Caporalato in Toscana, e adesso troppi voucher sono 'inquietanti'

Redazione Nove da Firenze

In questi giorni la procura di Prato ha aperto un’inchiesta su episodi di caporalato in Chianti e a Figline.La piaga del caporalato richiama per la Regione Toscana anche "la vorticosa diffusione dei voucher per il pagamento dei lavoratori in edilizia e agricoltura".

Ricorda il presidente Rossi che "Pochi giorni fa l'Inps ha diffuso cifre inquietanti: dal 2008 ad oggi sono stati venduti 347 milioni di buoni, di cui 115 milioni nel solo 2015 e ben 70 milioni solo nei primi sei mesi del 2016. Lo scorso anno con questo sistema sono state retribuite 1 milione e 380 mila persone con un aumento di 800 mila unità. La massa dei precari pagati con i voucher è più che raddoppiata.

Il reddito medio dichiarato è di 500 euro all'anno".I buoni furono introdotti in Italia nel 2003 sul modello degli 'small jobs' (lavoretti di studenti e pensionati). Gradualmente coi ministri Sacconi, Fornero e con il jobs act sono stati estesi a tutti i tipi di attività non regolate dai contratti, compreso quello agricolo. "Nonostante l'enormità - sottolinea Rossi - si tratta a ben vedere solo della punta di un iceberg che resta sommerso e invisibile.

Questa piaga dimostra che il sistema piuttosto che evolvere verso il meglio, procede verso il basso e il minor costo, con evidenti danni per tutti".

 "L'inchiesta e gli arresti operati ieri dalla Procura di Prato sono l'occasione per fare il punto sulle azioni intraprese dalla Regione Toscana per contrastare il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori e per porre attenzione all'abnorme diffusione dei voucher lavoro" dice il presidente Enrico Rossi, che entra poi nel merito delle decisioni della giunta regionale.

"Come Regione, - prosegue Rossi - abbiamo deciso di escludere dai bandi per i contributi provenienti dai fondi FEASR e dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) tutti i soggetti condannati in via definitiva per sfruttamento del lavoro minorile, nero e sommerso. Ho chiesto inoltre ufficialmente a Bruxelles che questa condizione sia inserita nei regolamenti europei, dove ogni segmento dell'ecosistema è normato con rigide prescrizioni: dalla compatibilità ambientale al benessere animale, eccetto il rispetto dei diritti dei lavoratori e la tutela dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo".

Nelle prossime settimane la giunta regionale prevederà la sospensione dei pagamenti per chi ha carichi pendenti o ha ricevuto una condanna non ancora definitiva: "Con un nuovo atto di giunta subordineremo le liquidazioni dei fondi richiesti a una verifica delle pendenze giudiziarie da parte delle Procure e sospenderemo i contributi non solo ai beneficiari del FEASR e del PSR, ma anche a quelli degli altri fondi".

 “Non ci possiamo nascondere dietro ad un ‘qui da noi è diverso’. La criminalità non ha alcun riguardo per i confini territoriali e non si fa problemi ad infiltrarsi ovunque sia possibile” ha dichiarato l’on. Elisa Simoni, membro della Commissione Lavoro della Camera.

La prima cosa è riconoscere il problema: il Senato ha già approvato e la prossima settimana anche la Camera approverà una legge contro il caporalato” ha aggiunto. Lo sfruttamento dei braccianti italiani e stranieri è stato per anni ignorato, nonostante ci fossero voci dal nord al sud del paese di violenze sessuali contro lavoratrici straniere, orari e paghe inaccettabili, morti sul lavoro per colpa del caldo.Nel 2015 le ispezioni rispetto al 2014 sono aumentate del 60% e hanno consentito di individuare 6.153 lavoratori irregolari (di cui 35 minori, dei bambini) e 713 casi di caporalato. “In questo caso, alla commistione mafiosa, si aggiunge l’aspetto odioso di sfruttamento di richiedenti asilo, persone in fuga da guerre e devastazione, costretti a diventare schiavi in un circolo di povertà senza fine” ha commentato Simoni.

“Dobbiamo tutti, a partire dai proprietari delle aziende agricole, vigilare e mantenere l’attenzione alta. Il lavoro non può essere dato in sub-affitto a cooperative sospette, non possiamo semplicemente chiudere gli occhi perché conviene. La stragrande maggioranza degli imprenditori che faticano per produrre olio e vino di qualità lo fanno senza ricorre a questi mezzi e competono sui mercati nazionali e internazionali con successo. Loro sono i nostri agricoltori. Chi è costretto a sfruttare degli esseri umani per rimanere a galla non si merita di essere chiamato imprenditore.

Piuttosto: criminaleconclude l’on. Simoni.“L’inchiesta sul caporalato nel Chianti è la dimostrazione che la manodopera a basso costo arriva spesso dai centri di accoglienza profughi. Il rischio è che queste strutture si trasformino in dormitori per gli schiavi e le schiave delle nostre campagne o delle nostre fabbriche” le parole delle parlamentari toscane di Sinistra Italiana Marisa Nicchi e Alessia Petraglia, secondo le quali “è opportuno rafforzare i controlli nei centri da parte delle Prefetture, che spesso ignorano totalmente quello che avviene dentro le strutture che ospitano i migranti”. “Non possiamo assolutamente lasciare in balia del caso e dell’improvvisazione la gestione dei centri di accoglienza, dove spesso i richiedenti asilo escono la mattina e rientrano la sera, senza che nessuno sappia dove siano andati.

Queste strutture dovrebbero servire per l’accoglienza e l’integrazione, non per il reclutamento di manodopera irregolare. Il rischio è il fallimento totale del sistema della nostra accoglienza e della successiva integrazione”.

I sindaci del Chianti David Baroncelli e Massimiliano Pescini esprimono forte preoccupazione sulle vicende “Non è opportuno entrare nel merito della questione giudiziaria – dichiarano congiuntamente i sindaci di Tavarnelle Val di Pesa David Baroncelli e San Casciano Massimiliano Pescini - siamo in attesa degli esiti delle indagini e confidiamo nel lavoro che stanno svolgendo le parti inquirenti. Apprendiamo con forte preoccupazione questa notizia ed esprimiamo vicinanza ai lavoratori.

Ciò che avvertiamo è la necessità di una normativa nazionale più stringente su una materia complessa e delicata come questa ed un maggior controllo sulle ditte che appaltano le prestazioni. Da parte nostra riteniamo ulteriormente necessario che la Regione Toscana rilanci e affronti con urgenza queste criticità attraverso un tavolo con le parti sociali. Riteniamo il caporalato una forma di sfruttamento del lavoro inaccettabile e intollerabile soprattutto per un paese come il nostro che vuole fare dell'agricoltura una leva di sviluppo.

Ringraziamo le forze dell'ordine per il difficile lavoro che svolgono”.