Ex Teatro Comunale: la lista civica valuta esposto all'Unesco
Un cubo bianconero troneggia ben visibile sul tetto dell'ex teatro comunale.
"Quel brutto blocco nero, che non è spuntato a caso ma è l'esito di una trasformazione urbanistica sulla quale l'amministrazione avrebbe dovuto vigilare e fare eccezioni, rappresenta una ferita aperta e sanguinante nel tessuto urbano. Preoccupa la cedevolezza agli interessi privati, preoccupa molto che nessuno abbia sollevato dubbi o fatto rilievi quantomai opportuni, al netto della correttezza sul piano formale e burocratico. Alla luce di tutto ciò, la nostra lista civica sta valutando di presentare un esposto all'Unesco a Parigi, coinvolgendo tutte le personalità che provano orrore per questa trasformazione. Ci sono città – è il caso di Dresda, la Firenze del Nord – che hanno perso la designazione come patrimonio mondiale Unesco per colpa di una singola costruzione nuova" interviene Eike Schmidt, consigliere comunale e capogruppo e già direttore degli Uffizi.
"Tutti si stracciano le vesti e gridano allo scandalo, all'ennesimo colpo al cuore dell'identità storica ed architettonica di Firenze. La prima riflessione infatti è proprio questa: dove erano tutti e cosa guardavano quando, pochi per la verità, denunciavano la cattiva qualità del progetto di rigenerazione dell'ex teatro (già messo in vendita nel 2000) sia dal punto di vista dell'estetica architettonica che per le destinazioni urbanistiche e di funzioni? Ma soprattutto come è stato possibile che sia stato autorizzato da Regione, Comune, Commissione Paesaggistica e dalla Soprintendenza? Sarebbe assai interessante infatti leggere le note e i verbali di approvazione delle riunioni di queste istituzioni.E così è passato questo altro capolavoro di cattiva modernizzazione della città: si demolisce uno storico teatro (del 1862) più che dignitoso e funzionale e al suo posto si realizzano due bruttissime opere, quella rigenerativa di cui si tratta e anche il nuovo Teatro del Maggio alle Cascine che si stenta a considerare come opera architettonica.
Due al posto di uno. La città cambia, è inevitabile, ma da certi progetti ci guadagnano di più la città o i proprietari?" dichiara Alberto Di Cintio, coordinatore della delegazione toscana della Fondazione Italiana Bioarchitettura.
“Vorrei dire, vorrei parlare, ma non posso”. Suona un po’ così il velato - a tratti pietoso - melodramma a tema ex teatro comunale inscenato stamani dall’amministrazione Funaro. Rispetto alla impattante costruzione che si staglia in Corso Italia, infatti, solo un timido commento è uscito dagli uffici di Palazzo Vecchio, una sorta di trinceramento dietro la presenza di pareri tecnici favorevoli (che fortuna, eufemisticamente parlando) che di fatto relega la politica ad un ruolo meramente marginale, quasi di passacarte. Insomma, l’opposto di quel che dovrebbe essere. Del resto, però, l’ipocrisia è l’omaggio che la verità rende all’errore.
Una classe politica che negli anni ha avallato la trasformazione e la svendita del centro storico ai grandi gruppi imprenditoriali e oggi, quasi come per redimersi, riversa tutta la propria fantomatica intransigenza contro il cosiddetto overturism nei confronti di piccoli proprietari come può avere la pretesa di esser ritenuta credibile? Ma soprattutto, in che modo può ritenersi risoluta? Inutile e maldestro, in sostanza, il tentativo di insabbiare la responsabilità delle conseguenze nefaste di scelte passate ma che sempre fanno capo alla medesima parte politica che ha amministrato la città. Funaro trovi il coraggio e dica quel che pensa realmente, senza paura di infastidire i suoi predecessori.
È un caso di memoria corta o faccia di bronzo? Noi un’idea ce l’abbiamo ed è abbastanza scontata. La verità è che oggi coloro i quali si presentano come “salvatori della patria”, quella patria hanno contribuito a distruggerla negli anni. È un po’ come se un insospettabilissimo compiesse un crimine e, dopo averlo compiuto, collaborasse alla risoluzione del caso, per sviare gli investigatori. Qui, però, non c’è da scomodare Sherlock Holmes, perché le prove sono evidenti, tanto più oggi” dichiarano il consigliere di Fratelli d'Italia Matteo Chelli con la capogruppo Angela Sirello.
“Davvero sorprendente che chi ancora lavora per il Ministero che esprime la Soprintendenza, che ha dato per ben tre volte parere positivo all’intervento sull’ex Teatro Comunale, si svegli oggi paventando un esposto all’Unesco. Avrebbe potuto, almeno negli anni in cui risiedeva a Boboli, suonare il campanello al suo vicino, la Soprintendenza, per esprimere il proprio disappunto. Il suo attacco di oggi tutto contro il Comune appare quindi non solo fuori tempo, ma strumentale e anche dai tratti grotteschi, dato il lavoro che il professor Schmidt ha fatto e fa.
Ciò detto, se si vuole aprire un dibattito su cosa sia bello e cosa sia brutto in città, lo si faccia, ma su questo caso ricordiamo che i vincoli sono stati tutti rispettati, compreso quello delle Rive dell'Arno. Ecco i passaggi fatti: via libera della Commissione del Paesaggio del Comune, che sottostà a parere obbligatorio e vincolante della Soprintendenza. Nel caso specifico dell’ex Teatro Comunale, trattandosi di Piano attuativo viene ulteriormente convocata una “Commissione Paesaggistica” che ha dentro Regione, Soprintendenza e Comune.
Questa commissione dà pareri che vengono riportati nel “Permesso a costruire”. Tale permesso a sua volta ritorna alla commissione del paesaggio comunale e quindi ancora alla sovrintendenza che ha (lo ricordiamo) parere obbligatorio e vincolante. Il vincolo delle Rive dell'Arno è il vincolo paesaggistico che ha portato a tutti questi passaggi di legge. Insomma, il fatto di essere un Piano Attuativo comporta tre passaggi “paesaggistici” a tutti i livelli, di cui uno addirittura regionale e tutti con esito positivo.
L’improvviso interesse del candidato sindaco Schmidt di oggi su questo intervento appare quindi incomprensibile... o forse comprensibilissimo” dichiarano il capogruppo Pd Luca Milani e i vice capigruppo Alessandra Innocenti e Cristiano Balli.
"Ci chiediamo come sia possibile che, in una città come Firenze, dove le tutele per il patrimonio artistico e culturale sono tra le più rigide d'Italia, sia stato possibile dare il via libera alla costruzione di una struttura come quella del roof top dell'ex teatro Comunale, nel cuore del centro storico. Si tratta di una ferita allo skyline della nostra città, ed è grave che tutto questo sia avvenuto con il consenso degli Enti pubblici che in teoria erano chiamati a vigilare" afferma il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella.
"La società che ha eseguito i lavori - rimarca Stella - ha dichiarato ai giornali che il progetto iniziale era approvato dal Comune di Firenze e dalla Soprintendenza e che l'intervento ha mantenuto elementi storici e valorizza la trasparenza e l'integrazione con lo spazio pubblico circostante, in continuo accordo con la Soprintendenza. L'autorizzazione paesaggistica è stata ottenuta a settembre 2020, mentre il permesso di costruire è arrivato ad aprile 2021. Dunque ci sono responsabilità pesanti. Chi paga per questo errore? Come si farà a ripristinare i volumi precedenti?".