Sollicciano: al presidente Giani lettera di Magistratura democratica
Magistratura Democratica e dell'Associazione Antigone che hanno denunciato, attraverso una conferenza stampa nel Palazzo di giustizia di Firenze, le condizioni dei detenuti, ormai ben oltre l'invivibilità, riscontrate dopo una visita nel carcere fiorentino di Sollicciano. Filippo Focardi, segretario toscano di Md, Simone Silvestri e Sergio Affronte hanno partecipato all'incontro.
La Regione ha presente la situazione che vivono i detenuti nella Casa Circondariale di Sollicciano e muoverà i passi di sua competenza per cercare di migliorarla. Questa in sintesi la replica del presidente Eugenio Giani alla lettera di denuncia ricevuta da Magistratura Democratica e dall’associazione Antigone dopo la visita al carcere stesso. La missiva è indirizzata anche al Capo del DAP e al sindaco di Firenze.
“Conosco le condizioni della struttura – ha detto il presidente Giani – e la situazione drammatica dei detenuti e del personale che ci lavora. Ho da tempo avviato contatti con il Ministro Nordio per affrontarla ma ancora non ho ricevuto risposte. Come ho già spiegato in altre circostanze, la Regione non ha competenze dirette sul sistema penitenziario, ma farà tutto quanto è possibile per far sì che Sollicciano possa essere una struttura carceraria capace di assolvere alle funzioni secondo i modi degni di un paese civile”.
Federazione Nazionale della Stampa e Associazione Stampa Toscana hanno portato il loro sostegno all'iniziativa. E' intervenuto Sandro Bennucci, presidente Ast, che oltre a condividere le conclusioni dei magistrati ha proposto una visita dei giornalisti al carcere, magari accompagnando le istituzioni (Regione Toscana e Comune di Firenze) ai quali Md e Antigone hanno indirizzato una lettera aperta di denuncia.
Bennucci ha ricordato un seminario organizzato alcuni anni fa da Ast dentro Sollicciano, nel quale non furono però autorizzate foto e riprese alla struttura. E anche l'inaugurazione di Sollicciano, nel 1983: già negli articoli dell'epoca furono messi in risalto difetti strutturali, soprattutto le infiltrazioni d'acqua dovute alla zona paludosa (la strada si chiama, non a caso, via del Pantano) nella quale sorge la casa di pena.