Educazione musicale di base: in Toscana il sistema è in crisi

Redazione Nove da Firenze

Tutto è andato bene fino al 2015 quando Aisdm, Anbima, Feniarco, hanno ricevuto contributi regionali. Dal 2016 l’associazione italiana scuole di musica non riceverebbe più niente."Se l’educazione musicale di base è un interesse generale, perché in Toscana la devono pagare le famiglie di coloro che frequentano le scuole di musica? Da tre anni la Regione Toscana non finanzia i corsi di educazione musicale delle scuole toscane aderenti all’Associazione scuole di musica. L’anno scorso appena eletta presidente - spiega Ivana Ceccherini Presidente Aidsm - ho chiesto di conoscere il motivo di questa esclusione. La prima risposta è stata per mancanza di fondi. La domanda è stata riproposta successivamente chiedendo se c’erano motivi politici e e la risposta è stata no. Ad oggi la risposta che spieghi il motivo di questa esclusione ancora non è arrivata”.

I punti sono due: uno formativo e l’altro se l’educazione musicale sia una funzione di interesse pubblico oppure no.

"Le scuole di musica in Toscana, come del resto in tutta Italia, sopperiscono ad un bisogno di formazione nell’ambito musicale perché il gap tra la scuola pubblica ad indirizzo musicale e il conservatorio vede come strumento, alcuni licei musicali. Ovviamente quest’ultimi non sono in grado di rispondere a tutte le richieste. La formazione degli allievi è indispensabile perché non la fa nessun altro ed è pagata interamente dalle famiglie. A questo punto si tratta di capire se la formazione musicale di base deve essere svolta solo in un certo modo oppure se la formazione musicale di base ha un senso e svolge una funzione di interesse pubblico deve essere riconosciuta a tutti i livelli".

“Ho spedito lettere alla vicepresidente della Giunta regionale Monica Barni, all’assessore regionale all’istruzione alla formazione ed al lavoro Cristina Grieco, discusso del ruolo dell’associazione che oltre alla funzione di educazione e formazione svolge anche un ulteriore ruolo quello di assorbire almeno una buona parte dei docenti che escono dai conservatori, ma non ho avuto risposta” continua la presidente Ceccherini.

"I giovani professori di musica dove vanno dopo la fine del conservatorio se non ad esercitarsi nelle scuole di musica, quindi le scuole di musica hanno oltre che un’importanza dal punto di vista formativo ed educativo, una rilevanza anche come sbocco occupazionale. Un ulteriore passaggio lo possiamo fare mettendo in evidenza come l’associazione italiana delle scuole di musica da sempre cura la formazione e l'aggiornamento dei docenti in settori che non sempre sono coperti dai programmi di formazione del Ministero, come la propedeutica, l’inclusione sociale, la disabilità e l’aggiornamento sulle tecniche della didattica".

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