​Bitcoin, in Sud Africa la truffa più grande: 2 fratelli fanno sparire miliardi di dollari in BTC

Redazione Nove da Firenze

La notizia, l'ultima di questo tipo, è trapelata da poco sui media nazionali sudafricani e quelli internazionali, ma ha fatto più che scalpore: due fratelli sudafricani sono "scappati" con più di 69.000 bitcoin.

Per mettere le cose in prospettiva, al momento della "fuga", questa cifra equivaleva a qualcosa come 3,6 miliardi di dollari.

I due fratelli sudafricani erano infatti a capo di un'importante piattaforma chiamata Africrypt, la quale è stata chiusa con un inganno in fretta e furia, prima di scappare col malloppo: una quantità spropositata di cripto depositate e scambiate nel loro exchange.

Se questi numeri possono far impressione ad alcuni, ad altri potrebbero non sembrare un gran che. Intorno a Bitcoin (BTC) circolano interessi milionari. Ed è anche per questo che sempre più persone stanno provando nuove metodologie di investimento in criptovalute (le tanto discusse nuove valute virtuali), anche con programmi come Bitcoin Evolution ad esempio.

A prescindere da tutto ciò, qual è stata la dinamica che ha portato molti a definire il misfatto come la più grande truffa in criptovalute della storia?

La dinamica degli avvenimenti

Secondo le notizie più recenti, le prime avvisaglie di quanto sarebbe avvenuto si hanno avute nell'aprile di quest'anno, quando uno dei due fratelli, il giovanissimo diciassettenne Ameer Cajee avrebbe cominciato a informare i suoi clienti di essere stati vittima di un attacco informatico.

Ma è qui che le cose si fanno realmente sospette: i due comunicano ai propri clienti di essere stati hackerati ma di non rivolgersi alle autorità, arrivando a supplicarli, per evitare rallentamenti o sequestri. Ovviamente, tutto ciò era una messa in scena per prendere tempo, così che i fratelli potessero trasferire in tutta comodità i bitcoin depositati dai clienti e trasferirli dai loro e-wallet a servizi appositi di scambio di cripto, allo scopo di confondere le acque.

Questi servizi detti "tumblers" servono a mescolare le criptovalute in modo tale da non poterne più riconoscere l’originaria tipologia né tanto meno il proprietario di partenza. Questo mix avviene solitamente inserendo le monete virtuali in un unico luogo detto pool (letteralmente: pozza), il quale poi una volta accumulato un certo numero di cripto le restituisce sotto forma di altre valute tutte diverse e provenienti da indirizzi elettronici non rintracciabili.

Le conseguenze

Ad oggi, chiunque avesse investito con la compagnia "AfriCrypt" si è visto recapitare una mail in cui si spiegava come la piattaforma stesse chiudendo a seguito del millantato hackeraggio di massa sul proprio sito. Come conseguenza della chiusura, tutti i conti e i wallet ivi presenti sono stati congelati.

Da allora, i due fratelli Ameer and Raees Caje si sono resi irreperibili.

Questa serie di eventi ha portato il reparto della polizia sudafricana dedicata ai crimini relativi alle frodi e agli evasori fiscali ad attivarsi, mentre la corte suprema di Gauteng ha iniziato un'ingiunzione di liquidazione verso i fratelli. Restano però le lacune legislative che sarebbero tenute a regolare questa tipologia di asset digitali, e che potrebbero portare come naturale conseguenza a un mancato risarcimento delle migliaia di vittime di questa enorme frode.