Moda: filiere a rischio estinzione senza riapertura programmata dopo il 14 aprile

Redazione Nove da Firenze

FIRENZE, 7 aprile ’20– La pandemia non è solo sanitaria, ma rischia di avere effetti economici e sociali letali.

Programmiamo già da adesso, la riapertura graduata, in totale sicurezza, di tutta la nostra filiera. Non possiamo permetterci un ulteriore stop anche dopo il 14 aprile. Lo chiedono le imprese della sezione Moda di Confindustria Firenze, messe a dura prova dal fermo totale della produzione a seguito del DCPM del 22 marzo scorso.

“Molte aziende hanno già ordini in casa per i prossimi 2 o 3 mesi – spiega David Rulli, presidente della sezione Moda di Confindustria Firenze -. Ordini su cui, grava pesantemente la possibile richiesta di annullamenti, causata della stagionalità dei prodotti. Per la filiera, soprattutto per le piccole e medie imprese, sarebbe un colpo mortale, perché gli annullamenti andrebbero a sommarsi ad una perdita di fatturato, ad essere ottimisti, già ad oggi stimata intorno 40%. Un danno economico, cui difficilmente molte riuscirebbero a sopravvivere. Non vogliamo fare business, ma tutelare posti di lavoro”.

La sezione moda di Confindustria Firenze fotografa al situazione attuale: la totalità delle imprese della filiera della pelletteria e calzature sono chiuse. A fare eccezione, sono solo quelle rarissime aziende, che hanno potuto riconvertire la propria produzione in mascherine e camici e su cui tuttavia, gravano i medesimi problemi economici delle altre, non potendo mantenere i costi aziendali, con la sola produzione dei dispositivi di protezione individuali. Per questo, la sezione moda di Confindustria Firenze chiede una riapertura, anche progressiva delle imprese dopo il prossimo 14 aprile. Tornare a produrre, in totale rispetto delle norme di tutela e sicurezza dei lavoratori.

“La tutela della salute dei nostri dipendenti, dei collaboratori e degli stessi imprenditori viene prima di tutto – spiega ancora David Rulli, presidente della sezione moda di Confindustria Firenze -, ma sono loro i primi a chiederci di riaprire, perché si rendono conto dei problemi ai quali stiamo andando incontro. Se lo stop delle nostre imprese proseguirà a lungo, rischiamo di perdere quel capitale di competenze e conoscenze, vero patrimonio delle nostre imprese, che ha reso il nostro polo della pelletteria fiorentina e le aziende della moda in generale incontrastate eccellenze e bandiere del made in Italy nel mondo”.

Ad essere in pericolo sono tutte le imprese della filiera, ma l’allarme si fa ancora più forte per quelle piccole e medie aziende, cui, già oggi, risulta gravoso, se non impossibile, coprire quella parte di retribuzione dei propri dipendenti non coperta dalla CIG. Il perdurare della chiusura, dopo il prossimo 14 aprile, renderebbe la situazione economica difficilmente sostenibile, proprio per le piccole e medie imprese che sono la struttura portante della filiera.

“In tempi felici, abbiamo sempre giocato in squadra con istituzioni e territorio. Oggi, più che mai, dobbiamo continuare a lavorare insieme – conclude David Rulli –, perché i costi della ripresa saranno importanti e per sostenerli abbiamo bisogno anche della loro collaborazione. Non chiediamo aiuti, ma la possibilità di ripartire e credito agevolato che ci supporti in questo complesso presente storico e dopo gli annunci del presidente del Consiglio Giuseppe Conte di ieri sera, attendiamo oggi di leggere il testo del Decreto per comprendere bene il reale supporto che potrà arrivare a beneficio delle nostre imprese".

Occorre salvaguardare dall'estinzione le 26 mila imprese del commercio e dei servizi della provincia di Pisa e per fare questo è necessario procedere risolutamente alla cancellazione definitiva di tasse e imposte comunali per l'intero 2020. E' questa la sintesi di una lettera che Confcommercio Provincia di Pisa ha inviato in queste ore a tutti e 37 i sindaci della provincia, da Vecchiano a Volterra, Da Pisa a Pontedera, da Calci a Pomarance. “Gli imprenditori piccoli e grandi, di tutti i settori, in settimane da incubo, stanno facendo la propria parte con responsabilità, dedizione e spirito di sacrificio.

Le 26 mila imprese del commercio, turismo, servizi, professioni, stanno vivendo sulla propria pelle, su quella dei loro dipendenti e famiglie, la paralisi totale delle attività e l'azzeramento dei fatturati. Soldi che purtroppo non saranno mai più recuperati, in quella che si configura come la crisi più drammatica, per le conseguenze sanitarie ed economiche, dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. In questo scenario distopico, riconosciamo la bontà del lavoro che le amministrazioni comunali stanno svolgendo con straordinario impegno a fronte delle tante emergenze sanitarie, sociali, economiche, e se abbiamo pubblicamente apprezzato la decisione di sospendere e rinviare di qualche mese le tasse di competenza comunale, tuttavia la gravità della situazione impone scelte immediate, radicali ed estreme, proprio a partire dai territori" scrive rivolta ai sindaci l'associazione di via Chiassatello.

“Ci rivolgiamo a loro come ai naturali alleati in questa battaglia contro il Covid-19” - dichiara il direttore Federico Pieragnoli: “L'economia è ferma ancora per chissà quante settimane, e noi sappiamo che ogni giorno di lockdown in più significa un tot di aziende e negozi che non riapriranno mai più la saracinesca. Sospensioni e rinvii servono soltanto a prolungare l'agonia prima della fine certa: perché senza incassi per mesi, dove troveranno i soldi per tasse, mutui, adempimenti, bollette di oggi che si sommeranno inevitabilmente a quelle che verranno in seguito? E allora, non ci sono alternative alla cancellazione definitiva di tasse e imposte comunali per l'intero 2020.

Un segnale forte che parte dai territori a rivalersi su Governo e Regione, che dovranno obbligatoriamente fare la loro parte”. “Con gli annunci non si tirano avanti imprese e occupazione” – conclude Pieragnoli - “e considerando che è ampiamente dimostrato che la riduzione di negozi e attività commerciali produce forte disagio sociale nelle comunità locali, con riflessi socio-politici, sarebbe irresponsabile non intervenire” - conclude Pieragnoli.