, da oltre 25 anni attiva a sostegno dei detenuti fiorentini. "Non possiamo non impegnarci ad assicurare anche a queste persone un minimo vitale, per noi è un dovere di coscienza primario", dice Alessandro Santoro, prete e volontario in carcere. "Per questo abbiamo deciso di lanciare un appello per la costituzione di un "Fondo di Solidarietà per i detenuti indigenti di Sollicciano" affinché ai 299 reclusi "senza niente" possa arrivare un minimo vitale ma anche un segnale di attenzione e di cura da parte di tutti noi".La Comunità delle Piagge ha deciso di destinare al fondo una dotazione iniziale di 3.000 euro.

L'obiettivo minimo, considerato il numero delle persone da aiutare, e di arrivare a raccogliere 7.500 euro, cioè 25 euro per ogni indigente. Per aderire basta un versamento sul conto corrente postale intestato alla Comunità di Base delle Piagge (Iban: IT10R0760102800000024725509) o via https://www.paypal.me/comunitadellepiagge, sempre con la causale "Detenuti indigenti".Nell'appello piaggese si ricorda che "vivere in carcere è sempre difficile perché si è ristretti in pochi metri quadri, limitati della libertà personale, di movimento, di azione, di vita.

Ciò che lenisce un po' questo disagio è il contatto, lo scambio tra detenuti, quella che si chiama socialità, le attività lavorative e scolastiche, ma sopratutto il contatto e il colloquio con il mondo degli affetti che sta fuori: la famiglia, i parenti e, per chi non ha questa possibilità, lo scambio con noi volontari in carcere. In questo tempo di Coronavirus - ricorda Alessandro Santoro - anche questo spazio di scambio, di incontro, di respiro è stato sospeso ed impedito. La prima conseguenza è la crescita a dismisura della sofferenza psicologica do ogni recluso, rendendo la situazione in carcere ancora più esplosiva del solito.