Sanità: in Toscana è già allarme carenza medici di famiglia
“La sanità pubblica è il cuore del nostro welfare e oggi più che mai ha bisogno di risorse, coraggio e scelte innovative” Con queste parole il presidente del Consiglio regionale e candidato del Pd nel collegio di Pisa Antonio Mazzeo ha aperto l’incontro con il mondo della sanità che si è tenuto all’Hotel San Ranieri di Pisa, alla presenza dell’ex presidente della Regione Enrico Rossi e di decine di medici, infermieri, operatori sanitari e amministrativi.
Un incontro che Mazzeo ha voluto promuovere perché "nel dibattito pubblico si parla di tutto, ma quasi mai di sanità". "Eppure - ha spiegato - parliamo di oltre 7,2 miliardi di euro, il 70% del bilancio regionale, e della qualità della vita dei cittadini. Troppo spesso si riduce la sanità a un centro di costo, invece di considerarla un investimento in dignità e uguaglianza”.
Il presidente ha poi rivolto un appello chiaro al Governo nazionale: “La sanità italiana è in sofferenza. Oggi la spesa sanitaria è al 6,2% del PIL, uno tra i livelli più bassi d'Europa: troppo poco per un Paese che vuole garantire cure universali. Chiediamo che sia portata almeno al 7,5%, come negli altri grandi Paesi europei. Solo così potremo assumere nuovi medici, infermieri, operatori e ridurre davvero le liste d’attesa. Difendere la sanità pubblica significa difendere la coesione sociale e il diritto alla salute sancito dalla Costituzione”.
Mazzeo non ha mancato di sottolineare che, alla luce della riforma del 2015, sia comunque necessaria oggi una revisione del modello organizzativo: “La visione di quella riforma era giusta, ma non è stata attuata fino in fondo. Le tre grandi Asl sono diventate troppo grandi e spesso in competizione con le aziende ospedaliere universitarie. Dobbiamo ricucire il rapporto tra ospedale e territorio e far funzionare davvero le case della comunità previste dal PNRR, con personale, strumenti e servizi reali.”
Un passaggio importante è stato dedicato anche alla valorizzazione del personale sanitario: “I medici, gli infermieri, gli operatori sanitari fanno molto di più di quello che dovrebbero, spesso con stipendi che non rispecchiano le loro responsabilità. Non possiamo chiedere dedizione senza riconoscimento. Serve una revisione delle retribuzioni e il superamento definitivo del blocco del turnover, perché non si costruisce sanità con la precarietà.”
Ultimo, ma non certo per importanza, un focus sul futuro e sul forte impegno che la Regione Toscana ha portato avanti per Pisa e il nuovo ospedale: “Un grande investimento, che renderà Pisa centrale nella sanità nazionale ed europea, ma non basta realizzare le mura: servono più infermieri, più medici e più tecnologia. Un ospedale si misura sulla qualità dei servizi, non sulla grandezza dell’edificio”. Una base su cui poter costruire quello che Mazzeo ha chiamato un “patto per la sanità del futuro”. “La Toscana deve tornare a essere protagonista in Italia, come lo è stata negli anni 2000. Oggi serve una nuova stagione: una sanità che non si limiti a curare, ma che si prenda cura. Che entri nelle case, nei quartieri, nelle aree interne. Che usi la tecnologia per avvicinare, non per allontanare. Che metta le persone, non i conti, al centro delle scelte”.
Enrico Rossi, dal canto suo, ha ripercorso vent’anni di impegno politico e amministrativo nella sanità toscana, ricordando il grande lavoro di rinnovamento infrastrutturale e organizzativo avviato nei suoi mandati. “Quando iniziammo – ha detto – la sanità toscana era un cantiere aperto. Abbiamo costruito nuovi ospedali, innovato le strutture e introdotto il modello delle aree vaste, poi riconosciuto anche a livello europeo. Ma dal 2010 in poi, con il trasferimento del controllo della spesa al Ministero dell’Economia, la politica sanitaria italiana è stata di fatto svuotata. È da lì che è cominciato il vero definanziamento della sanità pubblica.”
Rossi ha ricordato come “la Toscana abbia reagito bene durante la pandemia proprio grazie agli investimenti fatti negli anni precedenti”, ma ha ammonito sul rischio di “un sistema che, senza risorse e specializzazioni mediche, rischia di collassare”. “È tempo di una scelta politica chiara – ha concluso –: tornare a finanziare la salute come priorità nazionale, perché non c’è crescita economica né giustizia sociale senza una sanità pubblica forte.”
«Abbiamo ricevuto dai nostri parlamentari i dati dell’ottavo rapporto Gimbe sul Sistema Sanitario Nazionale: i numeri parlano chiaro, da qui al 2018 mancheranno 13 miliardi e a causa dei tagli dello Stato le Regioni saranno costrette a ridurre i servizi. Per la Toscana, in particolare, l’allarme è sui medici di famiglia: la nostra Regione è fatta di tanti piccoli borghi e paesini che sono bellissimi ma che non sono attrattivi per i medici di medicina generale. Non racconto nulla di nuovo ai toscani che vivono a Figline Valdarno, Firenzuola, Marradi o Vicchio, dove poter scegliere il medico di famiglia è un privilegio. Però chi abita nei piccoli paesi paga le tasse come chi abita a Firenze e ha diritto ad essere assistito bene e sul territorio.
È un problema che non possiamo più ignorare: il rapporto Gimbe ce lo indica come il più urgente. Le soluzioni ci sono e quando saremo al Governo della Regione le porteremo sui tavoli della discussione: la medicina generale deve essere integrata nella medicina territoriale. La Regione deve investire nelle Case della Salute che vanno terminate, laddove i lavori messi in campo grazie al Pnrr non sono stati ancora ultimati, e ripopolate, laddove sono state costruite ma sono ancora vuote per mancanza di personale. Lo Stato deve assumere nuovi medici. E la Scuola di Specializzazione deve essere aperta anche a chi ancora non esercita per permettere di ampliare più velocemente la platea dei medici di famiglia: saranno poi gli stessi medici a decidere, una volta terminata la specializzazione, se rimanere nel vecchio sistema a partita iva o farsi assumere in una Casa della Salute.
Le soluzioni spendibili sono diverse e possono essere messe in atto solo con il dialogo fra le istituzioni. Quello che è chiaro è che non possiamo più aspettare: la Toscana invecchia e la mancanza dei medici di famiglia diventerà un problema sempre più importante, anche perché sono proprio gli anziani ad avere più bisogno di essere seguiti per le patologie croniche e sono soprattutto loro che abitano i paesi delle zone periferiche, che sono vaste ma con una bassa densità di popolazione. Scommettendo sulla sanità territoriale e sulle Case della Salute garantiremo ai toscani presidi sanitari di qualità, sul territorio e attrezzati per offrire risposte tempestive e, contestualmente, potremo alleggerire la pressione sui Pronto Soccorso» dichiara Irene Galletti, coordinatrice regionale del Movimento 5 Stelle e candidata capolista nella circoscrizione di Pisa.